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di Donatella Porzi

Pochi giorni fa, sulle colonne di questa rivista online, la Direttrice Gabriella Mecucci ha pubblicato un’analisi attenta e stimolante in cui si interrogava sul futuro del riformismo in Umbria. In realtà il dibattito ha anche una dimensione nazionale, la riflessione nel campo del centro sinistra sulla necessità di riorganizzare una gamba moderata di riformisti che possa completare ed arricchire lo schieramento è sotto gli occhi di tutti. Tornando alla sollecitazione della dott.ssa Mecucci l’interrogativo  merita una riflessione profonda, soprattutto in relazione all’azione di governo intrapresa dalla giunta regionale in questo primo anno di mandato.

Il professor Bracalente, con la consueta competenza, ha analizzato i dati delle elezioni regionali in Umbria, evidenziando due elementi cruciali: l’astensionismo e il repentino cambio di orientamento nel voto.

Il primo aspetto, l’astensionismo, dovrebbe preoccupare profondamente chi fa politica. La crescente disaffezione dei cittadini al voto non è solo un fenomeno che riguarda l’Umbria, ma è un segnale preoccupante a livello nazionale, sintomo di una crisi della rappresentanza e della fiducia nelle istituzioni.

Il secondo dato interessante è il cambiamento di orientamento nel voto, la facilità con cui il voto si  sposta da un campo all’altro. Le 18.000 preferenze con cui il centrosinistra ha vinto le elezioni nel novembre 2024 provengono in larga parte dalle liste civiche, che, pur avendo inciso sui risultati, non sono riuscite a trovare rappresentanza in Consiglio regionale. Un dato che merita una riflessione approfondita.

Quando si è trattato di preparare le liste della coalizione, ho sostenuto con forza la necessità di un raggruppamento unitario dell’area riformista. Una sola lista, capace di rappresentare le diverse esperienze, competenze e risorse fresche della nostra regione. Una lista riformista che potesse unire le forze e proporsi con ambizione per raggiungere una rappresentanza significativa, puntando alle due cifre.

Purtroppo, in quella fase compulsiva  di preparazione e di avvicinamento alle elezioni, ha prevalso un approccio diverso: da un lato, la voglia di distinguersi con progetti propri; dall’altro, l’errata convinzione che un maggior numero di liste corrispondesse automaticamente alla raccolta di maggior consenso. Questo ha portato alla frammentazione del campo riformista, mentre la legge elettorale, che premia i partiti più grandi nelle due coalizioni, ha favorito il consolidamento dei soggetti più forti, a discapito della pluralità di voci.

Essere riformisti significa essere moderati nei modi, ma forti e determinati nell’agire. Significa essere capaci anche di riformare se stessi, se si è in grado di leggere i tempi e  i cambiamenti, ai ritmi di una società moderna e veloce che rischia di sfuggire al controllo di una  politica ripiegata su stessa, spesso  non in grado di anticipare i processi invece che rincorrerli faticosamente. La politica regionale, come quella nazionale, richiede scelte coraggiose, decise e senza indugi. I tempi che stiamo vivendo, anche in una piccola regione come l’Umbria, impongono decisioni importanti in ambiti nevralgici per la nostra comunità, decisioni che non possono più essere posticipate: sanità, infrastrutture, trasporti, rifiuti…

Le sfide che ci attendono – in campo economico, sociale e ambientale – sono troppo urgenti per continuare a rimandare. Un riformismo coeso, può dare un buon contributo ad unire le diverse esperienze e competenze, può fornire risposte concrete e realizzabili, in grado di affrontare questi temi con il pragmatismo che ha sempre contraddistinto la nostra tradizione.

In sintesi, la frammentazione del campo riformista  la mancanza di una visione condivisa hanno da una parte indebolito l’efficacia politica del nostro blocco, dall’altra favorito lo spostamento verso le forze moderate del centro destra. Per recuperare questa coesione e dare risposte concrete alle esigenze dei cittadini umbri, sarà necessario un rinnovamento profondo. Il riformismo non deve solo rispondere alle urgenze di oggi, ma anche costruire le basi per un futuro solido e prospero per tutta la regione.

L’unità del campo riformista, la valorizzazione delle competenze e l’ambizione di progettare insieme un’Umbria migliore sono la chiave per rimettere in moto la politica e rispondere ai reali bisogni della nostra comunità, e può rappresentare un antidoto al fenomeno dell’astensionismo consapevole e ragionato, a tratti sofferto, come può provare a mettere un argine rispetto al crescente spostamento del mondo “moderato” verso le forze di cdx.