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di Gabriella Mecucci

E’ il momento dell’Umbria con il suo Medioevo profondo dal quale si irradia una parte fondante della cultura europea. Nella riapertura della Basilica di San Benedetto, a partire dal 30 di ottobre, non c’è solo la restituzione di una magnifica architettura ma molto di più. Il grosso dei fondi per restaurarla dopo il terremoto del 2016 – 12milioni di euro –  sono stati messi a disposizione dalla Regione, ma provengono dall’Europa. Un dono continentale dopo i tanti ricevuti dai Benedettini. Nessuno più di loro ha bonificato terre e menti. Sono loro – gli amanuensi – che hanno copiato e tramandato la grande cultura classica, la base della nostra. L’ora et labora – come scrisse Paolo IV – ha portato poi “il progresso cristiano dal Mediterraneo alla Scandinavia, dall’Irlanda alla Polonia”. Furono grandi agricoltori, dissodarono terre insalubri e le resero produttive. La “costola” circestense fu dedita alla scoperta e all’uso delle tecnologie. Norcia è custode quindi di una memoria dal valore inestimabile.

I Benedettini ci hanno lasciato meraviglie sparse un po’ dappertutto: dalla Basilica d Westmister nel Regno Unito, a quel miracolo di bellezza che è Mont Saint Michael in Francia, dove costruirono anche l’Abbazia di Cluny e quella di Port Royal, purtroppo andata distrutta, ma che fu uno dei centri più importanti del misticismo cristiano. E potremmo andare avanti all’infinito passando per la Germania e per il Portogallo. Per approdare in Italia dove a partire da Montecassino c’è una lunga teoria dei loro straordinari monasteri, veri e propri centri di civiltà. E questo faro di luce si è irradiato nel quinto secolo da Norcia. La Basilica che oggi viene riconsegnata alla collettività, restaurata usando le vecchie pietre cadute per il sisma, nacque là dove c’era la casa natale di Benedetto. E da lì è partito, grazie alla Regola, un movimento che a ragione può essere considerato fra i fondatori dell’Europa.

La riapertura della Basilica ha quindi un potente valore non solo religioso ma anche culturale e politico. Nella cittadina umbra, troppo spesso massacrata dal terremoto, è custodita la nascita di un pensiero e di un’azione che ha conquistato pacificamente il Continente. Ed è altamente simbolico che questa splendida chiesa del tredicesimo secolo risorga proprio in un momento in cui l’Europa sta vivendo una crisi profonda.

E pensare che in una prima fase del dibattito sullo statuto dell’Umbria c’è stato chi non voleva mettere Francesco e Benedetto fra le radici culturali della regione, atteggiamento peraltro che si legava a quello che non voleva citare le radici cristiane dell’Europa. A questo ha portato un malinteso senso della laicità dello Stato.

La Basilica di Norcia rinasce a nove anni dal terremoto e a quattro dall’inizio dei lavori di restauro. Ancora la sua deliziosa piazza non è stata rimessa tutta a posto. Ma se per costruire bisogna essere comunità, la grande folla che ha assistito alla riapertura è il segno che gli abitanti sanno resistere e rilanciare. Una volontà che sfida le catastrofi e alla quale le istituzioni devono rispondere con un intervento rapido, in grado di togliere tutte le transenne ancora purtroppo presenti a Norcia.