Salta al contenuto principale

di Fabio Maria Ciuffini
Foto ©Gage Skidmore/Wikicommons

pastedGraphic.png

L’America è uno strano paese.

Trump – anzi, meglio: King Trump come ormai un intero movimento negli USA sta denunciando – sta demolendo un’ala della Casa Bianca – la East Wing – per costruirci sopra una sua invenzione architettonica in stile imperial kitsch.

Una sala da ballo da 250 milioni di dollari, qualcuno dice 300, con colonne corinzie, lampadari d’oro e cristallo. 

Eccone un’immagine riportata dalla BBC.

pastedGraphic_1.png

Gli inglesi che di monarchie se ne intendono e diffidano delle imitazioni, giudicano il progetto con tono critico, certamente non entusiasta. Rischi di immagine, di trasparenza finanziaria e  di impatto sul valore storico/architettonico della White House.

E il The Guardian autorevole giornale inglese mostra poi con una sagoma gialla l’estensione del progetto.

pastedGraphic_2.png

Ad occhio, se la mappa è esatta, il mostro raddoppierebbe sia le superfici che le cubature della Casa Bianca – anche se i media americani parlano di solo il 90% – e la vicenda assume i contorni del sogno di ogni palazzinaro: raddoppiare abusivamente le cubature  senza essere passati per noiose trafile burocratiche.  Infatti non sembra che tutti i permessi e le formalità federali tradizionali siano stati completamente acquisiti prima dell’inizio dei lavori. Lo sostiene ad es. la National Capital Planning Commission (NCPC), che monitora i progetti federali a Washington. Inoltre essendo stata la East Wing costruita nel 1902 e solo ampliata nel 1942 da Franklin Delano Roosevelt per aggiungere un rifugio sotterraneo allo scoppio della guerra, essa ha tutti i caratteri di un edificio storico. Eppure sembra che la National Historic Preservation Act of 1966, che impone alle agenzie federali di valutare l’impatto di ogni progetto su proprietà storiche, aprendo la procedura a osservazioni pubbliche e organismi di tutela non sia stata neppure consultata.

pastedGraphic_3.png

La East Wing prima della demolizione

pastedGraphic_4.png

Sì, l’America, almeno questa di Trump, è proprio uno strano paese. Ve la immaginate Giorgia Meloni che ristruttura Palazzo Chigi a sua discrezione? Sia chiaro: penso di lei tutto il male possibile, ma non questo. Anche perché, soltanto se lo pensasse, la bloccherebbero la Soprintendenza, il Comune di Roma, la Corte dei Conti, magari i Vigili Urbani. 

Persino Berlusconi, che per molti tratti fu un antesignano di Trump, non andò oltre il rifacimento dell’arredo di Palazzo Chigi ma – secondo una testata italiana dell’epoca – pare che la Soprintendenza gli avesse bloccato l’inserimento di un letto a baldacchino di Napoleone acquistato allo scopo. Ma è bene ricordare che Palazzo Chigi smentì. 

E per quanto riguarda Trump c’è una lettura capziosa della normativa secondo cui Trump avrebbe il potere di demolire la East Wing, ma non quello di costruire a nuovo. Staremo a vedere. Il Washington Post titola: qualcuno può impedire a Trump di demolire l’ala est? E su You Tube ITV News  presenta un video della demolizione in corso e intitola pastedGraphic_5.png

Lacrime e rabbia mentre Trump demolisce una parte della Casa Bianca”. Pare ci sia però un contenzioso legale in corso: alcuni enti stanno preparando o hanno già presentato ricorsi per far sospendere i lavori per mancata revisione. E Chuck Shumer, leader della minoranza al Senato, denuncia lo sfregio. Che i Democratici in America stiano uscendo dallo strano torpore che pare li abbia colti?  

pastedGraphic_6.png

Si rincorrono voci su di una presunta affermazione del miliardario Trump secondo cui il progetto sarebbe stato realizzato a sue spese ed invece pare che lo sarà a spese di una serie di donatori. Grandi aziende tecnologiche e soprattutto aziende di Difesa. Fosse vero sarebbe anche peggio.

Ma King Trump può tutto. Ha perfino deciso di pavimentare d’oro lo Studio Ovale, in perfetto stile Trump – Imperiale. 

Un insulto alla tradizione americana, che da Jefferson in poi ha voluto la Casa Bianca come The People’s House: sobria, repubblicana, simbolo del potere che appartiene ai cittadini, non al monarca.

Mi sento però di dare un giudizio: il progetto della Ball-Room così come l’oro nella Oval Room, mi sembrano cose di un atroce cattivo gusto. E lo affermano anche molti media americani. Su The View, le conduttrici hanno definito la nuova sala da ballo «tacky, gaudy, nasty»,“volgare, pacchiana e di cattivo gusto in modo sgradevole.” Su Morning Joe, la trasformazione è stata bollata come «grottesca», un atto di «distruzione estetica e morale del simbolo più sacro della Repubblica».

Dunque dall’alto delle nostre modeste risorse finanziarie, noi cittadini comuni possiamo almeno sorridere: Trump può comprare l’oro, ma non lo stile. E dunque consoliamoci così, mentre la più grande Democrazia del mondo traballa …