di Ildo Nicoletti
Parliamo della sanità umbra. È stata storicamente considerata un’eccellenza, ma negli ultimi dieci anni ha mostrato segnali di rallentamento nelle proprie performance. La domanda è: cosa sta frenando una macchina che per anni è stata un modello? In questa analisi proviamo ad indagare a fondo, a capire le cause reali di questo rallentamento. Per prima cosa dobbiamo fare una diagnosi, proprio come farebbe un medico. Andiamo ad analizzare i sintomi, a cercare le crepe che stanno mettendo a dura prova le performance del sistema sanitario regionale.
Il punto è che non si tratta di un solo problema. È un mix di cause, quasi una tempesta perfetta. Pensiamoci: il sottofinanziamento, la carenza di personale, una richiesta di cure che non fa che aumentare, ma anche sistemi informatici che non si parlano e che creano un muro tra ospedali, assistenza sul territorio e pazienti. Mettete insieme tutto questo ed ecco che negli ultimi 10 anni gli ingranaggi hanno iniziato a bloccarsi. E allora, cosa fare quando un motore che sembrava ben oliato inizia a perdere colpi?
Chi deve decidere, si trova a un punto di svolta, un bivio bello e buono: rattoppare il vecchio sistema o tentare di sviluppare un modello virtuoso e costruire un sistema sanitario integrato, basato sulla continuità assistenziale, sull’efficienza dei percorsi e sulla personalizzazione delle cure? Per far questo è necessario un investimento in tecnologie ed una trasformazione digitale imponente, una scommessa che deciderà il futuro della salute di tutti noi.
Dopo una diagnosi serve una cura, no? La ricetta, in questo caso, è un progetto bello e ambizioso che è lo scheletro del nuovo piano regionale 2025-30. L’idea è costruire un sistema sanitario moderno e, soprattutto, pienamente integrato che faccia comunicare ospedali, strutture sanitarie del territorio e cittadini.
Qui c’è il cuore del discorso. La digitalizzazione è la leva principale. La tecnologia non è più un optional, un qualcosa in più. No, deve essere vista proprio come il motore, la leva che può sollevare l’intero sistema.
E come si fa? Questa trasformazione deve basarsi su tre pilastri fondamentali:
- Primo, il fascicolo sanitario elettronico (FSE 2.0), che non dovrà essere solo un archivio, ma uno strumento vivo, contenente tutti i dati sanitari di un paziente, consultabile da chi è autorizzato e capace di dialogare con altri sistemi.
- Secondo, è urgente e imprescindibile unificare e far dialogare finalmente tutti i sistemi informatici dentro la regione e rendere i dati interoperabili con una codifica condivisa a livello nazionale ed europeo.
- Terzo, si deve spingere sulla telemedicina per portare le cure più vicino alle persone.
Questi tre punti insieme dovranno essere l’architettura costitutiva del nuovo ecosistema digitale umbro.
Ora veniamo agli ostacoli. Il primo enorme è la sfida dei dati. Il problema non è averli, ma farli muovere, farli parlare tra loro e, ovviamente, tenerli al sicuro.
Qui c’è un cambio di mentalità enorme da compiere. Una volta la cura era l’atto del medico. Oggi, la qualità di quella cura dipende anche da quanto bene e velocemente circolano le informazioni. Un referto che arriva subito, un dato clinico disponibile nel momento giusto, può fare la differenza e questa non è un’esagerazione.
Ma siamo ancora distanti dal traguardo e per capirlo basta un numero, uno solo: meno del 5%. Cioè, meno del 5% dei pazienti in Umbria accede al proprio fascicolo sanitario elettronico. È come avere una Ferrari in garage e non avere le chiavi per accenderla, uno strumento potentissimo, praticamente inutilizzato dalla stragrande maggioranza della popolazione.
E non è finita qui, c’è un’altra barriera, questa volta legata alle regole, al GDPR il Regolamento per la protezione dei dati personali. Meno del 30% delle persone ha dato il consenso necessario per far confluire i propri dati clinici nel fascicolo. Senza quel sì, il sistema è bloccato in partenza.
Quindi abbiamo da una parte, la visione di dati che parlano tra loro, una storia clinica completa, tutto a portata di click. Dall’altra, la realtà di oggi: un caos di documenti sparsi, accessi limitati, informazioni a pezzi. C’è un abisso tra le due cose.
Superato, si fa per dire, lo scoglio dei dati, arriviamo al secondo problema: le fondamenta. Parliamo proprio delle basi fisiche, cavi, connessioni, la rete, l’infrastruttura.
Diciamolo chiaramente, la banda larga non è un lusso. Non è un optional tecnologico, ma è la condizione necessaria per avere cure efficaci e sicure. Senza una connessione stabile e veloce, tutta la sanità digitale è solo una bella idea sulla carta. Purtroppo, in molte aree dell’Umbria, specialmente nei piccoli centri, questo è ancora un problema enorme, un ostacolo molto concreto.
Insomma, la direzione che sta prendendo il nuovo Piano Sanitario Regionale sembra quella giusta, ma la meta è ancora lontana, c’è parecchia strada da fare per colmare il divario.
Forse, però, l’ostacolo più grande non è il software né l’hardware, ma è la governance, la gestione. Per anni, ogni pezzo del sistema ha ragionato per sé, creando dei veri e propri silos non comunicanti di dati e potere. Ora, l’idea di affidare la gestione dei dati clinici, la loro circolazione e la loro sicurezza a un ente unico come Punto Zero Scarl è un passo avanti enorme. Ma non basta la tecnologia: serve una visione clinica condivisa, una vera cultura del dato e, soprattutto, bisogna convincere le persone, superare le resistenze al cambiamento.
Quindi, ricapitolando, quali sono gli ingredienti per far funzionare questa ricetta?
- Uno, reti veloci e che non cadano ogni 2 minuti.
- Due, sistemi che finalmente si parlano, che siano interoperabili sul serio.
- Tre, una governance unica e forte.
- Quattro, una cultura che capisca e diffonda il valore dei dati.
- Cinque, forse il più importante, investire continuamente sulle persone, sulle loro competenze e sulla formazione. La digitalizzazione va infatti coniugata con una trasformazione organizzativa, poiché la tecnologia ha valore solo se cambia i processi. Sarà essenziale la costruzione di percorsi multidisciplinari, l’uso ordinario della telemedicina ed il superamento di alcuni standard organizzativi consolidati. Il coinvolgimento degli operatori medici, paramedici ed amministrativi sarà essenziale per il cambiamento.
E così arriviamo alla fine con una domanda che resta aperta, una domanda cruciale: la promessa digitale diventerà realtà per i cittadini umbri? L’Umbria ha un piano che disegna una sanità connessa e moderna. Ma la vera sfida adesso è e sarà trasformare questa promessa in una realtà di tutti i giorni, capace di garantire a ogni cittadino una cura più sicura, coordinata e vicina.
Bibliografia essenziale
- Regione Umbria, ‘L’evoluzione dal Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0 all’Ecosistema Dati Sanitari’, giugno 2025.
- C.R.E.A. Sanità, ‘Performance Regionali 2025 – Livelli di tutela della salute’.
- Regione Umbria, ‘Relazione DIG-DEA Umbria’, giugno 2024.
- Punto Zero Scarl, Atti e determinazioni su unificazione sistemi RIS-PACS e SIT, 2023–2024.
- Ministero della Salute – PNRR Missione 6: Sanità digitale e territoriale, aggiornamento 2025.



