di Gabriella Mecucci e Giampiero Rasimelli
Foto ©Fabrizio Troccoli
Simona Meloni è il consigliere regionale eletta nella zona del Trasimeno ed è anche l’assessore che ha nelle sue mani alcune delle deleghe più importanti riguardanti l’economia umbra. La nostra conversazione dunque non può che avere al centro tutto questi temi.
La situazione economica dell’Umbria non è florida: i dati parlano di una tendenza verso la meridionalizzazione. Perché questa difficoltà che ormai dura da anni?
“Sì, almeno da dieci anni. Le ragioni sono molteplici. Certamente la regione risente, forse più di altre, di una situazione tutt’altro che rosea riguardante l’Italia e anche l’Europa. A questo si sono aggiunte le difficoltà locali di natura sia socioculturale che più direttamente economiche, per non dire delle questioni infrastrutturali. Poi c’è stato il Covid che ha menato una vera e propria mazzata: molti settori hanno subito pesanti battute d’arresto. Chi era già fragile è stato costretto nel peggiore dei casi a chiudere e comunque ha visto ridurre le proprie capacità produttive. Questo duro colpo è arrivato su imprese medio piccole di natura familiare che si sono trovate a competere con giganti imprenditoriali scontando molte difficoltà. Dopo il Covid è arrivata la guerra in Ucraina. Basti pensare a quello che ha significato in termini di aumento dei costi dell’energia. In questa situazione un soccorso decisivo sarebbe dovuto arrivare dal Pnrr”.
Appunto, lei ha fra le tante anche la delega in questo campo. A che punto siete? Come procede la realizzazione dei progetti?
“Il Pnrr avrebbe dovuto essere una sorta di piano Marshall dei nostri giorni, ma così non è stato. L’Umbria non si trova nella fascia bassa di completamento: siamo intorno al 50-55 per cento di realizzazioni già concluse”.
Comunque c’è un ritardo.. Ce la faremo a portare a termine tutti i progetti?
Le percentuali che le ho fornito sono riferite all’inizio del 2025. Quindi ci sono da conteggiare ancora parecchi mesi e altrettanti ne abbiamo a disposizione. Molti progetti verranno sicuramente completati. Ma la mia preoccupazione non è tanto riferita alla quantità ma alla qualità delle scelte fatte. MI domando: il mega investimento del Pnrr, che in Umbria è prossimo ai tre miliardi, ne cambierà davvero il volto?
Già, lo cambierà? E, se sì, in che modo?
In nessun modo. Innanzitutto in Italia in quattro anni: dal 2022 al 2026 non si riesce a portare a termine interventi importanti, progetti in grado di cambiare il volto di una regione. Forse esistono paesi dove questo è possibile, da noi no. Il funzionamento degli apparati, le difficoltà burocratiche lo rendono proibitivo. E’ successo col ponte di Genova, ma in quel caso venne fatta una legge speciale che velocizzava e sburocratizzava tutto. Bisognava accompagnare il Pnrr con un grande piano di semplificazione. O non fissare un tempo di realizzazione di soli 4 anni: troppo poco. Facciamo l’esempio della missione 6 che arriverà a compimento
Di cosa si tratta?
Parliamo della medicina del territorio che, se realizzata pienamente, potrebbe cambiare davvero la qualità della vita. In Umbria sono previste 23 case di comunità, noi alla fine del 2024 ne abbiamo trovate realizzate solamente 5. Ce n’erano 17 (?) da fare. Questa struttura dovrebbe decongestionare i Pronto Soccorso, fornire assistenza 24 ore su 24, dare la possibilità di fare un’ecografia domiciliare e avere al suo interno… medici di medicina generale in grado di rispondere alla prima domanda . Entro il 2026 tutto questo lavoro deve essere concluso. In alcuni casi entro il 31 marzo, in altri entro il 30 giugno.
E ce la farete?
Siamo sulla strada giusta. Credo che ce la faremo grazie ad un monitoraggio continuo che ha controllato e sta controllando l’efficienza nel fare. Questa è stata una buona idea.
E le altre missioni a che punto sono?
Il problema, lo ripeto, non è solo portarle a termine. Spesso mi domando: la realizzazione di queste missioni cambierà l’Umbria? I cittadini avvertiranno davvero che è mutato qualcosa di importante? Faccio un esempio: la FCU. Dico subito che è un’opera vecchia, che collega solo un pezzo di territorio e che non rende il trasporto significativamente più veloce. Ritengo che molte scelte del Pnrr siano state sbagliate, che non si sia finanziato nulla di nuovo. Sono molto critica poi sull’intera politica dei trasporti
Perché?
Quello che serve all’Umbria è portare servizi nelle aree interne che sono circa il 30 per cento del nostro territorio. Per non farle spopolare devono avere sanità, istruzione e trasporti. Nelle città poi non servono i grandi pulman. A Perugia spesso sono vuoti. Chi prenderà il metrobus? Quanto costerà di manutenzione? Non sarebbe stato meglio creare le condizioni di una mobilità di comunità? Nella sostanza dò un giudizio severo sulle scelte fatte in ambito Pnrr dalla precedente amministrazione regionale. Un’occasione storica mal progettata.
Lei è critica anche verso l’eccesso di impianti per l’energia rinnovabile..
Io sono per le rinnovabili, ma non si può snaturare il paesaggio umbro. Dunque, nessuna esagerazione: le caratteristiche della regione vanno preservate e custodite. Non si può riempirla di pannelli solari e di pale eoliche che poi vedo spesso arrugginite e che a poco sono servite. Mi domando: come smaltiremo quei materiali?
Da queste dolenti note, passiamo ad un comparto che funziona: il turismo. Su questo la passata amministrazione si è mossa bene. E il settore tira.
Le fornisco qualche dato. Ancora non abbiamo i definitivi del 2025, ma posso dire che dovremmo raggiungere gli otto milioni di presenze. Per il momento i numeri certi riguardano i primi dieci mesi. Siamo ad un più 17 per cento per gli stranieri con 7milioni (in testa americani e tedeschi con la sorpresa del terzo posto della Polonia) e un più 5,1 di italiani provenienti in primis da Roma, Milano e Napoli. Ho sempre riconosciuto che Paola Agabiti ha governato bene il settore e, oltre a far crescere i visitatori, ha anche presentato l’offerta sotto un brand unico. Per quanto mi riguarda sto spingendo molto sul connubio fra turismo e agricoltura
Cosa vuol dire?
La componente enogastronomica tira molto. E’ importante creare un consorzio unico di tutela per l’olio. Abbiamo eccellenti produzioni, ma mentre la Toscana ha un marchio unico, non esiste invece un olio umbro. Questo sfavorisce un posizionamento migliore del nostro prodotto. Il vino ha subito un colpo e non solo a causa dei dazi. Già da prima, col decreto sicurezza e con la diffusione del messaggio del mondo salutista, i consumi erano calati. Stesso discorso vale per la carne che di recente però ha segnato una leggera inversione della tendenza. Anche per questi prodotti un brand unico avrebbe un ruolo positivo.
Quali sono le altre ragioni alla base della crescita del turismo?
Ce ne sono molte. Alcune sono note da tempo. Di recente, oltre all’enogastronomia, va bene il turismo sportivo e quello dei cammini. Questi ultimi si introducono alla perfezione nei centenari francescani alla scoperta dell’Umbria spirituale. La regione la scopri al meglio camminando e pedalando. Su questo terreno faremo promozioni importanti. C’è bisogno che i nostri servizi e l’accoglienza venga migliorata ed aumentata. E lo faremo. Non dico che raggiungeremo Santiago di Compostela, ma sicuramente puntiamo sul turismo lento perché la regione si presta in modo particolare. L’Umbria è paesaggio, cibo, silenzio, spiritualità, arte. La nostra pubblicità parla di una regione che tocca tutti e cinque i sensi. Dobbiamo renderla sempre più riconoscibile in questa direzione.
E l’agricoltura come va? Che cosa avete in programma?
L’agricoltura è molto legata ai fondi europei. C’è il rischio di una riduzione del 20 per cento della Pac. Una simile scelta penalizzerebbe molto l’Umbria, ma la protesta sta montando. Ci sarà una manifestazione il 18. Vedremo come andrà a finire. In agricoltura c’è un’imprenditoria che ha voglia di investire. Il bando che dava stanziamenti a fondo perduto è andato molto bene e ne rifaremo altri. Lavoreremo per creare nuove filiere. Penso addirittura di farne una della carne selvatica, piccola ma sicuramente utile. Una particolare attenzione poi ai giovani, a quelli che fanno un’attività agricola imprenditoriale perché così favoriremo il ricambio generazionale. E in fondo, ma uno dei primi per importanza, c’è il tema dell’accesso al credito. Stiamo lavorando anche a questo
Ultime domande, per una questione di grande rilevanza: che cosa farete per il futuro del lago Trasimeno?
Dobbiamo recuperare carenze e ritardi. Ho dovuto sbrogliare ben 1150 pratiche inevase. Domande che risalivano al 2017. Pensate ad un’impresa a cui era stato promesso un finanziamento e che lo ha avuto otto anni dopo, può tranquillamente aver chiuso. E poi c’è il grande tema dell’acqua. L’anno di più grande siccità è stato il 2003. Da allora si è parlato della diga del Chiascio e di quella di Montedoglio come di un’urgenza
Già, solo che l’acqua non è mai arrivata..
Quest’anno abbiamo chiuso l’accordo. Di recente è arrivato il filtro e siamo vicini al funzionamento della prima adduzione, quella di Tuoro, il cui rubinetto verrà aperto in gennaio. Da lì arriveranno 200 litri al secondo per tutto l’anno. Poi il secondo punto sarà il Paganico e in seguito ce ne saranno altri tre. Abbiamo inoltre elaborato un vero e proprio piano triennale per le acque e ci sono già in Senato emendamenti per ottenere fondi. La Sicilia ha avuto giustamente un grande finanziamento per difendersi dalla siccità. E anche noi abbiamo bisogno di interventi per difendere il quarto lago italiano.
E i dragaggi?
Ora non sono possibili, l’acqua del lago è troppo bassa e le draghe non possono entrare. Sono ben 15 anni che non si fa un’operazione di questo tipo, appena il livello si sarà alzato, provvederemo a riprenderla. Dobbiamo inoltre tenere puliti tutti i canali di scorrimento: anche la manutenzione ordinaria è fondamentale. C’è infine il tema dei pontili e delle darsene molto importante per il turismo. Il Trasimeno è la terza località per destinazione dei visitatori. Viene dopo Pertugia e Assisi, ma in alcuni periodi diventa la seconda scavalcando il capoluogo. Quest’anno i primi mesi sonodifficili, poi però la stagione è decisamente migliorata: settembre e ottobre sono andati bene. E su questo periodo punterò parecchio e non solo per il Trasimeno.
L’Umbria d’autunno?
Sì. Abbiamo da offrire magnifici foliage. E poi ci sono i nostri prodotti: il tartufo, l’olio, le castagne, i funghi, il vino. E’ il periodo giusto per visitare i centri storici e i borghi e di questi ne abbiamo tanti e bellissimi. La concorrenza del mare non c’è più. A questa va aggiunto il centenario di San Francesco. Abbiamo creato una mobilità veloce che unisca Assisi agli altri centri, a partire da Perugia, che possono attrarre una parte della grande massa turistica che raggiungerà la città serafica
Una domanda, legata alla cronaca di questi giorni. Abbiamo già detto che lei è Consigliera Regionale eletta in gran parte nella zona del Trasimeno, che cosa sta succedendo a Castiglion del Lago con Unicoop ?
Innanzitutto bisogna dire che le cooperative hanno rappresentato un motore importante per lo sviluppo del territorio del Trasimeno, per il benessere delle sue popolazioni. La Coop Consumo è stata uno dei fattori più visibili di questa presenza e di questo apporto, ha dato lavoro, servizi, garantito la valorizzazione di produzioni locali e anche tanta socialità nei nostri piccoli centri. Oggi c’è una situazione di crisi, di difficoltà organizzativa e finanziaria che è maturata da qualche anno. Bisogna trovare soluzioni certamente anche di fusione, cui nessuno si oppone, e, nello spirito cooperativo, ricercarle e discuterle con i lavoratori e la cittadinanza. Io non ho dubbi che si troveranno soluzioni che garantiranno i lavoratori, ma forse è mancata o non è stata praticata sino in fondo questa partecipazione. E poi ci sono anche interrogativi sulle scelte che riguardano il futuro e la presenza della Coop sul territorio. Bisogna poter rispondere a tutte queste domande e trovare insieme soluzioni condivise e un percorso partecipato di realizzazione degli indirizzi che vengono definiti. Il tavolo che la Regione ha convocato dovrà dare le prime risposte.



