di Porzia Corradi
Il 18 dicembre 2021 è una data che resterà per parecchio tempo impressa nella politica umbra. Alla guida della Provincia di Perugia è stata eletta Stefania Proietti, sindaco di Assisi, esponente del mondo civico sostenuta da una coalizione ampia, dal Pd al Movimento 5Stelle, dai socialisti ad Azione, da Articolo 1 alle liste civiche e riformiste del territorio. Il risultato è stato 51,3 contro il 48,7 di Stefano Zuccarini, sindaco di Foligno.
Anche al vertice della Provincia di Terni è stata scelta una donna, Laura Pernazza, sindaco di Amelia, che si è aggiudicata la fascia azzurra con il 51,4 contro il 48,6 dello sfidante Giampiero Lattanti, sindaco di Guardea. Qui il pronostico è stato rispettato, nonostante la lista civica di area centrosinistra di disturbo. Due donne quindi presidenti di Provincia che, sommate alla Tesei, rendono la politica umbra sempre più rosa.
Ma è il voto del Perugino che desta particolare interesse e il cui esito si rivela molto significativo. L’effetto evidente è l’inversione di tendenza per il centrodestra da anni insediato a Palazzo dei Priori e dal 2019 in Regione.
Il filotto non è riuscito allo schieramento di Donatella Tesei, governatrice dell’Umbria, e dei suoi amici di avventura, nonostante la fatica di persuadere il mondo civico sia quello amico che quello nemico e nonostante le tante, forse troppe, e spropositate promesse di strapuntini qua e là.
Per il centrosinistra la vittoria della Proietti ha i contorni di un capolavoro, costruito con coraggio e pazienza, fin dall’inizio dell’avventura con i vertici regionali, in primis il segretario regionale Tommaso Bori, che ha chiesto, anzi pregato il sindaco di Assisi di mettersi a disposizione della “causa Provincia”. E con lui tutti gli altri leader del centrosinistra che si sono fiondati in una campagna elettorale senza risparmiare energie e tempo.
La sfida è avvenuta sul filo di lana perché i sindaci e i consiglieri comunali del territorio provinciale si equivalevano, non c’era una marcata predominanza di uno o dell’altro schieramento. Tanto è vero che il nuovo consiglio provinciale è composto da 12 membri, 6 del centrodestra e 6 del centrosinistra (la Provincia è ormai un ente di secondo livello, per cui hanno diritto al voto solo i primi cittadini e i componenti delle assemblee municipali).
A conferma che la competizione era molto sentita lo dimostra anche l’alta affluenza al seggio, quasi il 90 per cento degli 811 aventi diritto al voto.
Sulla carta qualche minuscolo margine di vantaggio lo aveva il centrosinistra grazie anche alle vittorie di due mesi fa in Comuni come Assisi, Città di Castello e Spoleto. Ma come si sa le elezioni sono sempre un terno al lotto tra franchi tiratori, mal di pancia e assenze strategiche. Tenere unito e portare a votare l’intero, frastagliatissimo schieramento di centrosinistra appariva un’impresa difficilissima. Non proprio una “mission impossible”, ma giù di lì.
Alla fine l’ha spuntata la Proietti, donna capace e tenace, contro il sindaco di Foligno, esponente della Lega e su cui tutto il centrodestra ha fatto quadrato, perfino i Fratelli d’Italia a cui Palazzo Donini aveva promesso, in caso di vittoria, il mitico rimpasto in giunta regionale.
E ora? Di fronte alla riscossa del centrosinistra e il k.o. del centrodestra che succederà? Il primo si gusta il trionfo e si prepara alle prossime scadenze elettorali, le amministrative del prossimo anno, sino ad arrivare alle regionali del 2024 con la coscienza di aver gettato le fondamenta per un nuovo centrosinistra: un campo extra large versione Proietti.
Il secondo si appresta a una resa dei conti e non si escludono colpi di scena e prigionieri.