di Fiammetta Marchionni e Maria Assunta Pierotti*
Sviluppo della affettività e pornografia
La cronaca ci ha imposto di riflettere sul drammatico fenomeno dei femminicidio e sugli stupri di branco, che per essere affrontati non possono prescindere da interventi efficaci sulla pornografia che aggredisce il mondo giovanile. Il Pellicano, centro che a Perugia si occupa di disordini alimentari e di altre forme di dipendenza, affronta continuamente comportamenti caratterizzati da affettività violenta e relazioni disordinate. Per affrontarli, oltre ai problemi legati al cibo, abbiamo dovuto affrontare anche quelli derivanti dalla dipendenza dai siti porno, che sono facilmente raggiungibili, non costano nulla e rappresentano spesso il luogo e il mezzo dell’educazione sessuale di giovani sempre più giovani. Nonostante questa tematica sia stata sollevata più volte in passato, non è mai stata affrontata con sufficiente impegno. Il Pellicano si rivolge quindi a tutte le agenzie formative (famiglie, istituzioni civili e religiose, scuola, forze dell’ordine, e altre) affinché raccolgano l’allarme e affrontino con urgenza ed efficacia questa minaccia per l’equilibrio e la salute di intere generazioni.
Il bambino e il piacere
Uno sviluppo armonico del carattere, inteso come relazione tra il proprio sentire ed il proprio agire, presuppone una sintonia temporale tra ciò che arriva ai centri della emozione e ciò che viene compreso grazie all’intervento della coscienza razionale. Questa ultima si costruisce nel tempo con l’acquisizione di nuove conoscenze, dirette o mediate da modelli/esempi/maestri. Nello sviluppo del cervello regna sovrana l’alternanza tra sensazione di piacere e di dolore ed il cervello e si modella (costruendo o potando sinapsi secondo la regolamentazione indotta dai neuromediatori) dipendentemente dalla prevalenza dell’una o dell’altra condizione. L’emozione va lentamente a costruire una sorta di servomeccanismo necessario per fissare le varie forme di apprendimento: si ricorda meglio l’esperienza connotata da forte coinvolgimento emotivo, ma, se esso è troppo forte o traumatizzante, facilita i fenomeni di rimozione che successivamente andranno a costituire la base delle varie forme di disagio psichico. Le esperienze che alimentano il principio del piacere hanno un correlato anatomofisiologico nel sistema limbico e nella produzione di dopamina e serotonina. Il bambino molto precocemente può provare piacere (cibo, carezze, suoni gradevoli, odori…), ma molto più tardi raggiungerà la capacità di classificare e categorizzare le fonti del piacere per costruire modelli razionali che consentano di prevedere, procurare quel tipo di esperienze gradevoli. Uno degli elementi di maggiore rilevanza nello sviluppo del “carattere sociale” infantile è proprio la capacità di condividere le esperienze di piacere, di scoprire cioè che, grazie al sistema dei neuroni specchio, ogni piacere può essere aumentato, ricordato e ricercato se condiviso. La stessa spinta alla condivisione orienta nel ricercare regole sociali che facilitano e collettivizzano il piacere superando la tendenza, insita nell’età evolutiva, a violare le regole. La spinta a rischiare è implicita nel concetto di sviluppo ed è molto importante aiutare il bambino a riconoscere e delimitare i limiti propri e quelli della società.
Esperienze di piacere precoci
Un eccesso ed una precocità nell’esperienza del piacere immediato, inibiscono lo sviluppo di quella forma di piacere superiore dato dalla conoscenza, intesa come consapevolezza delle sue fonti, dei modi possibili con cui procurarselo, del possibile coinvolgimento orizzontale di altri (senza prevaricazione, né sottomissione). Il vero piacere è costituito dalla gioia di essere vicino all’obiettivo, alla preparazione e anche al saper dilazionare il raggiungimento della meta. Proprio apprendere a dilazione costituisce il nucleo centrale di modelli educativi. Il conoscere prima, il poter preparare e prevedere con l’intelletto ciò che il corpo potrà provare costituiscono un forma stabile di modello di gestione delle pulsioni e degli istinti, quindi di educazione all’affettività, alla socialità, alla oblatività. Il correlato biochimico della sensazione di piacere che è costituito dall‘aumento di produzione di dopamina, mentre la produzione di serotonina accompagna e regola la condizione di benessere, che è molto più prolungata nel tempo e “narrabile” con il linguaggio della consapevolezza.
Piacere nella ricerca
Tutta l’età evolutiva è caratterizzata dall’apprendimento di come il corpo ricerca e può procurarsi il piacere. I modelli pedagogici più efficaci hanno evidenziato l’importanza dell’equilibrio tra il piacere della ricerca e quello della scoperta. La “scarica di adrenalina” che echeggia nel gergo degli adolescenti, segna il de profundis dell’intera esperienza: tutto finisce in quell’istante e, se vuoi procurarti la prossima scarica, sei costretto alla coazione a ripetere gli stessi gesti, fino al nuovo esaurimento dei recettori. Non hai più curiosità, non hai più stimolo alla conoscenza, all’amore, all’affettività, che ti porterebbe fuori dal TE costretto alla prigione della coazione. In quella condizione non può esistere l’altro se non come coadiuvante o ostacolo al soddisfacimento del tuo bisogno. Non può esistere un dialogo con l’altro, ma solo una strumentalizzazione, che può arrivare alla prevaricazione, alla violenza o alla sottomissione ricattatoria. Le attuali evidenze neuroscientifiche evidenziano come nelle forme di dipendenza si assottigli quella parte di corteccia del sistema limbico connessa al controllo degli impulsi e all’intelligenza dichiarativa.
Stimoli esterni favorenti i dna
Gli stimoli a cui più facilmente si associa la dipendenza sono quelli ad accessibilità più precoce come il cibo e i siti pornografici o violenti tramite device, già nelle mani dei bambini molto piccoli. L’aumento dei disordini alimentari sono ormai un dato tristemente noto nelle statistiche recenti, e altrettanto si nota a proposito di comportamenti violenti di branco, quasi sempre a sfondo sessuale, anche in giovanissimi. La mancanza di controllo sull’uso che i bambini fanno del dispositivo fa si che essi incontrino i siti la prima volta casualmente, poi proprio grazie all’algoritmo che coglie il possibile interesse e vomita addosso al bambino tutta la pattumiera possibile della pornografia.
Maturazione della sessualità
La violenza, la prevaricazione, la dipendenza nascono quando la sessualità resta solo genitale e trascura la parte fondamentale dell’affettività, intesa come scambio cortese, generoso e narrabile del piacere. Se la sessualità arriva troppo presto, quando ancora regna l’egocentrismo del bambino e non è ancora maturata la dimensione relazionale, non ci sono sufficienti elementi di comprensione culturale, non c’è ancora l’abitudine all’esercizio della dilazione del piacere, alla prevedibilità, ci si avvia alla dipendenza. Quel bambino perderà lo stimolo alla ricerca, alla esplorazione perché tutto il suo comportamento sarà condizionato a quei pochi gesti e relazioni volti e procuragli la famosa scarica che segnerà la morte della conoscenza; sarà violento, aggressivo, primitivo e si aggregherà in branco. I recettori del suo cervello cercheranno sempre e soltanto la dopamina del piacere e non la serotonina del benessere relazionale.
Cosa fare
La quantità di conoscenze esistente tra comportamenti antisociali e sofferenza psichica e i modelli pedagogici dovrebbe essere imperativa nell’imporre a tutti gli adulti una particolare attenzione a seguire con competenza, pazienza, empatia, interesse e vicinanza le fasi di sviluppo dei bisogni di esperienza e conoscenza. Ciò significa saper cogliere le domande più o meno esplicitate, saper sentire la qualità e la causa della reazione emotiva, saper prevedere i possibili rischi di interpretazione erronea o immatura di un qualunque vissuto intempestivo, saper capire quando si è inadeguati come educatori tanto da dover chiedere aiuto. La pedagogia e la scoperta dell’inconscio dell’inizio del secolo scorso hanno tutte orientato ad una maggior attenzione versi i bisogni del bambino nelle diverse fasi di sviluppo. L’aforisma montessoriano “aiutami a fare da solo” racchiude in sè proprio il concetto di vicinanza e di rispetto per far acquisire gli strumenti per interpretare e sentire la realtà quando si è pronti a farlo. L’aggressività dei mezzi di informazione attuali impone una ridondanza di immagini con insufficiente definizione, quasi sempre distorte e spesso irreali; anche nell’ambito della pornografia ci sono alcuni protagonisti che hanno avuto l’onestà intellettuale di raccontare le falsità nascoste dalle immagini che hanno il solo scopo di far sentire senza far capire. Pornografia vuol dire “parlare di prostituzione”: vi è implicito il concetto di vendita del corpo. Ma nel caso del bambino la componente del tematizzare, raccontare, non è ancora possibile ed egli viene messo in condizione di vendere qualcosa che ancora non conosce di cui non sa esprimere un valore. Accompagnare il bambino a maturare, arricchire, mantenere la sua unicità libera e curiosa è un imperativo urgente. Se chi fabbrica i mostri dei media si deresponsabilizza, ogni singolo adulto che sta vicino ad un bambino è responsabile. Nessun algoritmo può contare più della autorevolezza e della volontà di chi accompagna e protegge un bambino. Il bambino e l’adolescente violento hanno alle spalle un genitore assente, un’agenzia educativa superficiale o incompetente. Abbiamo gli strumenti conoscitivi per riempire questa gravissima deficienza, la declinazione in scelte politiche ed economiche inizia solo se si condivide con urgenza una presa di coscienza di ogni singolo individuo. L’allerta che i fatti di cronaca più eclatanti procurano serve spesso solo a demandare ad altri le singole responsabilità e ad attribuire solo ai protagonisti la causa del problema, mentre la imputabilità andrebbe in capo ad ognuno di noi alle nostre debolezze e tolleranze, ai nostri opportunismi.
*di Fiammetta Marchionni neuropsichiatra e Maria Assunta Pierotti psicoterapeuta