Foto di Sailko da Wikicommons
L’Abbazia di Sassovivo è un’ottima destinazione sui monti folignati per una passeggiata fuoriporta tra storia, spiritualità e i magnifici colori dei boschi d’autunno.
Nella seconda metà del XI secolo, quasi mille anni fa, un monaco di nome Mainardo abbandonò il suo monastero nei pressi di Gubbio per fondare una nuova comunità più a sud. In un primo momento Mainardo fu probabilmente da solo perché gli antichi documenti lo definiscono “eremita”, poi però a lui si associarono alcuni compagni dando vita a una nuova comunità. Fu l’ospitalità di un feudatario locale a spingere questi monaci a fermarsi nelle alture sopra Foligno. Questo signore donò addirittura uno dei suoi castelli ai religiosi come sede per il loro monastero, trasformando così un caposaldo militare in un presidio d’anime.
Da questa lontanissima vicenda, avvolta nelle nebbie di un tempo così antico da nasconderci la maggior parte dei dettagli, sorse un importante centro del monachesimo benedettino nel Centro Italia e una delle più interessanti opere della scultura medievale in Umbria. L’autorità di questo monastero crebbe sempre di più nei secoli successivi, tanto che alla metà del XIII secolo da questo centro dipendevano 92 altri monasteri, 41 chiese e 7 ospedali. Fu proprio al culmine della sua forza che la comunità monastica decise di rendere più attraente il monastero che conservava all’esterno – allora come ancor’oggi – il severo aspetto della
costruzione militare originaria. Così l’abate Angelo incaricò il maestro “marmoraro” Pietro de Maria di Roma di realizzare un chiostro per l’abbazia sul modello di quelli di San Giovanni in Laterano e di San Paolo fuori le mura. Il lavoro fu compiuto nel 1229. Tutti gli elementi architettonici (colonnine, archi, decorazioni musive, etc.) furono realizzati a Roma per poi venire trasferiti all’abbazia e qui rimontati come fossero i pezzi un grande puzzle tridimensionale, attuando un’impresa logistica che dovette essere davvero eccezionale per quei tempi.
Il monastero arroccato sulle pendici degli Appennini ospita da allora uno dei più splendidi gioielli della scultura medievale dell’Umbria. Il chiostro è caratterizzato da eleganti coppie di colonnine e dalla decorazione cosmatesca (purtroppo in molti punti perduta) che conferisce al complesso architettonico un’allegra vivacità cromatica. Al centro si trova la vera di un bel pozzo del XVII secolo. L’eleganza di questa struttura, dove le pietre sembrano
parlare, unita alla profondissima quiete che immerge tutta la zona, circondata da boschi di lecci e olivi, trasmettono al visitatore l’impressione di trovarsi in un luogo incantato fuori del tempo. Molto belli sono anche gli altri spazi visitabili dell’abbazia, come la chiesa, il portico con i dipinti monocromi del XV secolo con scene a tema cavalleresco, la cripta di San Marone e il giardino-terrazza da cui si gode la vista su Foligno e parte della Valle Umbra.
Non si conosce l’origine del toponimo “sasso-vivo”, ma probabilmente è dovuto allo stupore degli abitanti della zona nel vedere un così bel chiostro, composto da “sassi” così finemente lavorati da sembrare appunto vivi. L’abbazia è normalmente accessibile grazie alla comunità religiosa che vive nell’antico monastero.