di Fabio Maria Ciuffini
Ecco una prima parziale mappa per una città con meno auto e che favorisca la circolazione pedonale e che diventi sempre più un luogo per le persone
Tra le deleghe conferite dalla nuova Sindaca di Perugia ce n’è una che considero particolarmente innovativa: quella ai marciapiedi, affidata all’Assessore Zuccherini. Marciapiedi dunque e non solo strade. Finalmente! Del resto il Programma Ferdinandi afferma che “la mobilità pedonale è considerata come la prima forma di mobilità sostenibile … La rete pedonale, composta principalmente dai marciapiedi … deve essere sicura, manutenuta, continua e piacevole”. Una città per le persone, prima che per le auto! E il programma continua “Questi obiettivi non sono più realizzabili all’interno di un modello urbano “auto-centrico”, eccessivamente sbilanciato sul motore privato, che limita e penalizza altre forme di spostamento, scaricando completamente i costi su famiglie e cittadini”. E nel programma il termine “marciapiedi” ritorna continuamente.
Ecco perché il ripensamento ormai del tutto necessario della mobilità perugina si fonda anche sui marciapiedi considerati necessari per recuperare un desueto mezzo di trasporto: l’andare a piedi, più importante a Perugia che l’andare in bicicletta su per gli ardui acclivi cittadini.
Per anni, anzi per decenni invece, i marciapiedi sono stati sempre pensati come un negletto accessorio della strada carrabile utili al più per scendere dalla nostra auto o, addirittura, per parcheggiarcela. Affermare la necessità di metterli in condizione di sostenere un reale transito pedonale, dopo decenni in cui i marciapiedi sono stati ridotti per far posto alle auto, è una assoluta e positiva inversione di tendenza. Che è oltretutto funzionale al risparmio di tempo, energia ed emissioni di CO2 ottenibile aumentando gli spostamenti pedonali, ciclabili e su mezzo pubblico a detrimento di quelli su mezzi individuali. E l’andare di più a piedi o in bici è il portato di un’altra fondamentale revisione dell’organizzazione dei servizi urbani e dunque dell’intero assetto cittadino: la “città dei 15 minuti” anch’essa proposta dal programma della nuova Sindaca.
Infatti, non è certo possibile andare a piedi in un centro commerciale fuori città. Lo si può proporre invece per andare in un negozio del proprio quartiere. E altrettanto per gli altri bisogni quotidiani: l’andare a scuola, dal dottore, godere del verde. E però muovendosi su di una rete di marciapiedi ben percorribile, continua e comoda, ove non sarà necessario contendere lo spazio con auto, moto o ingombri di qualsiasi altra natura. E da percorrere in piena sicurezza in ogni ora del giorno e della notte quindi ben illuminata. Per non parlare delle loro pavimentazioni. Inoltre una buona rete di marciapiedi per andare o venire dalle fermate è funzionale ad una buona rete autobus.
Marciapiedi alla riscossa, dunque!
Nelle città europee dove le condizioni di vita e di mobilità sono considerate esemplari gli spostamenti con la cosiddetta mobilità dolce superano quelli con auto e la prossimità di tutti i servizi del quotidiano è considerata un indispensabile aspetto del vivere urbano. Ed anche in questo caso la realtà perugina è molto spesso ben lontana da questi desiderabili e “prossimi” assetti. Pensiamo ai negozi: in un mondo un cui ci si sposta solo in auto la loro sopravvivenza è stata garantita fin qui dalla loro accessibilità con auto e dalla disponibilità di un parcheggio. E chi non ce l’ha è stato spesso costretto a chiudere. Con l’effetto poi che anche chi cerca il negozio sotto casa e non lo trova più è obbligato a prendere l’auto per andare a comprare anche il pane.
Ecco dunque che a tutte queste ottime proposte programmatiche, oggi condivise ben al di là del recinto ecologista, vanno date a Perugia delle buone gambe sia politiche che progettuali.
Politiche, intanto. Perché non è certo un mistero che trascurare il consenso di chi si muove in auto, cioè la grande maggioranza dei cittadini ha spesso avuto conseguenze letali dal punto di vista elettorale. Ma felicemente superate le elezioni si potrebbe dire: ora che hai vinto fai tutti i cambi che ritieni necessari, avrai poi cinque anni per dimostrarne l’efficacia! Credo che, invece, si debba puntare molto di più sul convincimento, sulla partecipazione. Ancor prima di presentare un progetto di cambiamento – come questo sui marciapiedi che sarà tutt’altro che semplice da implementare – sarà bene discutere con i cittadini se ce ne sia veramente bisogno, quali potrebbero essere le sue caratteristiche e le contraddizioni che si dovranno affrontare. La partecipazione è stata uno dei punti di forza della nuova Sindaca, credo che continuerà ad esserlo per portare la maggioranza della popolazione su posizioni diverse da quelle comunemente correnti a proposito di mobilità, così come esplicitato nel suo programma.
E veniamo alle “gambe” progettuali. Intanto vediamo cosa dice la normativa, punto 3.4.6 del D.M. del 11/05/2001: “la larghezza del marciapiede va considerata al netto sia di strisce erbose o di alberature … Tale larghezza non può essere inferiore a metri 1,50. In presenza di occupazioni di suolo pubblico localizzate e impegnative (edicole di giornali, cabine telefoniche, cassonetti ecc.) la larghezza minima del passaggio pedonale dovrà comunque essere non inferiore a metri 2,00” Guardiamoci un po’ in giro: dove sono rispettate queste condizioni a Perugia, anche se è vero che la maggior parte dei marciapiedi esistenti sono stati realizzata ben prima di quel D.M.?
Dunque immaginare una rete pedonale capace di fornire le prestazioni programmate oltre che rispettare le prescrizioni di normativa è un’operazione tutt’altro che banale. Paradossalmente potrebbe essere più difficile che progettare un’autostrada. E lo dico perché i tecnici che dovranno impegnarsi per farlo non si sentano sminuiti!
Tanto per cominciare poi, potremmo anche pensare in molti a produrre un impegno personale in prospettiva ecologica, una sorta esame di coscienza dopo anni di cedimento collettivo alla supremazia dell’auto. Per esempio tentare di sostituire ogni tanto qualche nostro spostamento in auto con uno con mezzo pubblico o a piedi. Così, oltre che risparmiare CO2 potremmo constatare de visu cosa non va nel trasporto pubblico o nello stato dei marciapiedi. Si tratterebbe di una anticipazione del “censimento e piano particolareggiato di cura e manutenzione dei marciapiedi, ad oggi in stato di totale abbandono” (ancora dal già citato programma Ferdinandi, dove il grassetto non è mio ma in quel testo a sottolineare la gravità del problema)…
Personalmente lo ho voluto fare a Perugia lungo uno dei più importanti assi di penetrazione in auto verso il centro, Via XX Settembre. Farlo a piedi è però tutto un altro discorso e le carenze che vi si possono riscontrare misurano tutta la difficoltà di un’operazione – il recupero dei marciapiedi in favore della mobilità pedonale – tanto necessaria quanto difficile. E si tratta di un percorso ben rappresentativo dello stato di tutta la rete che potreste fare anche con Google Map. Salvo non poter prendere alcune misure su cui vi dovrete fidare di quelle che ho preso io e vedere alcuni particolari. Cercherò ora di descrivere quell’avventura a partire da Via Mario Angeloni.
Si inizia con una baldanzosa larghezza regolamentare sia pure su di un solo lato della strada, in destra a salire. Dall’altro lato infatti ce n’è uno ben più misero da un metro. Ma non c’è da lamentarsi. Potrebbe andar bene così, altrove è peggio. Infatti la situazione del doppio marciapiede generalmente a norma continua poi per un centinaio di metri fino l’imbocco di Via S. Prospero dove c’è a seguire in sinistra una fila di edifici con tante auto parcheggiate davanti. Resta appena qualche centimetro tra le auto e la striscia bianca laterale che delimita la carreggiata che consentirà ai più snelli di passare al riparo dal traffico di auto ed autobus. Ma a volte non c’è nemmeno quello. E questo è un dato negativo che si ritrova poi lungo quasi tutta via XX Settembre fino all’innesto su Via Cacciatori delle Alpi, come si vede nelle foto: dove non vi sono edifici sul fronte di questa strada-parcheggio c’è solo un minimo di marciapiede lato muro di sostegno.
Sul lato destro della prima foto poi, passare tra il cordolo del marciapiede ed il tronco degli alberi è sempre una questione di snellezza. Una carrozzina per disabili non ci passa e nemmeno un passeggino per bambini. Per loro sarà giocoforza scendere sulla carreggiata stradale. Anche questa condizione si ripete spesso. Su quello della foto di destra poi, subito dopo l’innesto di Via del cavallaccio, i bidoni della raccolta rifiuti svolgono lo stesso ruolo negativo in tutti gli altri punti dove sono dislocati. Ma non si dovranno mica abbattere gli alberi, o bloccare la raccolta casa per casa, magari si potrà restringere un po’ la strada, no? Fosse facile!
Torniamo a S. Prospero. Continuando a salire, sempre in destra, sorpresa! Ci sono edifici con uno spiazzo laterale alla strada destinato a parcheggio. Vi sono tracciati gli stalli per le auto e, tra la loro fine e il cordolo stradale c’è un marciapiede regolamentare. Sempre al netto di qualche distratto che ci parcheggia un camion.
Finalmente una coesistenza regolata tra auto in sosta e marciapiedi. Ma dura poco!
Infatti si tratta di edifici recenti il cui fronte strada è stato finalmente arretrato per consentire la sistemazione sia delle auto in sosta che del marciapiede. In tutto il resto di via XX Settembre dove lungo la strada ci sono edifici costruiti prima dell’automobilizzazione di massa, quell’arretramento è molto minore, anche se essendo originariamente destinato solo a passaggio pedonale si può dire che fosse addirittura generoso. Ma oggi che quegli spazi sono invasi dalle auto camminare a piedi significa filtrare tra di esse o camminare lungo la carreggiata stradale.
Dunque la coesistenza auto in sosta – pedoni lungo via XX Settembre è quasi una norma per tutto il suo sviluppo. Ma è una coesistenza alquanto sregolata. In molti casi, ahimé, prestanti giovanotti o claudicanti vecchietti sono comunque costretti ad appiattirsi magari tra un muro e le auto come nei dipinti dell’antico Egitto dove si cammina con le gambe di profilo e il torso girato. Oppure camminare sulla carreggiata come fa l’anonimo pedone della foto.
Ma là dove la negazione del concetto di marciapiedi raggiunge il suo massimo quasi a statuirne l’inutilità è là dove il passaggio pedonale è ridotto a zero e sostituito da una barriera di cemento tipo New Jersey messa lì da tempo immemorabile. Forse perché la ringhiera era pericolante? O perché era pericolante il declivio a lato della strada? Magari qualche tecnico comunale potrà spiegare il mistero, ma sembra che sia una pratica diffusa per eliminare provvisoriamente un pericolo immediato lasciando poi irrisolta la faccenda per anni. Un segno di trascuratezza che svilisce la città. E ciò accade in due punti del rettifilo di via XX Settembre per una lunghezza complessiva di una quarantina di metri.
Più precisamente in destra a salire sia sul sottopasso di via del Cavallaccio (prima foto) che in corrispondenza dell’antico muro di sostegno della antica sede tranviaria, difronte a via Pennacchi, (seconda foto).
Qui il marciapiede non c’è proprio e non ci sono santi: se vuoi passare oltre devi farlo sulla carreggiata stradale sfiorato da mezzi in piena velocità!
Situazione scandalosa, a sentire le opinioni di anziani che più di altri temono quel pericoloso passaggio. Ma guardiamo nelle foto qui sotto quelle situazioni in particolare.
In corrispondenza di via del Cavallaccio (foto di sinistra) sotto la barriera di cemento si vede ancora l’antica striscia laterale bianca continua, esangue ma non peggio delle altre lungo la stessa via, poi il bordo di un microscopico marciapiede da 60 cm e la vecchia ringhiera peraltro non priva di una certa arrugginita eleganza. In quella difronte a Via Pennacchi (foto di destra) la barriera in cemento è ancora più vicina alla ringhiera che sembra però intatta. La soluzione del problema implica probabilmente un intervento strutturale, anche se non particolarmente complesso e si spera non molto costoso. Si potrebbe trovare lo spazio per il marciapiede con un piccolo sbalzo realizzato con la tecnica usata in situazioni analoghe. Oppure, al limite, una volta messe in sicurezza le ringhiere e tolte le barriere di cemento avremmo al loro posto un marciapiede anche se non regolamentare dove però due carrozzine per bambini potrebbero passare a .. senso unico alternato. Eppure da anni ed anni nessuno tra gli amministratori che si sono succeduti a Perugia ha ritenuto necessario fare alcunché per trovare una soluzione definitiva oltretutto rimettendo in vita i due tratti di vecchia ringhiera che rappresentano un interessante reperto storico.
Sono in arrivo ulteriori strette finanziarie e questo rende ancor più difficile il compito dell’Amministrazione Comunale, in specie l’occuparsi di qualcosa che finora è stato lasciato praticamente a sé stesso. Ma intanto perché non affrontare almeno questo irrisolto problema tanto limitato quanto significativo ed evidente? Leviamo in qualche modo di mezzo quelle barriere di cemento! Avremo garantito la continuità dei marciapiedi esistenti, pur con tutti i loro limiti, ed insieme la discontinuità con pessime abitudini del passato. Quale migliore modo di iniziare da qui la riscossa dei marciapiedi ?