di Gabriella Mecucci
©Foto concessa da Umbria24
Quattro sono i punti che caratterizzano il voto dell’Umbria: il successo personale e straordinario di Stefania Proietti, la vittoria del Pd, la formazione di un nuovo gruppo dirigente di centrosinistra con un protagonismo senza precedenti delle donne, un colpo durissimo per Giorgia Meloni.
L’INTERVISTA PRIMA DELLA CANDIDATURA: «PRESIDENTE DI REGIONE? MAI DIRE MAI»
Il riformismo vincente di Proietti. Ha preso 21mila voti in più delle liste che la sostenevano
La sua è una vittoria netta (17 mila voti in più) e diffusa su tutto il territorio regionale, solo a Todi, in qualche comune dell’Appennino e nella sua Montefalco Donatella Tesei riesce a spuntarla. Ha preso 21mila voti in più delle liste della sua coalizione, un risultato che assume un peso aggiuntivo se si tiene conto che la Presidente uscente ne ha avuti solo 13mila in più. Non essendoci in Umbria il voto disgiunto il dato ha un valore minore rispetto ai luoghi dove c’è, ma è comunque un innegabile, ulteriore segno del suo successo. Vince persino a Terni dove con intelligenza politica ha condotto una campagna elettorale martellante che ha annullato l’effetto Bandecchi che ha preso meno di cinquemila voti. Gli umbri consegnano alla sindaca di Assisi una maggioranza ampia e un notevole ascendente su tutta la coalizione: sarà lei ad avere in mano da oggi il bandolo della matassa di centrosinistra. E’ a lei che l’elettorato ha consegnato un primato per nulla scontato per conquistare il quale, dopo una designazione unanime di tutto il campo largo, ha dovuto sfidare un centrodestra dato per vincente e la diffidenza di parte dei suoi stessi alleati. Questa donna piccola, gentile, sorridente, ha vinto dando prova di fermezza e di una vitalità dirompente, senza abbandonarsi mai a polemiche smodate, mantenendo per tutta la campagna elettorale un tono propositivo e a basso tasso di iperboli. Anche nello stile Stefania Proietti ha dato mostra di essere un’autentica riformista: cattolicissima, non ha nemmeno per un attimo sconfessato le sue idee, riuscendo però a convincere anche gli elettori super laici della coalizione della sua correttezza istituzionale verso la legge dell’aborto e altre tematiche sensibili. La sua lista infine sfiora il secondo posto ed elegge un’altra candidata cattolica. Bene ha fatto la sindaca di Assisi a dare una caratura green al suo programma e a mettervi al centro le tematiche della sanità e delle infrastrutture. Sono stati questi infatti i punti programmatici che hanno avuto maggior presa.
La vittoria del Pd
Non c’è dubbio che il contributo più forte al successo di Proietti lo ha dato Il Pd che ha superato il 30 per cento. Non è ancora tornato ai livelli di prima del crollo del 2019, ma ha abbandonato quel misero 23 per cento che contraddiceva anche la sua storia recente: nel 2015 superò il 35 per cento. Il bacino di voti da cui ha attinto è probabilmente quello dei Cinque Stelle che dal 7,7 delle europee sono scesi al 4,71 e dalla perdita di consensi di Avs che ha avuto un risultato non esaltante (4,28), mentre a giugno aveva sfiorato il 6. Viene così probabilmente premiata la strategia unitaria di Elly Schlein e anche da questo punto di vista si vede la caratura riformista del voto che “penalizza” le parti estreme dello schieramento di sinistra. Quanto ai moderati interni alla coalizione non riescono ad eleggere un loro consigliere regionale perché presentatesi divisi. Se avessero sommato le loro percentuali avrebbero raggiunto il 4 per cento, occupando un posto non diverso da quello di Avs. La responsabilità di ciò è legata al comportamento di Azione che è ormai da tempo votato all’autogol.
Le donne superstar. Il trio Proietti-Ferdinadi-Meloni
In una regione dove c’è sempre stato, almeno nella storia recente, un protagonismo femminile, le donne sono diventate delle vere superstar. Il loro successo era iniziato in giugno con la conquista di Palazzo dei Priori da parte di Vittoria Ferdinandi, ma in questa tornata elettorale è letteralmente esploso. Non solo la vittoria di Proietti e l’elezione di Tagliaferri – i due fatti rivelano anche un ruolo importante dei cattolici – ma anche il successo di Simona Meloni che è la prima, con oltre 8mila preferenze, degli eletti del Pd. E in Consiglio regionale la capogruppo dell’opposizione dovrebbe essere Donatella Tesei. Ma questo lo sapremo più avanti. All’interno del centrosinistra si sta costruendo un nuovo gruppo dirigente dove ben tre donne avranno un ruolo ai vertici: Proietti, Meloni e Ferdinadi. Quest’ultima è stata una delle artefici più importanti della vittoria regionale: a Perugia infatti il centrosinistra ha vinto con un 9 per cento in più rispetto a Tesei.
La sconfitta di Giorgia
Il risultato umbro colpisce duramente il partito di Giorgia Meloni che passa dal 31 per cento delle europee all’attuale 19. La crisi della Lega è verticale rispetto al 2019 dove raggiunse il 37 per cento, ma non è una novità. Nello schieramento di centrodestra l’unico partito che può essere soddisfatto del risultato è Forza Italia e, dentro a questo partito, è molto importante la performence dell’ex sindaco di Perugia, Andrea Romizi che ottiene più di diecimila preferenze. La tornata elettorale d’autunno segna una sconfitta pesante per Giorgia Meloni con la vittoria dell’opposizione in Umbria ed in Emilia-Romagna. Il bottino avrebbe potuto essere pieno se Giuseppe Conte non avesse causata la sconfitta in Liguria per poche migliaia di voti, mettendo il veto alla presenza nel campo largo di Renzi, dei radicali e dei socialisti. Un autogol che resterà indelebile nella memoria degli elettori di centrosinistra. “Quanto abuserai ancora, Catilina, della nostra pazienza”, disse Cicerone.