di Giampiero Rasimelli
Adesso è ufficiale, il corpo elettorale di Perugia si è pronunciato, Vittoria Ferdinandi può diventare la nuova Sindaca di Perugia, non sarà facile, cima Coppi è ancora lontana, ma la notizia politica e giornalistica del 10 giugno 24 è questa. Parafrasando una battuta di Elly Schlein al tempo delle primarie PD e poi più volte riciclata e utilizzata dalla Regina delle underdog, la premier Giorgia Meloni, che è sembrata gradirla molto, si può dire per la Ferdinandi che non l’hanno vista arrivare e quando improvvisamente l’hanno vista non sono riusciti a fermarla, proveranno ancora nelle prossime due settimane e questo darà l’esito definitivo delle elezioni comunali a Perugia. Insomma Vittoria è arrivata prima nelle votazioni, è in vantaggio e può essere la prima sindaca di Perugia, ha già vinto la sua prima battaglia da underdog, da sfavorita, ora la aspetta una seconda da soggetto politico di prima grandezza, da front runner capace di competere con buone possibilità di successo.
AMMINISTRATIVE: IL SUCCESSO DELLE LISTE CIVICHE
Sorpresi tanti osservatori, tanti masmediologi e giornalisti in difficoltà nel leggere le dinamiche reali della politica umbra e soprattutto della città di Perugia, dei suoi gravi problemi, delle esigenze e dell’ansia montante tra i cittadini per i destini di
Perugia e della propria condizione materiale, Vittoria Ferdinandi e lo schieramento largo che l’ha sostenuta hanno saputo imporre all’elettorato un’altra agenda politica rispetto a quella che tanti si aspettavano e hanno offerto agli elettori una risposta credibile all’ansia di riscatto di una città sfibrata dalla crisi e dalla inazione amministrativa. Da una parte la volontà di Fratelli d’Italia e del melonismo di riequilibrare i rapporti di forza nella coalizione di centrodestra al momento della successione al decennio di sindacatura scialba di Andrea Romizi, dall’altra l’offerta di una chance per riprogettare il futuro di Perugia (o almeno di cominciare qualcosa che vada veramente in questa direzione) e una promessa di attenzione verso i problemi seri della cittadinanza, la sanità, i trasporti, la crescente povertà, il lavoro, lo sviluppo, i giovani, la sconnessione urbana, la mobilità.
Perugia è una città importante, di forti tradizioni culturali e democratiche, difronte alle evidenti difficoltà sociali, economiche e di prospettiva che vive, non può restare troppo a lungo schiacciata su un eterno presente (come ha ripetuto incessantemente Vittoria in ogni quartiere). Il ricordo di una Perugia viva e dinamica è profondamente vissuto nella coscienza dei perugini e percepito anche dai più giovani, da qui nasce lo scatto che, difronte alle difficoltà che viviamo, ha dato la spinta alla Ferdinandi per conquistare la testa della corsa elettorale. E’ successo 10 anni fa alla fine di un lunghissimo ciclo di governo della sinistra a Perugia, sta succedendo oggi dopo un decennio di inazione o insufficiente azione del governo di centrodestra in città.
Il cambio di agenda politica ed emotiva è la chiave di lettura di quanto è successo nelle urne elettorali perugine. L’offerta di una maggiore e più concreta attenzione ai problemi della gente, degli individui e delle comunità e la proposta di progettare insieme un nuovo futuro per Perugia. Attenzione, partecipazione, nuova progettualità sono i contenuti concreti dell’offerta politica della Coalizione per la Vittoria ai cittadini di Perugia, un’offerta politica che ha avuto una risposta entusiastica e per certi versi travolgente. Chi vorrà battere Vittoria Ferdinandi al ballottaggio dovrà confrontarsi con questa sfida. Il dato politico elettorale del
ballottaggio è tutto qui e per questo Vittoria è in vantaggio.
C’è anche un altro dato da prendere in considerazione, come sottolineato in altre occasioni da Passaggi Magazine e da Umbria 24. Dopo la sbornia delle ultime regionali fustigate dallo scandalo sanità, il terremoto politico che ne è seguito e la difficile e faticosa discussione su come impostare la coalizione per queste elezioni 2024, il centrosinistra si è compattato senza defezioni e con pieno impegno e questa compattezza ha fatto la differenza rispetto ad altri momenti di divisione e frammentazione. Il centrosinistra nella sua ritrovata unità ha messo la sua voglia di riscatto in sintonia con l’ansia di riscatto della città creando il supporto essenziale per l’affermazione della Ferdinandi.
Sull’altro versante, il centrodestra, si è invece assistito a una progressiva incrinatura su diversi punti di programma e provvedimenti amministrativi e quasi a una rottura con le forze civiche al momento dell’imposizione della candidatura Scoccia da parte di Fratelli d’Italia. Fatti, non racconti di fantasia, che hanno scosso la coalizione di centrodestra anche in concomitanza con la discussione sulla riconferma o meno della candidatura della presidente Tesei per un nuovo mandato regionale. Quindi
un’immagine di minore unità e di maggiore conflittualità che ha anche essa pesato sulla vicenda elettorale del centrodestra, già di difficile gestione per gli insuccessi sia del governo comunale che regionale.
E poi c’è lei, Vittoria, una scoperta per la città, un’energia incontenibile, una capacità di comunicare ed apprendere fuori dal comune, un’empatia contagiosa, qualcosa che forse la città aspettava dopo tanti anni di leadership grigie. Lei è stata sicuramente un valore aggiunto del confronto elettorale, qualcosa che ha amplificato e comunicato in profondità in pochi mesi il messaggio di necessario cambiamento dell’agenda politica, qualcosa che ha permesso a una grande parte della città di riconoscersi in quest’urgenza.
Quindi la Ferdinandi ha già vinto? Certamente no, anzi, il ballottaggio che dovrà affrontare è talmente stretto che è tra i più difficili che possa capitare. E’ certamente in vantaggio politico ed emotivo dopo il primo turno, ma bisogna analizzare con
realismo la situazione.
Dopo lo scampato pericolo di una sconfitta secca il 10 giugno il centrodestra farà forza sui suoi fondamentali, continuerà a promettere ori e paillettes, mari e monti a tutti, a difendere come un sol uomo il proprio operato amministrativo, a dire che ha
una chiara visione della città, di cui nessuno si è accorto, a dire che l’altra coalizione è una coalizione di estremisti e che la Ferdinandi ne è il simbolo, a dire che i moderati debbono diffidare di questo estremismo culturale e politico.
Ma come già sottolineato precedentemente da Passaggi Magazine la forza più importante del centrodestra sono le sue liste. Se fosse solo un confronto tra le candidate a Sindaco probabilmente la Ferdinandi avrebbe già vinto la partita. Ma nelle urne del 10 giugno, come nel 2019 e nel 2014 le liste del centrodestra ottengono un risultato ragguardevole. Regge il progetto partitico-civico del centrodestra, con forze civiche che nel decennio sono diventati piccoli ma determinanti partiti e anche privi di Romizi superano il dato del candidato sindaco e hanno profondità nel territorio. Non sarà facile per loro riportare al voto tutti gli elettori del 10 giugno senza il traino dei candidati, ma certamente rappresentano un atout fondamentale per il centrodestra.
Il civismo è ormai un elemento caratterizzante dei sistemi politici locali, lo ricordava di recente anche Bersani in campagna elettorale, che la sinistra ha visto con difficoltà e che in questi ultimi quindici anni ha favorito soprattutto la destra. Oggi
l’area civica nel voto di centrodestra a Perugia pesa per circa il 21% e rappresenta ancora l’ambiguità del progetto di Romizi. Nel centrosinistra dopo le difficili, se non disastrose esperienze di Giubilei in Comune e di Fora e Bianconi in Regione, si è riaperto nel 22/23 un percorso civico con Civici X poi tradito da Andrea Fora passato di punto in bianco al centrodestra. Come scrivemmo allora il civismo non può essere il cappello o la maschera di qualcuno deve essere un percorso reale e oggi l’Anima di Vittoria e l’Orchestra di Fabrizio “Fofo” Croce rappresentano un salto di qualità e una novità importante nella Coalizione per la Vittoria, pesano circa il 15% insieme al Laboratorio Civico di Pensa Perugia e la lista per la Sanità Pubblica anche se non sono ancora formazioni pienamente strutturate e sperimentate.
Nel nuovo sistema politico nascente a Perugia c’è poi il nodo irrisolto del centro politico. Nonostante il generoso tentativo di Monni, che va rispettato e letto con intelligenza, la spettacolare polarizzazione di queste elezioni comunali costringe gli
elettori moderati a una scelta tra due coalizioni. Da qui la polemica impropria sull’estremismo della Ferdinandi per tentare di schiacciare sul centro destra l’elettorato moderato e in particolare cattolico, per impedirgli di confrontarsi con quel cambio di agenda politica di cui abbiamo parlato prima. Finchè il centro politico non troverà una sua casa o sue case questo schema continuerà all’infinito.
Si può immaginare quindi, da queste considerazioni, che nei prossimi giorni le candidate si giocheranno i ballottaggi su queste partite. La Scoccia darà pressione sui territori con tutta la forza organizzativa partitica e civica della sua coalizione e cercherà di chiarire i termini di questa dichiarata visione della città che resta ancora a nostro parere molto nebulosa. La Ferdinandi dovrà essere attenta al dialogo con i moderati e con i cattolici, tenere alta la sua agenda politica e non mollare il rapporto con la gente.
I dati dicono che Vittoria è in vantaggio e che la partita non è chiusa. Se Vittoria continuerà a trasmettere il suo entusiasmo alla città, a mantenere la sua onda emotiva, se riuscirà a dare qualche ulteriore intelligente segnale di apertura e di dialogo alla città dei moderati e se la coalizione riuscirà a non mollare il rapporto con i territori, forse avremo l’occasione di aprire una nuova stagione per la città, di avere una nuova Sindaca che avvii con energia e attenzione la strada di Perugia verso il futuro. D’altra parte l’esito di Perugia potrebbe aprire con forza la strada a una doppia opportunità di cambio, anche in Regione o quanto meno una più stringente discussione sulle politiche regionali, per le quali in diversi campi Perugia paga un prezzo molto alto.
Infine un pensiero sincero rivolto in particolare agli elettori moderati. Crediamo che di fronte ai problemi che ha la città e all’inazione di questi anni, bisogna avere un atteggiamento laico e modesto, non è una guerra di religione, se le promesse di
Vittoria dovessero essere disattese nel mandato, la città saprà poi scegliere altro, come ha già fatto in passato… ma può oggi Perugia perdere l’occasione di cambiare, di accelerare il suo percorso? Io penso che sia un lusso che la città non possa permettersi… i cittadini lo decideranno liberamente nel ballottaggio.