Abbiamo sollecitato, dopo aver visto alcune foto da lui realizzate, l’intervento che segue di Primo Tenca che documenta in modo esemplare le dimensioni dell’ecomostro che si sta costruendo, le responsabilità di chi l’ha autorizzato e la storia del castello di Antognolla. In fondo all’articolo tutte le foto di cui disponiamo.
di Primo Tenca
Per la mia generazione gli anni sessanta e settanta, sono stati un età piena di avventure, di impegno politico e per una parte importante di noi, una scoperta continua delle nostre meravigliose città, paesi, abbazie, ville e castelli, nel solo contado perugino, circa 200.
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Il tutto incastonato in una natura dalle morbide colline di una dolcezza infinita.
È in questo ambiente che si svolgevano le nostre prime esplorazioni, fu in una di queste che scoprimmo il meraviglioso castello di Antognolla.
Eravamo a fine anni sessanta, da S. Giovanni del Pantano prendemmo una stradina bianca, e all’improvviso ci apparve il castello. Non esisteva la strada per Pierantonio, sembrava una valle incantata!
Giorni fa, perché ancora non ho perso il vizio, con alcune amiche, siamo saliti al monte Tezio dalla parte nord, arrivati ai pascoli sommitali, ci è apparso il castello circondato da gru e a lato un enorme sbancamento della collina adiacente, con tanto di scheletro in cemento armato per nuove residenze e altri edifici, una mostruosità! (Vedi foto).
Un mondo che aveva retto a otto secoli di storia era scomparso, almeno nella memoria che ne avevamo.
Il progetto Antognolla, ha una storia lunga e travagliata, per raccontarla tutta bisogna scrivere un libro di qualche centinaia di pagine, mi limiterò a citare le fasi salienti e poi adescrivere il progetto attuale e come cambierà la nostra valle.
Ma prima è necessaria una breve premessa storica, se no non si capisce di cosa parliamo.
Il castello deve il suo nome alla famiglia Antognolla o Antognolli, ricca e nobile famiglia perugina, edificato sopra un colle che guarda il monte Tezio, quasi sicuramente su di un preesistente insediamento benedettino, del quale durante lavori di restauro del castello, fu ritrovata una cripta con affreschi antichissimi di stile tardo bizantino, tra i quali una splendida “ultima cena”.
Il castello rimase di proprietà degli Antognolla fino al 1605, seppur con alterne vicende storiche, molto importanti per la storia perugina.
Per alcuni anni passò sotto le proprietà della potente famiglia Baglioni, per poi ritornare agli Antognolla.
Due degli Antognolli parteciparono alla congiura, sembra ordita nel castello, contro i Baglioni stessi, le famose nozze rosse del 1500, quando vennero trucidati sei Baglioni e la moglie di Astorre. Una volta presi i fratelli Antognolli, uno dei due fu decapitato e l’altro costretto all’esilio.
Nel 1628 il castello viene acquistato da Cornelio Oddi, nel 1836 passò al marchese Giovanni Battista Guglielmi, nel secolo scorso entra nel portafoglio della famiglia Agnelli.
La prima idea del campo da golf prende corpo quando un gruppo di imprenditori acquista tutta la tenuta, 600 ettari, compreso il castello, dalla SAI AGRICOLA.
Fa parte di questo gruppo la signora Cristina Wirth, proprietaria dell’hotel Hassler di Roma, che pensa di portare a giocare a golf la sua clientela, in una valle incantevole tra le colline umbre.
Del progetto viene incaricato un gruppo di tecnici locali, per il campo da golf si da l’incarico a Robert Trent Junior, uno dei progettisti migliori al mondo.
Ma per rendere credibile sul piano economico tutta l’operazione, bisogna aumentare e di molto tutte le cubature, a questo scopo lavoreranno i tecnici, dei vari studi che sono succeduti nel corso del tempo, con diverse sensibilità e differente impatto sull’ambiente circostante.
Purtroppo però la signora Wirth viene a mancare e i figli non se la sentono di portare avanti il progetto che passerà ad altri proprietari.
È di questo periodo lo stop ai lavori per presunte irregolarità edilizie, che si protrarrà per diverso tempo, finché non entrerà in scena un nuovo protagonista, il magnate russo Andrey Yacunin.
Figlio di un oligarca amico di Putin, come lui membro degli ex servizi segreti e per anni presidente delle ferrovie russe, la seconda rete al mondo con 84000 km. di lunghezza.
Andrey studia nelle migliori università, vive a Londra ed è sposato con due figli.
Sicuramente persona capace e intelligente, con un pallino fisso: quello di fare soldi, ad un giornalista che gli chiedeva quanto fosse ricco, rispondeva non abbastanza per far parte della classifica di Forbes e quando gli ha chiesto a che tipo di clientela si rivolge, ha risposto, prima di tutto ad una clientela che quando va via paghi il conto.
Con il suo arrivo ha preso definitivamente corpo il nuovo progetto.
Un investimento di circa 170 milioni di euro, che genererà un valore aggiunto pari a un miliardo e 155 milioni, di cui 461 solo in Umbria.
Questa è almeno la valutazione d’impatto del Six Senses Antognolla Resort, realizzato con il supporto di una delle migliori agenzie del settore la PwC Italia.
I lavori dovrebbero terminare entro il 2026, si parla inoltre della creazione di 3106 nuovi posti di lavoro: 1477 in forma diretta,1084 in via indiretta e 545 di indotto, questi sono i numeri che fornisce la Antognolla SPA nel suo sito e a questo punto non possiamo che augurarci che non restino nella carta, ma diventino veramente nuovi posti di lavoro.
Sicuramente il progetto oggi in atto è il più impattante di tutti, sopratutto per quanto riguarda lo sbancamento della collina e l’enorme cubatura che vi verrà costruita, del resto basta guardare lo stato attuale dei lavori per rendersene conto, questo in faccia ad un castello con otto secoli di storia. Non c’è da parte mia nessuna intenzione di alimentare una inutile polemica politica, perché tutto il progetto é stato condiviso sia dalle giunte di sinistra che da quelle di destra.
Il progetto attuale è stato approvato dal consiglio comunale di Perugia nel 2010, poi dopo alterne vicende è stato licenziato in via definitiva nel maggio 2020, con semplice determina del dirigente, senza passare di nuovo in consiglio.
Ora io penso sinceramente che al punto in cui siamo, non è possibile nessuna marcia indietro, quindi i lavori vanno portati a termine, speriamo con il miglior risultato possibile.
Allora perché parlarne?
Innanzi tutto perché ci serva da lezione per il futuro, come è stato possibile che ci siamo battuti contro progetti meno importanti e vincendo, come lo studentato a S. Bevignate e su questo non c’è stata la vigilanza che meritava, da parte di tutti, cittadini e associazioni?
Ma vediamo il progetto nel dettaglio: si tenga conto che parliamo di un area vasta più di 500 ettari, in parte occupati dal campo da golf. 18 buche e lungo più di 6 km.
Insignito recentemente del premio come miglior campo da golf in Italia, secondo i prestigiosi world Golf Awards.
Tutti gli interventi previsti ammontano ad una superficie complessiva di circa 50000 metri quadri così distribuiti:
1)restauro e risanamento del castello ove verranno realizzate 31 camere, il New Borgo, come viene chiamato, ora in costruzione, né conterà altre76.
2)centro servizi polivalente, centro benessere, centro congressi.
3)edificazione di 4 nuovi borghi con circa 70 ville non a destinazione alberghiera, si presume vengano affittate o vendute, una colossale speculazione per fare la giunta al buon peso.
4)costruzione di una Golf Club House, campi da tennis e badminton, più altre infrastrutture dedicate ai servizi.
Parliamo di una superficie enorme, in parte già consolidata, altra da restaurare, ma gran parte da costruire ex novo.
Si tratta di un vero assalto al territorio, ma per rendere il tutto più accettabile si usa una parolina magica, che apre ogni porta: valorizzazione!
È su questo che hanno fatto leva le varie istituzioni locali, Soprintendenza, Comune e Regione.
Presentando il progetto nel maggio 2020 in piena pandemia, l’assessore all’edilizia Margherita Scoccia in una intervista ne ha evidenziato tutti i benefici che ne avrà il nostro territorio.
La regione dopo aver dato il suo via libera, è uscita con una dichiarazione della presidente Donatella Tesei “si tratta di un fondamentale tassello di una operazione, che abbiamo seguito passo dopo passo che concretizza uno dei più importanti investimenti degli ultimi anni per il nostro territorio, per la sua attrattività e per le sue prospettive occupazionali”.
Non sappiamo se queste stesse ragioni siano state fatte proprie anche dalla soprintendenza, ma pensiamo di si.
Vale la pena ricordare a tutti che l’articolo 9 della costituzione recita: “la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura, la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico artistico della Nazione”.
In questo caso un paesaggio meraviglioso che aveva resistito a otto secoli di ingiurie del tempo e degli uomini, viene completamente devastato.
Voglia a dire che sarà ben armonizzato con il territorio, basta guardare il progetto finito, il cosiddetto new borgo, davanti al castello, sembra una mega villa Hollywoodiana, con il risultato da rendere falsi sia la villa che il castello.
Ma come succede spesso davanti a chi promette investimenti milionari, si è disposti a chiudere un occhio, a volte tutti e due.
E non per corruzione, ma per soggezione, e alla fine con scarso rispetto per il ruolo di tutela che si è chiamati a svolgere che meriterebbe ben altra attenzione.
Salvo poi accanirsi contro i comuni cittadini per il colore troppo acceso delle persiane o una tenda messa male.
Ora non ci si venga a dire che siamo sempre pronti a dire di no a tutto, abbiamo dato il nostro plauso a tanti restauri di questo tipo, non sono un romantico che ama le rovine, tutt’altro.
Assistiamo da anni alla penetrazione nel nostro territorio di investimenti stranieri e ben vengano, a parte le centinaia di case coloniche riportate a nuova vita, sono stati ristrutturati i castelli di S. Giuliana, Procopio, Reschio e tanti altri, si sta lavorando al Palazzo Gulielmi all’isola maggiore, senza intaccare minimamente il paesaggio circostante e le precedenti volumetrie.
Qui invece siamo di fronte ad un progetto dal fortissimo impatto ambientale, in una valle bellissima che andava tutelata.
Capisco bene che c’era la necessità di portare in porto dopo così tanti anni un investimento di milioni di euro, in una fase difficile della nostra economia.
Ma lasciateci almeno l’amarezza per un intervento che non condividiamo, perché va a stravolgere un paesaggio, un ambiente storico che tutti noi dovremmo proteggere e salvaguardare.