di Porzia Corradi
La fioritura di Castelluccio è stata bruciata dalla siccità. L’innalzamento della temperatura del pianeta danneggia gravemente il borgo, già distrutto dal terremoto: la tavolozza di colori del pian grande, che ha attirato tanti turisti, è sparita. Il caldo e la mancanza di umidità hanno distrutto i fiori: i gialli delle lenticchie, gli azzurri dei fiordalisi. Restano qua e là alcune macchie di rosso dei papaveri, una distesa verde con ampie chiazze giallognole e rinsecchite.
Nonostante questo disastro naturale, il luogo resta magnifico, soprattutto se raggiunto dal versante marchigiano: un paesaggio di rara bellezza con sullo sfondo il Vettore e tutt’intorno montagne dove crescono grandi chiazze di boschi dal verde intenso. Una è stata disegnata in modo tale da raffigurare lo stivale dell’Italia. Quindi, il posto merita ancora una gita e una bella passeggiata, anche perchè a 1400 metri si riesce a camminare anche per ore. Cosa che con le attuali temperature altrove è pressochè impossibile. E le lenticchie – le più buone del mondo – si sono salvate e potremo gustarle. Ma, nonostante le ragioni di attrazione del luogo restino, almeno in parte, presenti, c’è stata una secca caduta del turismo: un meno trenta per cento. E’ possibile però che possa esserci un’ultima tranche della fioritura intorno all’8 -10 di luglio e basterebbe una pioggia per salvarla.
Castelluccio comincia solo ora ad essere ricostruita, a quasi 10 anni dal terremoto che l’ha distrutta: il cantiere è stato aperto da poco. Ma la grande spinta alla piccola economia locale che veniva dalla fiorita, ha subito un duro colpo. La calura è la vera nemica e per quest’anno la stagione regalerà scarsi profitti. Bella la scesa verso Norcia. Nella cittadina sono terminati parechi restauri, compreso quello della Basilica di San Benedetto, ma la magnifica piazzetta centrale resta ancora quasi del tutto transennata. Quanto ci vorrà perché venga restituita al piacere di ammirarla?
Il borgo era stato invaso dai turisti subito dopo il covid. Poi l’afflusso nelle tre settimane clou era un po’ calato, ma aveva sempre raggiunto le 20mila unità. Brunello Cucinelli aveva regalato uno splendido progetto di ricostruzione e l’ottimismo era tornato, spento dalla siccità di quest’anno. C’è solo da sperare che la condanna della natura valga solo per il 2025 e che dal 2026 i fiori multicolore del pian grande ritornino ad allietare la vista dei pochi residenti e dei tanti visitatori. E facciano rifiorire l’intero borgo.