di Gabriella Mecucci
Foto Monteluce ©Michele Lemmi
Che cosa è Perugia? “E’ bella, piacevole accogliente”: così risponde la larga maggioranza dei giovani interrogati in un focus. Il giudizio è quindi ampiamente positivo. A cui va aggiunto un riconoscimento particolarmente fascinoso, scritto su un muro di via della Viola. Eccolo: ”Non mi sono dimenticata da dove vengo, ma questa città mi ha fatto capire chi sono”. Accidenti che bel complimento! Soprattutto se si ricorda il Calvino che scriveva: “Di una città non godi le sette o le settanta meraviglie, ma la risposta che dà alla tua domanda”.
Sia chiaro non tutto va bene. E le tante “anime” del capoluogo – quelle buone e quello meno buone – vengono ad una ad una svelate in un libro dal titolo “Perugia, trasformazioni e socialità fra luce e parole”, edito Rubettino. Si tratta di una raccolta di saggi di natura sociologica, curata da Paola de Salvo e Marco Pizzi, a cui hanno collaborato numerosi studiosi dell’Università di Perugia. Nel focus citato – autori Alemi, Pacilli, Spaccatini – non mancano le critiche anche severe. Fra queste la carenza di trasporto pubblico, soprattutto nelle ore della sera e della notte. E la tanto discussa sicurezza? Le ragazze e i giovani più fragili denunciano che, coll’avanzare del buio, crescono in loro le paure e il senso di disagio. I luoghi spiacevoli sono parecchi: su tutti Fontivegge, ma anche piazza Partigiani, Ponte San Giovanni, San Sisto. In questo elenco nessuna sorpresa, mentre stupisce la presenza del PalaBarton, “poco amato” perché “poco autentico”. In più di un saggio di questo interessante volumetto ci sono poi approfondimenti importanti sulla solidarietà, sulle esperienze sociali di “riconoscimento e risonanza”, sui servizi, sulla marginalità.
Il Comune di Perugia ha oggi circa 162mila abitanti, in leggera flessione rispetto al 2021. Il trend degli ultimi anni è caratterizzato da piccole oscillazioni e quindi da un sostanziale stagnazione. Mentre, se si fa il raffronto col censimento del 1951, la crescita è imponente – circa un 70%. Allora infatti ce n’erano in tutto 95mila. Con questi dati fa i conti il saggio di Manuel Vaquero Pinero che poi si concentra sul verde e sul piano ambientale.
Di notevole interesse il contributo di Roberto Segatori che analizza i tempi e le modalità di edificazione della città ricorrendo alla “teoria dei crinali”. La prima fascia nasce sui due colli: il Colle Sole e Colle Landone. Comprende la parte etrusca, delimitata dalle mura, quella romana e la porzione d’epoca medievale (XIII e XIV secolo). In questo periodo sorge la seconda cinta di mura che determina la struttura definitiva dell’acropoli. Viene poi costruita la Perugia papalina, di cui la Rocca Paolina è il monumento più importante e, fra il sedicesimo e il diciottesimo secolo, spuntano anche alcuni importanti palazzi aristocratici. L’acropoli è sede di tutti i poteri: siano essi civili, sociali o religiosi. Infine arriva la Perugia risorgimentale che, insieme a quella etrusca e a quella duecentesca, ha tanta parte anche nell’immaginario dei perugini.
Più tardi si aggiunge la seconda fascia con nuovi rioni, fuori dalle storiche porte: San Pietro, Sant’Angelo, la Conca e altri, abitati in maggioranza da artigiani. La terza fascia è quella dei Ponti e la quarta il contado. Perugia cresce continuamente e più cresce e più si espande verso il basso. Inizia negli anni Cinquanta un imponente processo di svuotamento delle campagne che determina una forte pressione immigratoria. Cominciano ad ampliarsi in larga misura San Sisto e Ponte San Giovanni. Un fenomeno questo seguito dal decentramento di industrie (es: Perugina), istituzioni (es: Regione), aree commerciali (es: Collestrada, Gherlinda) e servizi (es: ospedale). Ai processi di concentramento verso il basso corrispondono fenomeni di svuotamento della parte alta di Perugia. Le amministrazioni intervengono per “difendere” l’acropoli con parcheggi e scale mobili che ne favoriscono il raggiungimento. Poi cercano di restituirle centralità grazie ad iniziative culturali e turistiche: da Umbria Jazz a Eurochocolate a tanto altro. I cittadini creano associazioni che rivitalizzino i borghi, e parte un’opera di restauro di monumenti e palazzi grazie all’intervento anche di privati (es: Cucinelli). “Ricucire” le diverse fasce di Perugia diventa una parola d’ordine che caratterizza il dibattito politico-culturale.
Il libro dei sociologi dell’Università analizza i processi del passato e quelli in atto e gli oltre 170 scatti di Michele Lemmi aiutano a scoprire le tante anime della città che si sono strutturate nel tempo: la sua bellezza, il suo fascino, ma anche quello che manca, e l’abbandono (la foto di Monteluce che pubblichiamo lo esprime con poetica efficacia). Tutto questo viene messo bene a fuoco dall’introduzione e dal saggio dei due curatori: Paola di Salvo e Marco Pizzi. Il dialogo fra parole e immagini è una buona idea, un’innovazione metodologica interessante. Le foto hanno anche un valore in sé. Nella notte dei riceratori-Sharper verranno presentate con una slide show. Poi un nuovo appuntamento ai primi di ottobre.
Questo volumetto è anche un gesto di amore verso Perugia da parte dei ricercatori del suo ateneo, un modo per aprire un dialogo con gli amministratori. Sarebbe bene che questi ascoltassero la richiesta.