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di Gabriella Mecucci

Dopo  anni di scontri i Colaiacovo vanno verso un armistizio? Alcuni segnali lo lascerebbero intendere: la saga della litigiosità che li ha portati vicino alla liquidazione della Colacem potrebbe essere arrivata ad una svolta, e la pax del cemento non sarebbe più un miraggio. E’ il sito economico-finanziario Piccadilly Duomo, in genere molto ben informato, a darne notizia. Andiamo per ordine.

 Negli anni recenti in luglio, con l’aumentare della temperatura, saliva in famiglia il tasso di rissosità.  Due le cordate in lotta, ciascuna delle quali detiene il 50 per cento di Financo, la cassaforte che controlla Colacem. La prima è composta da Carlo, il “grande vecchio”, e dagli eredi di Giovanni; la seconda con all’interno Giuseppe, figlio dello scomparso Franco, e le sorelle Francesca e Paola, discendenti di Pasquale. L’anno scorso lo scontro al calor bianco fra le due fazioni  impedì di approvare il bilancio 2023. Ne scaturì una vicenda giudiziaria, chiusa a dicembre del 2024 a vantaggio di Carlo end company.

Ma la storia non finì certo lì. Accaddero a stretto giro altri due fatti di grande rilevanza. Nel gennaio dell’anno scorso una cordata di cinque imprenditori, guidata dal duo Cucinelli-Vacchi e con dentro altri tre del settore costruzioni, salvò, con un mega prestito di 120milioni di euro, Giuseppe che si trovava in serie difficoltà finanziarie. E che senza quel provvidenziale intervento rischiava di dover vendere ad un prezzo stracciato allo zio  il suo 25 per cento di Financo. Fu solo un gesto di amicizia quello dei  “cavalieri bianchi”? Così venne spiegato dai suoi autori, ma circolò il legittimo sospetto che tutti quei soldi consentissero alla cordata di mettere un piede, anche se non formalmente, in Colacem. E questo sospetto sembrò essere confermato dalla proposta di acquisto, spuntata a fine luglio 2024, da parte di un fondo americano, dietro il quale – così si disse – ci sarebbero stati Cucinelli e Vacchi. La cifra per prendersi l’intera proprietà  era da capogiro: 1,6 miliardi di dollari. Giuseppe, Francesca e Paola fecero sapere che l’avrebbero presa in considerazione, ma il “grande vecchio” disse un secco no  e fece presente che la famiglia aveva il diritto di prelazione.

La novità dell’11 luglio

Che cosa è accaduto di nuovo quest’anno nella calura eugubina per far ipotizzare a Piccadilly Duomo un armistizio fra le diverse fazioni? L’11 luglio – racconta il sito – si è svolta l’assemblea di Financo per votare il bilancio che si è conclusa senza che il documento finanziario avesse ricevuto il disco verde. Dove sarebbe dunque la novità? Nel 2024 Francesca e Giuseppe avevano fatto un vero e proprio ostruzionismo, mentre nell’ultima seduta si sarebbe arrivati semplicemente ad un rinvio con un abbassamento evidente del livello dello scontro. A Gubbio, del resto, sin dai mesi precedenti avevano cominciato a correre voci di un ammorbidimento delle reciproche posizioni. La causa prima andrebbe ricercata nella decisione della Magistratura di non indicare come soluzione della controversia la liquidazione di Financo, vista la mancata approvazione del bilancio 2023.

Vendita, valore e profitti record del gruppo Colaiacovo

In genere quando gli scontri all’interno del capitalismo familiare arrivano ad altissimi livelli, una delle soluzioni più gettonate è quella che vede una parte vendere all’altra. E Giuseppe avrebbe chiesto per il suo 25 per cento ben 500milioni di euro. Il che vorrebbe dire che, per rilevare tutta la finanziaria del gruppo, la cordata dello zio Carlo dovrebbe pagare allo stesso prezzo anche la quota di Francesca e Paola. La somma fa un miliardo, una vera e propria cifra da capogiro, superiore di 400 milioni rispetto alla proposta di acquisto del fondo americano che già era apparsa notevole. A questo punto le trattative si sarebbero arenate, ma non è detto che non riprendano. Tre sono le ragioni che potrebbero convincere  le parti ad andare verso l’armistizio. 

La prima è che Colacem va fortissimo: nel 2024 ha fatto 250 milioni di profitti e 200 nel 2023. Ma c’è di più: gli investimenti del Pnrr potrebbero provocare nel futuro prossimo una ulteriore impennata del fatturato, mentre vanno strabene i motori esteri: Albania, Tunisia e Santo Domingo che è una vera e propria “gallina dalle uova d’oro”.

La seconda ragione è che Giuseppe dovrà ad un certo momento restituire il prestito alla cordata Cucinelli-Vacchi. Non si conoscono i termini precisi di quell’accordo, ma si tratta comunque della mastodontica cifra di 120milioni e naturalmente dei relativi interessi. Che cosa faranno i due cavalieri bianchi? E che cosa deciderà l’amico Giuseppe?

Trovare un miliardo di euro non è cosa semplice per Carlo end company che punta ovviamente di abbassare – probabilmente a dimezzare – la valutazione. Ma il nipote sa bene che il vecchio zio gode di buona fama nel mondo finanziario e che le banche sono disponibili a dargli fiducia e danaro. Per la verità Colacem è un’osservata speciale anche all’estero visti i prodigiosi profitti. Da lì potrebbero spuntare nuovi acquirenti, ma la famiglia ha il diritto di prelazione. 

Molte cose, quindi, fanno pensare che la strada della pace sarà lunga e accidentata, ma al netto di colpi di scena appare la più probabile. Tutto è rinviato ad una nuova, ennesima puntata dei Buddenbrook in salsa eugubina. L’appuntamento a luglio 2026.