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di Giampiero Rasimelli

Guardando la politica perugina e umbra con una visione aerea, come in un quadro futurista di Dottori, ci si accorge di un paesaggio tutt’altro che pacifico, pieno di fuochi e piccoli cicloni che punteggiano e destabilizzano l’armonia delle nostre colline e le promesse del nostro verde. Che sta succedendo?

Le nuove amministrazioni, a cominciare dal Comune di Perugia, si sono insediate da meno di un anno, quella regionale ha addirittura pochi mesi di vita, ma nessuna ha avuto il beneficio di una luna di miele felice, come da consuetudine istituzionale. C’è chi si è incaricato di incendiare i pozzi dal primo giorno, al di là dei, pochi, convenevoli e delle dichiarazioni di voler condurre un’opposizione ferma, vigile, ma costruttiva e nell’interesse di Perugia e dell’Umbria. La destra ha scatenato da subito un’ offensiva senza quartiere, tentando di sollevare il malcontento sui nodi – molti – relativi alla politica dei trasporti, sulla sanità, sul bilancio, sulla gestione dell’apparato amministrativo della Regione, chiedendo dimissioni a raffica, occupando le sedi istituzionali, ecc … Non è che un vecchio sessantottino, per quanto moderato, come me si spaventi o si meravigli della rudezza del conflitto politico, ne abbiamo viste anche di peggio, ma è sempre importante chiedersi il perché accadono le cose e anche in questa occasione sono portato a pormi questa domanda. E poi non è vero che le nuove amministrazioni non stiano combinando nulla. Basti pensare alle due recenti scelte di Palazzo dei Priori – su cui tornerò più avanti – che riguardano Collestrada e Perugia 1416: si tratta di una vera e propria svolta politica. E alla decisione della Giunta Proietti di lavorare ad un piano regionale per la sanità, mai varato da Tesei. 

 La destra in Umbria non si è ancora accorta, o non si è data ancora ragione di aver perso le elezioni, prima comunali e poi regionali. Più precisamente, non si è ancora accorta di aver perso il consenso a causa dell’arroganza con la quale ha governato, della folle gestione della sanità umbra, dell’inconcludenza delle politiche dei trasporti, delle visibili e incontestabili dinamiche di arretramento che hanno caratterizzato la vita della regione e del capoluogo nell’ultimo decennio. Tutta colpa della destra? Questa rivista non lo ha mai sostenuto, ma che il modo, il metodo e la sostanza del suo governo abbiano dato un colpo decisivo alla dinamica della vita regionale è quello che gli elettori hanno percepito e cassato. Dopo i due rovesci elettorali, in pochi mesi, il centrodestra si è trasformato in una sorta di falange di tupamaros con l’intento costante di scatenare la piazza, continuando a rivendicare temi o atti di governo agitati e compiuti in questi anni sui quali i cittadini si sono chiaramente espressi togliendogli la fiducia.

Non c’è nessun allarme, figuriamoci, ma devo dire che è piuttosto patetico vedere la Presidente sconfitta Tesei imbracciare la clava salviniana e aizzare il popolo alla rivolta antitasse, è patetico vedere la verve dell’ex assessore Melasecche nel rivendicare il suo mondo dei sogni dopo aver portato a casa poco e più che altro niente in termini di infrastrutture e servizi nei trasporti dal Governo nazionale amico (vedi Salvini … sempre lui !), ed è molto patetico vedere il mite Romizi accompagnare questa falange dopo aver addormentato per un decennio Perugia e non aver mai rivolto una sola critica di inconcludenza al governo di destra della Regione. Nessun allarme, ma la politica non può diventare rissa. Occorre vigilare che certi limiti non vengano superati.  

Torniamo al merito. Al Comune di Perugia, il centrodestra ha ripreso ad agitare il tema del nodo e del nodino di Ponte San Giovanni, paventando che sia l’opposizione di Palazzo dei Priori ad impedire il finanziamento dell’opera. La verità è che il Comune di Perugia poteva avviare l’intervento sulle rampe di accesso al raccordo Perugia-Bettolle perché questo e’ stato già finanziato, e lo ha fatto. Al contrario, al di là delle speculazioni politiche, come ha ribadito poche sere fa a Ponte san Giovanni il nuovo assessore regionale De Rebotti, i finanziamenti per il nodo e nodino sono stati cancellati dal Ministero che ha dirottato molte risorse verso il Ponte sullo Stretto di Messina, caro a Salvini e al centrodestra. E d’altra parte la stessa versione ridotta del nodino non sarebbe finanziabile a sé stante, ma solo se inserita nel finanziamento generale del nodo di Perugia, come è giusto e logico. E poi c’è il Frecciarossa, l’altro chiassoso argomento agitato dalla destra. Si è voluta rilanciare la questione Creti-Media Etruria, una questione giunta al capolinea qualche mese fa con le decisioni e le dichiarazioni del Consiglio Regionale e del Presidente della Regione Toscana Giani, tutte contrarie. Opinioni queste che contano essendo la Toscana il territorio dove dovrebbe realizzarsi questo ipotetico progetto. Ma ancora più colpevole è l’idea di agganciare il tema dell’accesso all’alta velocità da parte dei perugini (città e provincia) alla vicenda Creti (località che dovrebbe essere raggiunta in auto dagli utenti umbri e da chi volesse venire da fuori in Umbria!), quando il tema urgente è ben altro. Si tratta di raddoppiare o triplicare da subito, con accesso diretto o indiretto, i servizi di alta velocità con partenza diretta dall’asse perugino, e di migliorare lo stato della Foligno – Terontola per facilitare le prestazioni del Frecciarossa e l’accesso diretto su Arezzo. Questo si può realizzare molto rapidamente, mentre della Media Etruria si dovrà decidere insieme con la Regione Toscana,  con le FS e con il Ministero appena ce ne saranno le condizioni. Un tale progetto prenderà comunque per essere realizzato molti anni e l’accesso al Frecciarossa, al contrario è un’esigenza vitale dell’oggi. La domanda che sorge spontanea è: ma a quali riunioni ha partecipato l’ex assessore Melasecche che sostiene che il progetto Creti era pronto e che la colpa è di Perugia e dell’Umbria se è tutto bloccato? Spera forse di sollevare il popolo con questi argomenti? Si sbaglia di grosso ancora una volta.

E veniamo alla sanità e alle grida assordanti antitasse. Tesei continua a dire ancora oggi che la destra ha governato bene, anzi benissimo la sanità umbra, ma è sulla manovra fiscale che la ex Presidente dà il meglio di sé negandone la necessità. Come ha sostenuto in una intervista recente a Passaggi Magazine l’assessore al Bilancio del Comune di Perugia Alessandra Sartore, donna espertissima in materia, che ha gestito la sanità laziale ed è stata Sottosegretaria al Ministero dell’Economia nel Governo Draghi, quella manovra era inevitabile. I 34 milioni di buco sono accertati e quei 243 di disavanzo strutturale delle Asl esistono e potrebbero crescere. Se questa tendenza si confermerà e non verrà corretta, potrebbero nascere nuovi seri problemi per la Regione, difficili da affrontare con la sola gestione centralizzata. E mentre Tesei gioca a fare il Masaniello antitasse, qualcuno deve pur affrontare queste questioni !

Certo, forse la foga comunicativa che hanno messo in campo Bori e altri del centro sinistra non ha aiutato  a calmare gli animi, il problema però è quello detto all’inizio: la classe dirigente di destra ha scelto la via dello scontro a tutto campo e non della proposta, ma non sarà così che tornerà competitivo. Il centrosinistra ha vinto in Umbria anche perché ha cambiato personale politico e non si è incaponito nella difesa degli errori del passato. Qualcuno nel centrodestra si sta interrogando su questa linea politica. Qualcuno comincia chiedersi se questa strategia possa effettivamente portare frutti. Ancora però prevale chi spinge con i propri comportamenti verso il blocco della vita istituzionale e dell’attività di governo. Occorrerà mantenere i nervi ben saldi nell’interesse dei cittadini e dei nostri territori.

Ma dalla visione aerea da cui siamo partiti si notano anche altri movimenti nella politica perugina ed umbra. Recentemente è apparso su Micropolis un editoriale che denuncia  “sconcerto, delusione, rassegnazione, indifferenza” da parte del cosiddetto “popolo della sinistra” nei confronti delle amministrazioni neo elette. Ne sono testimonianza, si dice nell’editoriale, la manifestazione dei sindacati contro la manovra fiscale della Regione, i contributi dati dal Comune alla manifestazione Perugia 1416, il negoziato e la collaborazione con Guarducci sul Mercato Coperto di Perugia, ecc..  Micropolis fa un’ operazione verità: riporta atteggiamenti e insofferenze che chi non è sordo (e tra questi io) sente tutti i giorni, a tutti i livelli e che hanno una certa profondità. Qui la domanda però diventa un’altra: ci si rende conto di quanto è e sarà difficile rendere operativo il cambiamento delle scelte e dello scenario che abbiamo avuto in questo decennio e, in qualche caso, anche da prima? Quanto sarà difficile cambiare il destino di Perugia e dell’Umbria ? Ci vorrà una grande forza e una grande unità, una grande capacità di leggere e trasformare concretamente esigenze, emergenze, pigrizie culturali, interessi consolidati vecchi e nuovi, compiendo importanti battaglie politiche locali e nazionali. Pensare di fare i Masanielli di serie B non ci porterà a nulla.

Io, al contrario di quanto riportato da Micropolis, vedo qualche importante segnale positivo. Si può discutere su qualche contenuto, sulle modalità e sulle forme partecipative con cui è stata approvata la manovra fiscale, ma il segnale di determinazione e di forza con cui si è affrontato il tema della sanità mi pare un fatto positivo, perché ci vorrà una grande energia e una cura da cavallo per raddrizzare i destini della sanità umbra nell’interesse dei cittadini. Entro l’anno, come è stato annunciato, vedremo il lavoro sul Piano Sanitario Regionale che manca colpevolmente da anni e che è la base su cui fondare lo sforzo di riforma e di ricostruzione. Poi giudicheremo. 

Ho visto la giunta Ferdinandi uscire, finalmente, dal Comitato Perugia 1416,  fatto che è foriero di un’azione di altro spessore sulla ricostruzione dell’identità cittadina che è al momento solo ai nastri di partenza. Sempre la giunta Ferdinandi ha stoppato con coerenza pochi giorni fa l’ennesima spinta all’ampliamento frettoloso del centro commerciale di Collestrada, in un’area già oggi punto incandescente del caos del traffico. Il confronto e gli approfondimenti non saranno né brevi né facili. Ho visto poi il Comune di Perugia agire spedito per mettere operativamente in cantiere un progetto di ristrutturazione dello stadio Curi facendo giustizia di tante ambiguità e confusioni che hanno segnato le discussioni in merito nell’ultimo mandato amministrativo. Ho visto, infine, la Regione Umbria revocare l’incredibile provvedimento preso dalla precedente Giunta di destra di apertura dei sentieri di montagna al traffico di motorini, motociclette e veicoli simili con grave nocumento paesaggistico, ambientale e turistico. Ho visto il Comune di Perugia e le Regione Umbria trattare con rinnovata autorevolezza e riconoscimento con il Governo Nazionale e con le altre Regioni e città, costruendo alleanze importanti e rompendo ogni comportamento subalterno. 

Non è la mia un’assoluzione acritica delle amministrazioni di centrosinistra, ci sarà tempo e luogo per una valutazione di merito di tutte le azioni di governo, e Passaggi Magazine lo farà sicuramente garantendo la discussione più ampia possibile. 

Oggi dobbiamo produrre uno sforzo per costruire una piattaforma per il futuro dell’Umbria, nel quadro del Centro Italia, su alcune questioni condivise, come avvenne negli anni 60 per permettere alla nostra regione di agganciare il treno dello sviluppo. Questa è una necessità vitale ed impellente che deve superare lo spirito della rissa e ogni velleitarismo e narcisismo. La piattaforma potrebbe diventare poi materia di una vera e propria vertenza con Roma. Sulla base degli atti di governo e di questa proposta i cittadini sapranno valutare le scelte di questa nuova classe dirigente.