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di Fabio Maria Ciuffini

19 Luglio 2024, colloquio a Palazzo dei Priori tra il sindaco di Perugia, Vittoria Ferdinandi, e il presidente del Grifo, Massimiliano Santopadre: “L’amministrazione comunale, afferma la Sindaca, è fermamente intenzionata a seguire le sorti del Perugia Calcio” …. “Ci impegneremo nei modi e nelle sedi opportune ad avviare l’iter di studio e approfondimento sul futuro dello stadio Curi che riteniamo essere una priorità oltre che parte integrante del progetto di rilancio del calcio cittadino”.
Della sorte di questo stadio, in alternativa ad uno stadio super che avrebbe fortemente compromesso l’intera area verde di Pian di Massiano, ho scritto a suo tempo su questo magazine proponendo la linea conservativa che è stata poi accettata dal Comune di Perugia ed ora dalla nuova Giunta. Ma come andarono veramente le cose quando fu costruito in pochi mesi? Sia per curiosità che per utilità converrà forse parlarne oggi.
Il 15 Dicembre del 1974 per Perugia già si profila l’ingresso in serie A. Ma a Perugia manca uno stadio di Serie A né è pensabile adeguare il vecchio Santa Giuliana. Insieme al Sindaco Caraffini (allora ero Vicesindaco) veniamo così invitati all’Hotel Grifone con l’intera squadra, l’allenatore Castagner i dirigenti Franco D’Attoma e Spartaco Ghini. Alla fine del pranzo si apre una tenda e compare una enorme torta su cui è scritta una altrettanto enorme “A”. E’ l’ufficializzazione della richiesta di un nuovo stadio. Una bella gatta da pelare! A dicembre 1974 non c’è nemmeno l’idea di un nuovo stadio, di dove e come farlo e, soprattutto, nessuna posta in bilancio. Inoltre una fastidiosa e corrente di pensiero trasversale ai partiti sostiene con forza che lo stadio non sia una priorità: “ il Calcio non è sport, ma Sport Spettacolo, semmai vanno fatti altri impianti sportivi per tutti e in ogni caso prima l’Ospedale”: una solenne sciocchezza questa, considerando che gli Ospedali, allora, li faceva lo Stato e non il Comune!
La strada istituzionale, finanziamento del Credito sportivo, scelta di un progettista, progetto, realizzazione, ad andare veloci, avrebbe richiesto alcuni anni. Del Credito sportivo però è allora presidente Franco Carraro che casualmente capita in quei giorni a Perugia. Magnifico! Lo vado subito a trovare, piatisco una richiesta di fondi e una qualche scorciatoia procedurale: Carraro mi guarda e non mi risponde nemmeno! Appare allora chiaro che nessuno ci avrebbe aiutato e che lo stadio il Comune se lo sarebbe dovuto fare da sé! C’era grande fiducia popolare in proposito, molto meno quella degli Amministratori. E poi c’è sempre quella corrente ostile. Così gli do pienamente ragione: il calcio non è sport, è spettacolo e basta! Però se i cittadini di Perugia, a grande maggioranza, a quello spettacolo ci tengono, perché il Comune non dovrebbe tenerne conto?” Il 1975, poi, è anno elettorale e tutti debbono giocarsi la carta dello stadio, in un senso o nell’altro! L’opposizione già a Gennaio 1975 comincia a cavalcare la tigre: “il Perugia va in A e il Comune non riesce a fare lo stadio?” Alla fine si decide che lo stadio dovrà comunque essere fatto ma che il problema va diviso in due: lo stadio nuovo si farà, sarà bellissimo, frutto di un concorso di architettura e finanziato con i fondi, quando arriveranno, del Credito Sportivo. Soprattutto si farà con calma e quando il Perugia sarà saldamente in A, se mai ci arriverà e si chiamerà stadio A. Dello stadio A si occuperà una apposita Commissione interpartitica che bandirà il concorso di Architettura, cercherà i soldi etc. etc. Per affrontare l’emergenza si provvederà con uno stadio provvisorio da costruire, tanto per non mancare l’eventuale appuntamento con la A. Di ciò che si profila già come una colossale grana si occuperà Fabio Maria Ciuffini in qualità di assessore ai LLPP e Urbanistica e si chiamerà stadio B. Sarà uno stadiuccio così e così, da approntare in pochi mesi: un rettangolo regolare di gioco, tribune provvisorie in tubi Innocenti. Viene comunque deciso, e questo è molto importante, che i due stadi verranno comunque costruiti a Pian di Massiano dove il Piano Regolatore ha previsto una vastissima area di centinaia di ettari per il verde e lo sport. La destinazione di quell’area, di recente definita il Central Park di Perugia, è la più importante decisione strategica del primo PRG degli anni ‘50. Pensate che tutto ciò che è stato edificato a Perugia da quegli anni in poi sarebbe potuto entrare in quell’area se fosse stata destinata ad edilizia intensiva. Immaginate qualcosa tipo il quartiere Tuscolano di Roma trasferito al pian di Massiano! Orrore! Ma torniamo allo stadio B. Il primo problema che si pone è che lo stadio va progettato ovviamente per intero ma pensato per lotti successivi: se il Perugia poi non andrà in A tutto quello che si costruirà nel frattempo sarà inutile: in gergo amministrativo, una “falsa spesa”! Con annesse grane amministrative e, magari, penali.
Per il progetto però si taglia corto. Lo stadio B sarà prefabbricato e del tutto uguale ad un altro stadio prefabbricato: il Flaminio a Roma, opera del grande Nervi. Il sottoscritto e il Dott. Castellani vanno a Roma, armati di metro a nastro per copiarlo esattamente. Si, per chi non lo sapesse, lo stadio Curi è la copia esatta del Flaminio! Uno stadio “all’inglese” senza pista di atletica (se avessimo potuto accedere ai fondi del Credito Sportivo la pista sarebbe stata obbligatoria) che però offrirà una visibilità senza pari di ogni fase di gioco. Dunque si parte e si comincia subito dal rettangolo di gioco, dato che, sventuratamente, l’erba non accetta di crescere sulla base di urgenze politiche. Se il Perugia non va in A avremo costruito uno stadio per dilettanti. Del resto il campo di gioco si fa dirottando i fondi previsti per uno stadio dilettanti a Ponte S. Giovanni . Il secondo lotto sarà un parterre su di un rilevato che circonderà il campo di gioco, per un totale di 8000 persone. Mal che vada avremo un campo di calcio per le Serie Minori! Il terzo lotto poi, le tribune, saranno realizzate in Tubi Innocenti, l’installazione provvisoria per eccellenza. Che però costeranno comunque un mucchio di soldi, avranno una manutenzione costosissima e dovranno essere sostituite dopo pochi anni. Mi viene l’idea di andare da Spartaco Ghini che oltre ad essere un dirigente del Perugia è proprietario della Sicel – Costruzioni in acciaio. Preso come costo base quello di un capannone in acciaio sia pure con un tetto a gradoni si scopre che costerebbe meno dei tubi Innocenti. Dunque lo stadio “provvisorio” costerà addirittura meno se realizzato con una struttura fissa piuttosto che smontabile. I gradoni prefabbricati potrebbe farli la Vibrocemento, a due passi dalla Sicel e dal nuovo stadio. Questa fase chiamiamola così, progettuale, non dura più di una decina di giorni, con il Perugia che continua ad andare fortissimo e i tifosi che incalzano. Viene anche l’idea di utilizzare lo spazio sotto le tribune per palestre o campi di gioco tipo pallacanestro o pallavolo, aperte a tutti gli sportivi. Dunque lo stadio, come venne poi pubblicato sul giornale del Comune, sarebbe stato un parallelepipedo chiuso da finestre verso l’esterno con all’interno le gradonate e il terreno di gioco e il complesso sarebbe stato utilizzato non solo per lo sport spettacolo ma anche per lo sport “serio”. Intanto, mentre lo si “progetta” una folla di cittadini agitando picconi e badili chiede insistentemente di cominciare subito a costruire il nuovo stadio con il lavoro volontario! Con il lavoro volontario si è appena fatto il Parco di Lacugnana perché aspettare? Per ovvi motivi di sicurezza senza spegnere entusiasmi, una volta individuata l’area su cui costruirlo, il futuro cantiere viene subito recintato e per tacitare le proteste viene mandata giù la ruspa del Comune per i primi movimenti di terra. Bene: la costruzione dello stadio comincia e se ne dà notizia sui giornali. Sarà fatto con fondi del Comune, e, all’inizio, con Cantiere e macchine del Comune, operai del Comune. Intanto i volontari trasformati in spettatori osservano ogni giorno al di là della rete i progressi della costruzione del campo di gioco, a loro dire sempre troppo lenti.
Una costruzione a regola d’arte, debbo dire oggi, ricordando con piacere il Dott. Castellani, dirigente del settore aree verdi che realizza un drenaggio formidabile e per concimare il terreno vegetale scova residui di fungaia a Castiglion del Lago di cui arrivarono camion e camion. Quel campo è ancora lì e forse qualcuno ricorda una famosa partita con la Juventus quando una bomba d’acqua allagò tutto, ma il drenaggio realizzato dal Dott: Castellani dimostrò tutta le sua efficacia e il campo si prosciugò come tutti sanno tanto da far proseguire la partita vittoriosa per il Perugia e che costò lo scudetto alla Juventus. Tornando a noi, i lavori del nuovo stadio vanno avanti con una fretta indiavolata e un’ansia incredibile, anche perché il Perugia continua imperterrito a guidare la classifica di serie B e la promozione sembra ormai quasi certa! Le tribune però dovranno essere affidate a ditte esterne. Molti insistono per bruciare i tempi con una trattativa privata, ma l’inflessibile Dott: Pianesi, Segretario Comunale, pretende (giustamente) una gara e la gara si farà! Del resto uno dei possibili costruttori potrebbe essere la SICEL di Spartaco Ghini e il conflitto di interessi, con un affidamento senza gara sarebbe lampante! Quindi si manda in gara il progetto di massima e il primo giro viene persino annullato per vizio di forma! Solo al secondo giro, finalmente, la gara viene vinta da un raggruppamento di imprese. La SICEL farà la struttura in acciaio, i gradoni di prefabbricati la Vibrocemento, l’impresa Carini i movimenti di terra! Approfitto dell’occasione per dire che i soldi per fare lo stadio furono tutti messi dal Comune, fino all’ultima lira. Tanto per smentire alcune leggende metropolitane che ancora oggi raccontano che lo stadio fu costruito a spese delle imprese che lo realizzarono.
Apro una parentesi e chiudo con il presente storico: non nascondo che oggi, se un amministratore comunale facesse quello che ho fatto io in quell’occasione, con il clima di sospetto che c’è nei confronti degli amministratori pubblici, sarebbe forse incriminato con una decina di capi d’accusa. Però tengo a sottolineare che al momento delle scelte importanti quando si decise di fare la gara si scelse un percorso limpido ed inappuntabile. Il progetto esecutivo venne affidato dalle Imprese allo Studio Corradi di Terni e l’unica variante (a costo zero) fu suggerita da Paolo Fringuelli della SICEL, che propose di sfalsare leggermente le tre componenti delle tribune dando così l’idea che le gradonate siano leggermente concave! Sicuramente un’ ottima idea!
Ed ora una nota di colore: mentre la costruzione andava avanti in officina, dunque nascosta ai più, e imperversava la campagna elettorale, l’opposizione malignava già puntando sul fatto che lo stadio non c’era e non ci sarebbe mai stato! Capitò così che la domenica prima delle elezioni, con una incredibile confusione tra politica e sport, partì una carovana di camion dalla SICEL e in un tripudio di bandiere rosse, cori dei volontari ed altre amenità, le componenti in acciaio dello stadio arrivarono a Pian di Massiano e, a sera, lo scheletro dello stadio venne perfettamente delineato. La mattina lo stadio non c’era, la sera lo stadio invece era lì, ben visibile a tutti!
Chi è del mestiere sa che quella sera s’erano compiuti si e no il 10% dei lavori, ma ormai – con disdoro dell’opposizione che aveva puntato sull’insuccesso, l’immagine dello stadio finito era più che consolidata, si trattava solo di cominciare a giocare! E ci vollero poi mesi di lavoro duro che in ogni caso costituirono un record!
In questa storia dimenticata avvenne che nella prima seduta del nuovo consiglio Comunale, furono decise due cose: che lo stadio A fosse accantonato e che lo stadio B – da provvisorio che era – fosse dichiarato definitivo. Si decise anche di realizzare la copertura di una tribuna e Ciuffini, colpevole di averlo realizzato (niente sport spettacolo!) ci rimise il posto in Giunta in cui rientrai soltanto l’anno successivo! En passant, la nuova Giunta stoppò anche l’idea di completare lo stadio utilizzando gli spazi sotto le tribune. Per cui oggi, lo stadio di Pian di Massiano oltre ad essere uno stadio provvisorio promosso a definitivo è lì da quasi mezzo secolo ma incompleto rispetto al progetto originario anche se una variante di PRG di qualche anno dopo destinò quegli eventuali spazi anche ad uso privato. Dunque li si potrebbe realizzare anche adesso (nello stadio le strutture sono già predisposte per questo) insieme alla copertura di tutte le tribune. Insisto ora come ho fatto già in altre occasioni di verificare con attenzione tutta la struttura, trave per trave, gradone per gradone. Ma immagino che sarà già stato fatto. Altre curiosità? Quando il Perugia andò in A, il Comune, a universale richiesta, suonò il Campanone, ma la responsabilità di farlo suonare (per suonare il campanone ci vuole una decisione del Sindaco) me la dovetti assumere io e posso confessarlo ora a reato prescritto. Non mancarono le polemiche sull’erba che non cresceva, ma, alla prima partita l’erba c’era, eccome! Ed ancora: la tribuna lato Cortonese non venne costruita. Avevamo trovati i soldi per farne a malapena tre. Però, per un anno o due la vulgata sostenne che erano state sbagliate le misure e che quella Tribuna non era stata fatta perché non c’entrava! Sapete, le fake news, anche quando non c’erano i social, viaggiavano lo stesso e per fortuna la Tribuna Sud che sta lì, con largo margine rispetto alla strada, ne dimostra l’infondatezza. Un’ultima cosa. Insistetti perché lo stadio si dovesse chiamare “stadio comunale” per testimoniare tutta la fatica fatta per progettare e costruire uno stadio di iniziativa Comunale e con i soldi del Comune, in tempi in cui gli Stadi venivano realizzati tutti a spese dello Stato! Quando morì il povero Curi, lo stadio cambiò nome, ma a me, la rinuncia a quell’aggettivo Comunale, non piacque mai. Io lo avrei chiamato e lo chiamerei oggi stadio Comunale CURI.