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di Stefano Ragni

Tradizionalmente scacciata dal magma ribollente di Umbria Jazz la musica classica si fa da parte prudentemente durante la bolla estiva, non senza concedersi il piacere di convocare giornalisti e simpatizzanti per enunciare quelle che saranno le delizie dei palati fini quando la clemenza dell’imminente autunno produrrà climi più ragionevoli.
Due conferenze stampa a breve volgere di tempo, quindi, non in quell’aula di concordia che era la Sala Rossa di Palazzo dei Priori, ma nel rassicurante tepore aziendale di palazzo Graziani, un felpato ed elegante “chez soi” che, senza essere dei Machiavelli, vorrà pur dire qualcosa.
Anche perché i risultati elettorali hanno prodotto un tale cambiamento di cui si dovrà tener pur conto.
Nelle due sessioni relative alla presentazione dei programmi della Sagra Musicale e Umbra e degli Amici della Musica sul tavolo dei relatori era presente il gran pavese dei maggiorenti del settore, il fior fiore delle voci autorevoli, a cominciare dalle rispettive presidenti, Anna Calabro per la Fondazione Perugia Musica Classica e, per la Fondazione Cucinelli la eponima Federica. Indi, tra gli altri, il neosindaco, la smagliante Vittoria, per la prima volta un primo cittadino presente a questo tipo di incontri, il past-rettore Moriconi, Fabrizio Stazi, il prorettore della Stranieri Rolando Marini, i due direttori artistici Enrico Bronzi e Fabio Ciofini, alcuni importanti amici e protettori – fra questi Ilaria Borletti Buitoni – e il roboante tenore che assicurerà meraviglie nel mondo della lirica innovativa.
Tanto da far sentire, al termine della conferenza, la sua potentissima voce.
Tanti enunciati sui temi, tutti rassicuranti, poi, senza il prevedibile invito al pubblico, “se qualcuno ha qualcosa da aggiungere”, la corsa alle tartine e alle bevande dell’ottimo buffet.
Cominciamo dalla Sagra, che aprirà i suoi battenti il 6 settembre, in piena coincidenza, come sempre, con il festival delle Nazioni di Città di Castello e con il Lirico Sperimentale di Spoleto.
Sagra e Amici hanno gli anni di vita quasi coincidenti, 1947 per la prima e il ’46 per la seconda, ma mente creativa e luogo di nascita sono gli stessi: Francesco Siciliani e l’Università per Stranieri. Concetto difficile da trasmettere, questo, che le due massime manifestazioni musicali cittadine, nate nel momento in cui per Perugia sbocciava l’alba della democrazia, siano scaturite dal luogo più internazionale con cui il popolo “liberato” si apprestava ad entrare nella Repubblica. Ci sono molte pubblicazione al merito, ma sembra che non le legga nessuno: palazzo Gallenga è stata la Betlemme della musica perugina in un formato civile e altamente intellettuale in cui Siciliani, già allora giovane di ampio ed esteso spessore culturale e di consapevole coscienza politica, operava in piena concordia col filosofo Aldo Capitini e con un circolo di artisti a cui non erano estranei, tra gli altri, i pittori Maddoli e Rossi e il medico umanista Lanfranco Mencaroni. La Sagra, pensata all’interno dei Corsi di palazzo Gallenga dal senatore e musicista Guido Visconti di Modrone si era aperta nel 1937, ma era stata tacitata dalle vicende della guerra. Dalla guerra, invece, scaturiva l’idea di dotare la città di una stagione di musica da camera. Nel contesto delle attività formative della Army School of Education erano nati i concerti domenicali che il colonnello Vaughn, comandante del contingente inglese che occupala il Gallenga, affidò alla capacità organizzativa di Siciliani. Quest’ultimo, già proiettato in un carriera che lo vedrà ai vertici di prestigiose istituzioni italiane, pensò, in sinergia con Capitini, di affidare il neonato sodalizio che nasceva dal Comitato Anglo-Italiano dei concerti alla emergente figura di Alba Buitoni, che per decenni dirigerà la associazione degli Amici della Musica.
Questa, in sintesi, la storia delle origini. Ma donna Alba è sparita dall’albo delle celebrazioni e nessuno la nomina più.
Già allora Siciliani era consapevole che, benché scaturite dalla stessa sorgente, le due creature musicali erano diverse e dotate, ognuna, di caratteristiche specifiche. Per ragionare con una tematica del liceo, la Sagra era la “res cogitans”, mentre gli Amici dovevano essere la “res extensa”. Speculativa, la prima, spettacolari i secondi.
Dato poi, che la Sagra, come ci raccontava Mencaroni, era stato imposta al Comune di Perugia, dai giovani comunisti che tumultuarono nella sede dalla Giunta mentre si votava per la stessa esistenza del festival, il Sindaco ne dovette giocoforza assumere la presidenza. Un incarico, come si sa, sempre sopportato con scarso entusiasmo, fino all’occasione giusta, la creazione della Fondazione Perugia Musica Classica, che raccolse Sagra e Amici in un sol mazzo e consenti al primo cittadino, chiunque egli fosse, il “gran rifiuto”.
Col saldo baluardo della forte personalità della presidente Anna Calabro, col fattivo sostegno della Fondazione Perugia, la collaborazione della Fondazione Cucinelli e la vicinanza di alcuni importanti protettori Sagra e Amici non potrebbero godere di migliore salute. Anche perché, come spesso ricorda la presidente, la forza delle due istituzioni vive del consenso e dell’entusiasmo dei suoi soci. Molti dei quali disposti anche, ieri come oggi, a sostenere in solido, non poche proposte.
Chi vorrà sfogliare il programma della Sagra, creato dalla fantasia di Claudia Angileri, una studentessa che ha vinto il concorso per la migliore immagine, troverà una miriade di proposte cameristiche di buon livello, ma che sembrano attratte tutte, anche la preziosa rassegna corale, dal vortice dell’opera lirica. Ora, se ricordiamo che Siciliani qui da noi, ha proposto prime mondiali di capolavori sconosciuti ai più come “Fierrabras”, “Eurianthe”, “Demophoon”, “Olimpye”, la lente va puntata su una singolare proposta di opera-corto, pensata, ci dicevano, in formato minimo dal tenore Gianluca Terranova, il grande cantante internazionale di stanza nelle colline di Todi, che farà cantare i suoi allievi nella “Bohème” di Puccini. La dirigerà Enrico Bronzi, forse al suo debutto lirico, con l’organico della Cameristica Perugina. Scelta obbligata per il centenario pucciniano, ma forse per essere in tema, bisognava pensare a produzioni sacre, come la poderosa Messa di Gloria. Ma, si sa, che le vicende di Rodolfo e Mimì si intrecciano nella notte di Natale, e allora ci siamo col Bambinello più laico che si sia mai visto.
Particolarmente in tema, invece, sembra essere la giornata dell’ 8 che ricorderà a Deruta la figura del grande teorico e compositore frate Girolamo, autore del dovizioso trattato de “Il Transilvano”. Mesi fa una copia è stata acquistata da generosi cittadini e ora il testo si conserva in mani sicure. Ne parleranno i tecnici Meucci e Morelli e Fabio Ciofini suonerò al cembalo le musiche edite nel libro edito a Venezia ai primi del Seicento. Molto interessante, dal punto di vista di coerenza programmatica, l’”Ufficio Ritmico di san Francesco” di frate Giuliano da Spira, una delle prime testimonianze musicali sulla figura del Poverello affidata alle mani di un grande specialista come Franco Radicchia e al suo Armonioso Incanto. Il pomeriggio del 7 settembre, nel contesto delle manifestazioni corali indicato come “Voci dalla città”, Armonioso Incanto impatterà con il volteggiare dei dervisci che, la stessa sera, nella Galleria Nazionale dell’Umbria, ruoteranno sotto il Crocefissone del Maestro di san Francesco, oggetto di una mostra semplicemente eccezionale. Non sono una novità i danzatori rotanti perché la Sagra li ha già ospitati, ma toccheranno la sensibilità di molti.
L’aula magna di palazzo Gallenga si aprirà ancora una volta a incontri di carattere culturale come il 10, nel pomeriggio che Bronzi e il tenore Terranova apriranno al pubblico il laboratorio della loro Bohème. L’opera la sentiremo il 13 al teatro Morlacchi con l’organico completo.
Tornerà al Gallenga anche Marco Carminati a spiegarci i valori notturni della “Ronda” di Rembrandt, in qualche modo musicata da Boccherini e rivisitata anche da Berio. Non mancheranno i due appuntamenti con “la speranza” con i Cameristi perugini impegnati al Sodalizio di san Martino e alla sala san Savino per la AMATa. Umbria. Ancora il 17 Marco Tortoioli Ricci ci spiegherà come la studentessa delle Belle Arti abbia elaborato il progetto grafico del manifesto della Sagra.
Spazio per gli autentici talenti il 19, in san Pietro col pianoforte di Mariangela Vacatello, la nostra Martha Argerich, che ci guiderà sui sentieri della notte con un programma tematico “De la nuit” da Chopin e Sciarrino, fino alla “Messa nera” di Scriabin.
Il 20, data in cui Siciliani tradizionalmente apriva la Sagra, il festival si chiuderà con un concerto della Regionale Toscana che, al Morlacchi, suonerà Ravel, Berlioz e la Seconda di Beethoven. Non è religioso, ma “Nuits d’eté” di Berlioz è un capolavoro e, con Rembrandt, la Vacatello e la notte di Natale di Puccini giustifica il titolo programmatico della 79esima edizione del massimo festival regionale: “Ma per fortuna è una notte di luna”.
Qui, per esigenze di spazio, ci fermiamo, e degli Amici della Musica parleremo prossimamente.