di Giampiero Rasimelli
Siamo arrivati alle battute finali della campagna elettorale per le elezioni regionali in Umbria. E’ stata una campagna elettorale meno scoppiettante di quella per le elezioni Comunali di Perugia e di altre città umbre nel giugno scorso? Forse, sicuramente molto più breve. Innanzitutto a causa del balletto inscenato per la definizione della data stessa delle elezioni, che ha finito per ridurre a pochissime settimane il tempo del confronto elettorale. E poi perché la diluizione delle scadenze elettorali (prima la Liguria, a seguire Umbria ed Emilia Romagna), la concomitanza con le Presidenziali americane, il prevalere quindi di notizie e argomenti di carattere nazionale e internazionale, hanno ristretto e spesso messo in secondo piano l’attenzione sul merito del confronto elettorale e la posta in gioco.
Detto questo, però, è da dire anche che nelle due ultime settimane, soprattutto, i termini del confronto si sono via via chiariti, la differenza di posizioni e di stili si è manifestata con crescente evidenza. Così, queste ultime battute saranno particolarmente importanti per permettere agli elettori di orientarsi e soprattutto di scegliere di andare a votare.
Innanzitutto devo dire che al di là dei 2 schieramenti più grandi e forti, non ho trovato nulla di interessante nel pulviscolo di candidati che hanno affollato questa competizione, mi è parso un aggregato di personalità e progetti più che altro marcato da complottismo, protesta senza ne’ capo ne’ coda, narcisismo semplificatorio e populista. Speriamo che questo contribuisca almeno a portare al voto qualche cittadino in più, che è un risultato sempre e comunque importante.
Il centrodestra si è asserragliato dietro la candidatura della Presidente uscente Tesei, forte della coalizione “Meloni” e dell’appoggio di Stefano Bandecchi Sindaco di Terni. Questo progetto è sicuramente forte, ma può perdere, perché ha mostrato una sua debolezza intrinseca. La Tesei non sembra che abbia recuperato in queste settimane grandi margini di credibilità. Il rapporto col Governo Meloni e col Melonismo puo’ essere sbandierato quanto vuoi, ma se poi sostieni che tutto va bene, che tutto è stato fatto (vedi la propaganda del centrodestra, quanto è stato scritto nel programma, nei vari comizi, nelle interviste) e i dati dell’ economia, forniti dalla Banca d’Italia (non dai comunisti) segnalano invece, ancora in questi giorni, arretramento e preoccupazione per il presente e per il futuro dell’Umbria, quando i dati più autorevoli della sanità segnalano degrado e peggioramento e perfino sul turismo, che è indicata come la performance migliore di questa amministrazione regionale, si addensano segnali preoccupanti di rallentamento e di blocco della crescita, allora la strategia stessa dell’arroccamento sui risultati e le promesse del governo di centrodestra rischia di perdere credibilità e di proiezione al futuro. La spiegazione della situazione nella quale si trova oggi la nostra Umbria non può essere imposta, va confrontata con la realtà e questo non aiuta il centrodestra. Così come non lo aiuta l’alleanza con Bandecchi, un personaggio inqualificabile che è solo la drammatica testimonianza del disagio e finanche della disperazione dei ternani per la crisi della città e della politica cittadina. Uno che sputa ai cittadini, che insulta tutti, che cerca la rissa con vigili e Consiglieri Comunali, che maltratta costantemente le donne nelle sue dichiarazioni deliranti e ora asserisce di poter comprare o ottenere con la prepotenza il voto dei cittadini, non può certo qualificare nessun progetto politico, nemmeno quello del centrodestra. Che diranno i benpensanti, i moderati del centrodestra, di questo scomodo, impenitente e volgare alleato ? Noncuranti, la Tesei e la Meloni lo hanno caricato nella loro coalizione consapevoli della loro debolezza e sposando la dottrina Salvini, perché Bandecchi, nella sua versione rozza e folkloristica, è un po’ il Vannacci umbro, l’impresentabile chiamato a salvare i destini politici della Lega (che, ricordo, aveva ottenuto un risultato del 37.5% alle regionali 2019 ridotto già al 6.8 alle europee 2024) e del centrodestra. Ce la farà il centrodestra a vincere, a confermarsi in Umbria ? Può darsi, ma a due condizioni. La prima è che il forte radicamento territoriale, la forza organizzativa e l’ egemonia sui media conquistata in questi anni reggano di fronte alla debolezza intrinseca del progetto che hanno presentato. La seconda condizione, più trumpiana in salsa umbra, se volete, è che una parte dell’elettorato moderato o impaurito, fatto da lavoratori, commercianti, professionisti, imprenditori, funzionari pubblici, scelga la protezione del centrodestra, in una situazione che richiede risposte ed interventi difficili per tentare di salvaguardare la nostra regione e il suo futuro, alla fine, decida di mettere la testa sotto la sabbia e affidarsi alla mediocre manovratrice in contatto col grande manovratore Giorgia Meloni, che è quello che in fondo richiede il centrodestra.
La performance del centrosinistra è sicuramente migliore, lo segnalano i sondaggi e soprattutto i dati elettorali delle Comunali del giugno scorso. Dal 37.5% delle regionali 2019 il centro sinistra è salito di molto ed è tuttora in recupero, tanto che tutti i sondaggisti segnalano la partita delle regionali 2024 aperta ad ogni risultato. A mio avviso in questo robusto recupero di credibilità si distinguono 2 fattori. Il primo è aver messo in atto un radicale cambiamento di classe dirigente, prima con la civica di sinistra Ferdinandi a Perugia, oggi con Stefania Proietti, Civica e Sindaca della città di Assisi, candidata a Presidente della Regione, è stato tracciato un percorso di netto distacco dall’assetto confuso, improduttivo e riottoso del passato e posto lo sguardo alle concrete esigenze del presente e alla necessità urgente di una visione e di un grande progetto per tentare di riportare l’Umbria al suo futuro. Il secondo fattore è che queste urgenze del presente e questa agenda per il futuro sono state meglio spiegate dal centrosinistra che ha parlato un linguaggio realistico e indicato alcune opzioni concrete per un futuro di salvaguardia e rilancio della regione, chiamando i cittadini, i Comuni, le organizzazioni a dare vita ad una vera e propria “Vertenza Umbria” che affronti i nodi più critici della situazione in cui si trova oggi a vivere la nostra regione. Basterà al centrosinistra per vincere? Lo scopriremo solo dalle urne, ma è un passo avanti importante quello compiuto dal centrosinistra. Dopo le regionali non ci sarà più una donna sola al comando protetta dalla sua potente amica Presidente del Consiglio dei Ministri. Ci sarà di sicuro una donna Presidente della Regione. Se sarà la Proietti, sarà una donna del centrosinistra alla guida di una stagione di mobilitazione e riscatto dell’Umbria. Se sarà il centrodestra a vincere ci sarà un’opposizione forte, credibile, capace di portare comunque un’agenda politica all’attenzione della società e delle istituzioni regionali. Il centrosinistra ha proposto nella discussione elettorale questioni e opzioni fondamentali che nessuno può o potrà disconoscere o evitare, al di là delle chiacchiere e di ogni propaganda. L’economia umbra non funziona, bisogna attrezzarsi a difendere le nostre migliori imprese dalle incertezze nazionali e internazionali, ma bisogna soprattutto avere una politica industriale che punti su alcuni indirizzi precisi, la ricerca, l’innovazione tecnologica, l’assetto idrogeologico, la rigenerazione urbana, le energie rinnovabili, il riciclo, la cultura, il turismo, la digitalizzazione i tutti i campi. Ma l’economia e la politica industriale hanno bisogno di tre fondamentali: 1) infrastrutture e mobilità – che oggi registrano un arretramento sensibile e nei fatti un blocco di progetti e di prospettiva, ma senza collegamenti adeguati oggi non c’è sviluppo 2) sanità – uno dei vanti storici della regione che oggi registra uno stato di crisi impensabile e che richiede forti interventi di rilancio e di profonda innovazione a partire dalla centralità della sanità pubblica 3) scuola, formazione professionale e Università – la formazione scolastica, universitaria e professionale debbono entrare in diretto contatto col tema dello sviluppo per diventarne un fattore essenziale. Su questo semplice e strategico schema di proposte oggi il centrosinistra sembra avere idee chiare e competitive col centrodestra e una maggiore spinta a farne la base di una mobilitazione e unificazione regionale, per rendere l’Umbria piu’ competitiva ed efficiente, più giusta, più attrattiva per i nostri giovani che se ne stanno andando verso altre mete nazionali e internazionali.
Domenica 17 e lunedi 18 novembre i cittadini andranno a votare, c’è da sperare in una tenuta o, meglio, in un aumento della partecipazione al voto. Questa volta il voto peserà veramente sui destini della regione e sarà difficile ripetere la giaculatoria del “tanto son tutti uguali”, perché oggi le identità e le proposte, ripeto, sono abbastanza ben distinte e contrapposte. Io penso che l’Umbria meriti da parte di tutti una assunzione di responsabilità. Il futuro è nelle nostre mani, come deve essere in democrazia.