di Porzia Corradi
Si alza il sipario su Spoleto68, la quinta e ultima edizione del Due Mondi diretta da Monique Veaute, che per il programma si è lasciata ispirare da “Il canto della terra” di Gustav Mahler. La scelta è precedente al “siluramento” servito dal ministro della Cultura, Alessandro Giuli, che ha deciso di non rinnovare Veaute, costringendola a passare ufficialmente il testimone a Daniele Cipriani, l’impresario di danza e balletto designato dallo stesso Mic alla guida del Due Mondi a partire dalla prossima edizione, la numero 69.
L’addio forzato di Veaute al Due Mondi, però, non è l’unico. A lasciare Spoleto sarà anche la direttrice amministrativa e organizzativa del Due Mondi, Paola Macchi. Lei, dopo il mancato rinnovo di Veaute, ha accettato la proposta del Maxxi di Roma, assumendo l’incarico di segretaria generale del museo di arte contemporanea della capitale. Un passaggio, questo, che ha creato più di un affanno primaverile nella complessa macchina organizzativa di Spoleto68, tanto che meno di due mesi fa il Consiglio di amministrazione del Festival è corso a siglare una convenzione col Maxxi, per mettere di fatto in sicurezza l’edizione in programma dal 27 giugno al 13 luglio. L’accordo prevede che Macchi “mantenga la responsabilità dell’area organizzativa del Due Mondi” al fine di “garantire il normale svolgimento delle attività e assicurare alla direttrice artistica Veaute il supporto delle competenze che l’hanno affiancata negli ultimi cinque anni”, ha spiegato il Cda del Festival con un comunicato ufficiale.
Spoleto68, dunque, sulla carta si presenta come un’edizione difficile su più fronti, compreso quello personale: Veaute lo scorso 8 maggio scorso ha improvvisamente perso il marito Marco Causi, stroncato a 68 anni da un malore. Tuttavia, prima del “siluramento” del Mic e del grave lutto, la direttrice artistica aveva ovviamente già confezionato il programma del Festival di Spoleto, che appare probabilmente il migliore di quelli a sua guida.
Il bilancio dell’ultimo quinquennio di Due Mondi è certamente complesso da tracciare. Giorgio Ferrara è stato il primo direttore artistico dell’era post Menotti, Veaute la seconda. A differenza del primo, che ha rianimato un Festival in fin di vita, lei ha ereditato una manifestazione in buona salute, con un bilancio da oltre 5 milioni di euro (l’ultimo previsionale è da 6,5 milioni) e un pubblico tornato con interesse ad attendere le proposte di Spoleto. A dispetto dei 13 Festival di Ferrara, Veaute ha voluto rimettere al centro della programmazione la musica, incardinandola ai due accordi quinquennali con le orchestre del Budapest Festival e di Santa Cecilia, che a Spoleto eseguono concerti anche con le ensemble, ma ha tardato a mettere in scena l’opera lirica, tradizionale appuntamento inaugurale del Due Mondi mancato nel 2021, 2022 e nel 2023.
A Veaute va dato il merito di aver attribuito al Festival un’impronta più internazionale, provando a seguire nella programmazione traiettorie più sperimentali in alcuni casi molto apprezzate, come Le Bal de Paris di Blanca Li, in altre decisamente meno, è il caso dello spettacolo di Yoann Bourgeois in piazza Duomo pensato per Spoleto67. La direttrice ha anche tentato di dialogare di più con la città sia durante il Festival che nel resto dell’anno, ma anche qui tra alti e bassi: bene la gradinata realizzata con fondi della manifestazione all’auditorium della Stella, ma bocciata sotto una pioggia di critiche la temporanea trasformazione di piazza Garibaldi in un bosco, mentre non ha visto la luce il museo dedicato al Due Mondi, che ha un patrimonio impressionante tra costumi, scenografie e materiale documentale. Infine, l’edizione del 2024 è stata definita dei “record” per gli incassi di botteghino, che hanno raggiunto quota 753mila euro, tuttavia l’impressione è che nell’ultimo quinquennio le presenze in città, non solo quindi del pubblico pagante, siano se non diminuite almeno rimaste stabili rispetto agli ultimi anni della direzione di Ferrara. Il balzo in avanti, insomma, non c’è stato né ci sarà perché l’epoca di Veaute finirà con Spoleto68.
Ora il testimone passerà a Cipriani, impresario della danza e del balletto che al Festival di Spoleto si è già affacciato nel 2019, quando con Ferrara direttore artistico ha presentato in piazza Duomo il Gala della danza con Eleonora Abbagnato e altre stelle italiane. Dopo la designazione del Mic, che risale al 6 marzo scorso, Cipriani è tornato a Spoleto almeno in un’occasione, ovvero per partecipare alla premiazione dei giovani talenti della Settimana internazionale della danza, ma ci si aspetta di vederlo nelle piazze e nei teatri anche per il Festival in programma dal 27 giugno al 13 luglio, dopodiché dovrà verosimilmente incontrare gli apicali della macchina organizzativa del Due Mondi.
Sulla gestione Cipriani, però, pende l’incognita della modifica dello statuto del Festival al centro di un braccio di ferro politico tra il presidente della Fondazione, il sindaco Andrea Sisti, e lo stesso ministero della Cultura. Inizialmente la novità avrebbe dovuto essere rappresentata dall’introduzione di un direttore generale, mentre negli ultimi mesi si sarebbe virato verso la nomina di un soprintendente. Per ora manca la delibera e sarà quindi, da capire in quale assetto organizzativo sarà chiamato a muoversi Cipriani, che naturalmente sta già lavorando alla prossima edizione.
Intanto il 27 giugno si inaugura Spoleto68 al Nuovo-Menotti con l’opera “Hadrian” del compositore newyorkese Rufus Wainwright, che sarà poi protagonista anche da un concerto da solista in piazza Duomo, mentre il concerto finale di piazza Duomo proporrà la Quinta Sinfonia di Mahler, eseguita dalla Budapest festival orchestra diretta da Iván Fischer. Nel mezzo va segnalato il debutto al Due Mondi di William Kentridge con “The Great Yes the Great No”, uno spettacolo multidimensionale tra opera da camera, oratorio e teatro. Per il teatro musicale attesi anche per Ersan Mondtag e Berliner Ensemble, che mettono in scena “Woyzeck” di Georg Büchner con musicisti dal vivo.
Enorme interesse si registra intorno alla versione originale di “Novecento” che Alessandro Baricco metterà in scena in piazza Duomo insieme a Stefano Bollani e a Enrico Rava. Con Spoleto68, poi, raddoppiano i concerti da camera, perché a quelli di mezzogiorno si aggiungono quelli della fascia pomeridiana.
La musica di Gustav Mahler guida i passi della compagnia di circo contemporaneo Circa, mentre nel 150esimo anniversario della nascita di Maurice Ravel, il coreografo Shahar Binyamini affronta per la seconda volta nella sua carriera il celebre “Bolero”. A Spoleto anche la Sydney dance company guidata da Rafael Bonachela portano con musiche originali di Bryce Dessner, leader dei The National e vincitore di un Grammy. Su Didone ed Enea di Henry Purcell si muovono i danzatori della coreografa andalusa Blanca Li, anche se l’esperienza immersiva e sensoriale al San Nicolò quest’anno è firmata Fattoria Vittadini.
Le proposte della prosa segnano il ritorno di Luca Marinelli nella doppia veste di regista e attore per interpretare le “Cosmicomiche” di Italo Calvino, mentre Federico Tiezzi e Sandro Lombardi riportano in scena “Edipus” di Giovanni Testori. Massimo Popolizio presenta la sua nuova regia in prima assoluta interpretata da Umberto Orsini e guida gli allievi diplomati dell’Accademia Nazionale Silvio d’Amico in una collezione di testi ispirati a efferati assassini letterari. Dalla lettura del romanzo di Giovanni Grasso “L’amore non lo vede nessuno” parte Piero Maccarinelli, impegnato in una nuova regia concepita per gli spazi di San Simone. Intorno al cartellone ufficiale gli appuntamenti collaterali e gli eventi speciali, a cominciare da quelli curati dalla Fondazione Carla Fendi, che insieme a Mahler & LeWitt Studios ospita il Centre for the Less Good Idea di Kentridge a Spoleto. Prosegue la rassegna “Musica da Casa Menotti” della Fondazione Monini con il premio “Una Finestra su Due Mondi”, così come sono confermate le rassegne curate dall’Accademia Silvio d’Amico e di La MaMa Spoleto.