di Miro Giovenale
Foto ©Fabrizio Troccoli
Stefano Mazzoni, classe 1956, dirigente, direttore generale, segretario generale di lungo corso tra Provincia di Perugia e consiglio regionale, con un passaggio nel CdA di Umbria mobilità e per circa un decennio (2008-2019) vicepresidente esecutivo di Umbria jazz.
UMBRIA JAZZ, LA GRANDE MACCHINA CHE FA DI PERUGIA UNA CAPITALE
Musicofilo con una sconfinata raccolta di cd e dischi (circa 15 mila cd e 4 mila vinili) di tutti i generi musicali e con particolare attenzione al rock e al jazz, in giovinezza ha anche provato a suonare la chitarra, amante del tennis, della giallistica e tifosissimo della Juventus. Ecco chi è il nuovo presidente della Fondazione Umbria jazz che ha debuttato con questa edizione appena conclusa. Si potrebbe dire che a Perugia Mazzoni è quasi una “istituzione”, ma è un fatto che i galloni da presidente della Fondazione Umbria jazz se li è guadagnati sul campo.
- Quale è stata Mazzoni l’emozione del debutto?
Beh ! non nego una grande soddisfazione, la musica, questa musica, è parte importante della mia vita, sono legatissimo a questa manifestazione che, per una piccola parte, ho contribuito a far crescere e oggi, con la Presidenza della Fondazione Umbria Jazz ho finalmente, in prima persona, la possibilità e la responsabilità di poter fare qualcosa di importante, per la musica, per la mia città e per l’Umbria.
- E qual è il peso di questo debutto?
Sento il peso di questa responsabilità che mi è stata affidata. Umbria Jazz ha raggiunto ormai standard elevatissimi, non si può tornare indietro, la mia principale preoccupazione è e sarà, mettere in sicurezza il Festival. E questo non è possibile farlo stando fermi. La tendenziale stabilizzazione finanziaria va ricercata nel quadro del mercato musicale esistente, non può essere un’operazione ragionieristica come qualcuno è portato a pensare per pigrizia. Viviamo in un mercato musicale dove non si vendono più dischi o CD, gli artisti vivono di concerti e di diritti d’autore basati su normative non sempre chiare e spesso aggirabili. Questo aumenta il costo degli artisti per i concerti e delle strutture tecniche che servono a realizzarli. I costi sono quasi triplicati e i contributi pubblici e privati si mantengono con fatica, difficilmente aumentano. Per reggere dobbiamo ridurre e razionalizzare intelligentemente i costi, dare vita a un programma sempre più importante ed attrattivo, investire molto di più sulla comunicazione che diventa un volano essenziale per il successo diretto e indiretto della manifestazione. Questa è la stabilizzazione finanziaria che dobbiamo perseguire.
- Se restiamo alla musica quale è stata secondo te la giornata più bella di questa edizione del festival?
Mi metti in imbarazzo con questa domanda, ma voglio provare a rispondere. Intanto voglio sottolineare lo straordinario “ritorno al passato” col concerto gratuito in Piazza IV Novembre della Super Star Africana Angelique Kidjo. Dopo il Covid e la lunga fase delle misure antiterrorismo è stata una scommessa vinta che ha ridato gioia alla città e ai turisti, ha ridato anima al Festival e offerto una musica sublime. Un’esperienza sicuramente da ripetere, magari in anteprima, così da non perdere l’incasso di una serata dell’Arena. Poi vorrei sottolineare la grande prestazione musicale di Bollani e del suo fantastico quartetto di grandissimi artisti, un Bollani maturo e non scontato. Ma vorrei richiamare ancora la grande serata al Santa Giuliana con Jacob Collier e Marcus Miller, e anche altre novità come Isaiah Collier, Mathis Picard e Jonathan Blake. Devo dire che il cartellone Jazz dei “puristi”, quello più caro a Carlo Pagnotta, quest’anno era molto bello e ricco di novità interessantissime.
- Questa mattina ho letto Umbria7, Marco Brunacci è stato molto velenoso con Umbria jazz tra qualche complimento e tanti inchini a Pagnotta è andato giù duro col giudizio su questa edizione del Festival, parlando di segnali di recessione sia per quanto riguarda il pubblico pagante, sia per la sostenibilità finanziaria della manifestazione. Insinuando alla fine il possibile arrivo del cavaliere bianco Cucinelli solo perché lo ha visto una sera con amici all’Arena Santa Giuliana …. Hai da dire qualcosa in proposito?
Rispondo solo perché me lo chiedi, altrimenti non avrebbe senso avviare una polemica priva di contenuto. L’ analisi di Umbria Jazz 2025 proposta da Umbria7 è parziale e distorta in molti punti, sembra più dettata dall’auspicio (o dal desiderio) di un fallimento di Umbria Jazz che dall’attenta valutazione dei dati reali e della prospettiva della manifestazione. Voglio soffermarmi invece sul resoconto oggettivo delle indicazioni che ci vengono dalla realtà e delle tendenze di cui dobbiamo tenere conto. Innanzitutto, se guardiamo al pubblico pagante, è da rilevare che da quando si realizza un format tutto incentrato su Perugia e articolato su diversi teatri, diversi palcoscenici e infine all’Arena, cioè per tutti gli anni 90 fino al 2015/16, il picco dei biglietti venduti è salito gradualmente e alla fine si è stabilizzato intorno alle 20/25000 unità. Poi, fatte salve le conseguenze del terremoto 2016 e del Covid (20/21/22) il picco è salito più rapidamente fino a stabilizzarsi (questa è se mai la notizia di questa edizione) tra 35 e 45000. E’ da notare che, come ho già detto, quest’anno abbiamo avuto una serata in meno di paganti all’Arena, avendo fatto il concerto gratuito in Piazza IV Novembre, altrimenti saremmo abbondantemente sopra i 38000 e non era l’anno del 50°. Altro che recessione, siamo in una nuova dimensione di Festival che dobbiamo comprendere e assecondare progettualmente! Vedo che qualcuno vuole ancora criticare la scelta del gratuito, allora bisogna sapere che il valore economico del Festival e la stabilizzazione del suo pubblico risiede proprio nell’offerta gratuita che consente ed attira il grande pubblico in città, umbri e turisti. La dimensione gratuita dà inoltre il profilo del Festival, determina l’ambiente Festival e questo ha un riscontro anche sul successo dei concerti nei teatri e all’Arena. Le due cose hanno dinamiche diverse, ma sono anche profondamente intrecciate, Il gratuito è l’anima del festival, il principale valore commerciale per la città e l’indotto, la qualità artistica e l’ambiente festival determinano le presenze paganti per più giorni o per un solo giorno. In ogni caso il pubblico è il più grande sponsor del Festival, il vero Cavaliere bianco che ogni anno arriva con numeri sempre più grandi. Infine vorrei ricordare che tra i meriti di questa edizione c’è anche il successo dichiarato da albergatori e commercianti, ci sono i 140000 passeggeri registrati da Minimetro (+ 10% sul 2024, circa 100 tonnellate di CO2 risparmiate, come 120 voli Roma-Milano), ci sono le 750 presenze alla Galleria Nazionale dell’Umbria nelle giornate di Umbria Jazz (+ 10% sul 2024), ci sono gli oltre un milione di contatti su FaceBook di Umbria Jazz Online nei 10 giorni e i circa 290000 contatti unici di copertura organica, siamo al livello dei più grandi Festival mondiali. Sono questi i dati esatti e documentati dell’edizione 2025. Aggiungo infine che il bilancio è sano, che l’indebitamento è funzionale alla gestione e che stiamo gradualmente recuperando i danni del Covid, degli effetti delle guerre e dell’aumento esponenziale dei costi di produzione, tutto alla luce del sole.
- Ho letto che si sta lavorando ad un documento congiunto col Comune di Perugia per il sostegno alla manifestazione, di che si tratta?
Ho detto prima che bisogna essere consapevoli del livello raggiunto dal Festival, indietro non si può tornare, bisogna andare avanti, per andare avanti bisogna investire, gli Enti Locali e la Regione già fanno molto … bisogna lavorare insieme per trovare nuovi investitori per far sì che il Festival resti tra i principali Festival al mondo, ognuno dei quali vale come minimo 3 volte il budget di Umbria Jazz, e per permettere al Festival di continuare a migliorarsi sempre. Il documento dirà questo.
- E sugli spazi e l’utilizzo del Santa Giuliana dirà niente questo documento?
Vedremo. La questione è importante, direi decisiva, difficile da restringere in una dichiarazione. Noi diciamo che abbiamo bisogno del Turreno e della Turrenetta, che il Pavone appena riaperto ha avuto grande successo e che il costo del Santa Giuliana è ormai insostenibile, ci costa 120000 euro di sola copertura a terra, con tutte le attrezzature di contorno, poi, da montare ogni anno. D’altra parte credo che sia difficile immaginare un’Arena fuori dal Centro Storico, danneggerebbe il clima festival e credo anche che sia difficile immaginare il Santagiuliana come stadio d’atletica attrattivo per appuntamenti nazionali e internazionali. Se sarà possibile discutere finalmente della costruzione di un nuovo Stadio per l’Atletica a Perugia noi faremo la nostra parte.
- Mazzoni, cosa ci riserva il Futuro di Umbria Jazz?
Spero cose bellissime, oltre che difficili! Ma non andiamo troppo avanti, bisogna avere visione, non fretta. Io e il nuovo Consiglio di Amministrazione siamo arrivati adesso, abbiamo cercato di portare a realizzazione nel migliore dei modi, con lealtà e determinazione, quello che era stato impostato da altri. Stiamo gia’ lavorando e lavoreremo a settembre per preparare il nostro Programma di Mandato, che presenteremo al più presto. Affronteremo tante delle questioni che qui abbiamo accennato e tante altre importanti, come Terni, Orvieto, i concerti di più vasta presenza (oltre le 5/6000 unità), Umbria Jazz a Perugia tutto l’anno e il tema strategico della formazione, ricordo che quest’anno abbiamo festeggiato il quarantennale delle Clinics con il Berklee College of Music di Boston.
- Un augurio sincero di buon lavoro a te, a Carlo Pagnotta e alla tua squadra da Passaggi magazine!