di Giampiero Rasimelli
“Fiat Lux”, finalmente la partita a scacchi truccata sul “nodo” di Perugia è finita, per lo meno nella sua parte più recente e folkloristica, visto che dura da oltre 4 lustri e che vedrà sicuramente altre tappe. Negli ultimi anni, ben prima dell’ultima campagna elettorale, il torrino degli scacchi neri (il feudatario Melasecche con i suoi bravi del centrodestra) ha occupato con scorribande in lungo e in largo la scacchiera della politichetta volta a condizionare l’opinione pubblica, dicendo che la sinistra non voleva il “nodo”, non voleva “Creti/Media Etruria per l’Alta velocità, non voleva le risorse che lui aveva trovato presso il Governo ecc …. Ma adesso (era ora!) si è mossa la Regina dei bianchi (la Presidente della Regione Proietti) con il suo Alfiere (l’Assessore De Rebotti) e finalmente, con una sola mossa la scacchiera è stata ripulita dai temerari e falsi attacchi del Capitano di Ventura Melasecche che nulla hanno portato, se non una grande confusione con la quale si voleva far passare i perugini e gli umbri da tremebondi creduloni.
E’ bastato che la Presidente Proietti arrivasse a chiedere ai vertici Anas (Presidente e Amministratore Delegato) il conto di tanta propaganda. Già durante la recente riunione della Conferenza dei servizi, la Direttrice dell’Anas per l’Umbria aveva dichiarato che il “nodo di Perugia” è nel programma Anas ma non è ancora finanziato, ora ne è arrivata una clamorosa conferma, la Regione in base a quanto scritto nelle carte ha chiesto oltre un miliardo di euro per la realizzazione dell’intera opera e la risposta è stata secca: i soldi non ci sono. Addirittura non ci sono nemmeno per il “nodino” (Collestrada-Madonna del Piano) se non i denari (6,5 milioni) già spesi per la progettazione.
È bene che questo punto basilare sia noto a tutti e che ora si avvii una partita più concreta e trasparente, senza più dividersi sul nulla o sul falso. Dobbiamo concentrarci sui veri problemi dei cittadini di Perugia, dell’Umbria e sulla dinamica interregionale che intercetta il “nodo”. E’ questione urgente che chiede risultati concreti e non sopporta più dilazioni. I lavori per il raddoppio delle rampe di Ponte San Giovanni stanno per essere appaltati. Sono lavori tanto essenziali quanto consistenti, che incideranno sensibilmente sulle condizioni di vita e di mobilità del grande quartiere perugino e che di per sé sicuramente non saranno risolutivi dei problemi del traffico nell’area e delle esigenze della cittadinanza. Ma da qui bisogna passare. E allora la priorità diventa come gestire questo importante intervento che per 2/3 anni occuperà l’arteria più sensibile della viabilità cittadina. Quali saranno gli effetti che questo intervento porterà sul traffico a Ponte San Giovanni e in tutta Perugia? quali effetti produrrà sulla vita del quartiere e sull’accesso a Perugia? quali progetti e azioni di contenimento del disagio dovranno essere realizzati a tempo di record per non paralizzare la città ? Saranno necessari e da rafforzare percorsi alternativi, validi per l’emergenza e per la prospettiva (vedi il nodo di Colonnetta per il traffico da e verso sud), l’individuazione di parcheggi di scambio a monte, un rafforzamento robusto del trasporto pubblico su gomma e su ferro (FS e Centrale Umbra) soprattutto per smaltire il traffico da e verso nord e est. E questo si potrà/dovrà intrecciare con la sperimentazione di progetti di mobilità alternativa che aumentino le frequenze del trasporto pubblico come i buxi o la guida autonoma. Dobbiamo saper sfruttare per necessità e con lungimiranza questa seria emergenza per cominciare a dare corpo a un nuovo progetto di mobilità per la città, concreto e ambizioso. Senza di questo il disagio diventerà importante e sarà difficile conviverci. Ha fatto benissimo la Presidente Proietti a sollevare questo tema in sede Anas ! L’indagine sui flussi di traffico che il Comune ha deciso di avviare oltre i dati gia’ disponibili di fonte Anas può essere utile, purchè sia fatta con rapidità, professionalità ed efficacia, anche coinvolgendo direttamente la cittadinanza. Deve servire ad indicare le cose da fare per affrontare l’emergenza rampe con un progetto di mobilità che è l’esigenza dell’oggi, oltre a darci dati freschi con i quali affrontare negoziati più ampi quando prenderanno corpo.
Questo vuol dire rimuovere il problema del progetto completo del “nodo” (Collestrada-Madonna del Piano-Silvestrini-Corciano)? Assolutamente no, sarebbe una prova di cecità, per almeno 3 motivi.
- Il primo è che si tratta di una infrastruttura di valenza interregionale, che riguarda tutto il centro Italia, che riguarda il traffico, i trasporti e lo sviluppo dei territori di quest’area, che è un tema diverso da quello della necessità di ridurre il numero di auto che accedono a Perugia. Perugia è un nodo stradale strategico per il centro Italia, non è certo una cittadina che può affrontare il nodo degli assi viari di area vasta interregionale solo con una strategia di contenimento. Quindi è essenziale conquistare un tavolo negoziale interregionale col Ministero per inserire questa infrastruttura strategica in un quadro di interventi strutturali per l’adeguamento e l’innovazione del sistema dei trasporti nel centro Italia con risorse sufficienti ad affrontare i problemi che riguardano le condizioni di base della qualità della vita e dello sviluppo nei nostri territori. Trasporti su gomma, su ferro e mobilità urbana ed extraurbana. La Presidente Proietti con l’accordo del Presidente della Toscana Giani ha dato il via a questa prospettiva (vedi l’accesso dall’Umbria all’Alta Velocità ferroviaria) che ora, dopo la tornata elettorale Toscana deve trovare la sua concretezza e la sua formalizzazione. Vedremo se sarà sensibile a questa esigenza cruciale per il centro Italia il confermato Presidente delle Marche Acquaroli (centrodestra) o se si accontenterà degli annunci elettorali sul completamento della Roma-Orte-Falconara senza una parola sul rifacimento della galleria di Baiano (Spoleto-Terni) senza della quale la Orte-Falconara rimarrà ancora una tratta di serie B. E vedremo se la Regione Lazio (centrodestra), come sembra, sarà interessata a questo dialogo interregionale, come è stato per l’emergenza pendolari ferroviari e come dovrebbe essere per il completamento della Orte-Falconara e per la realizzazione dell’asse viario Terni-Civitavecchia. Questi interventi sono fattori esistenziali per il centro Italia sinora penalizzato sia verso nord che verso sud. Ed è in questo contesto che può trovare credibile oltre che necessaria collocazione la questione del “nodo” stradale di Perugia. Altrimenti i soldi non li vedremo mai.
- Il secondo motivo è che l’intervento sulle rampe di Ponte San Giovanni, senza un robusto contenimento dell’accesso delle auto e dei mezzi commerciali rischierà di risolversi in un “bacino di contenimento” del traffico non più tra Collestrada e Ponte san Giovanni, ma direttamente sulle rampe, appunto. Per questo è fondamentale che nel tavolo nazionale sul “nodo” abbia priorità assoluta un investimento straordinario sulla mobilità perugina, nell’emergenza e nella prospettiva, mi permetto di insistere. Ho già indicato prima i titoli di questa cruciale questione, ma il tema sono le risorse. In questi anni tutti gli interventi sulla mobilità alternativa sono stati in gran parte fuori dal riparto delle risorse del Fondo Nazionale Trasporti e anche da quello regionale, scaricati tutti sugli Enti Locali (clamoroso è l’esempio del Minimetro o delle scale mobili), mentre in altre aree del paese questi o simili interventi sono stati ampiamente coperti. Bisogna assolutamente rovesciare questa situazione per affrontare le tante urgenze e per innovare profondamente la mobilità urbana ed extraurbana. Senza conquistare queste risorse Perugia può andare incontro ad un futuro molto critico.
- Infine. Al momento della verità si scopre che le risorse non ci sono e che si è creata tanta, troppa confusione. Sono passati molti anni e per il “nodo” di Perugia, come per la galleria di Baiano sono stati definiti progetti molto ambiziosi e costosi. Lo sostengono tanti esperti. Forse, arrivando più concretamente ad un tavolo nazionale dove si discuta realmente di risorse, alcuni di questi progetti potrebbero trovare utili correzioni e/o ridimensionamenti o soluzioni alternative sinora non esplorate e questo forse potrà riguardare anche il “nodo” di Perugia. Passando dal dire al fare e fissando bene i termini e la tempistica delle procedure qualche correttivo capace di abbassare i costi degli interventi e di andare incontro ad esigenze sinora inascoltate potrebbe produrre benefici e consensi alla realizzazione di queste opere essenziali. Abbiamo combattuto in questi anni con Enti (FS, Anas, ecc …) che hanno avuto una difficile sensibilità verso i problemi del centro Italia e dell’Umbria in particolare. Recuperare autorevolezza nell’interlocuzione e anche una capacità autonoma di progettazione al fine di portarla nei tavoli decisionali sarebbe una ventata d’aria fresca in questa pluridecennale contesa.
Insomma, abbiamo scritto nei Quaderni pubblicati a fine primavera scorsa come Associazione Perlumbria e Passaggi Magazine che questa dei trasporti e della mobilità è una delle scommesse decisive per il nostro futuro. La realtà ci conferma in questa consapevolezza. Se il centrodestra volesse contribuire a una fase costituente delle nuove strutture di trasporto e mobilità in Umbria e nel centro Italia sarebbe il benvenuto. Ora che il tavolo è sgombro da vecchie polemiche (media Etruria e il “nodo” di Perugia su tutte) perché non provare a costruire uno sforzo comune nell’interesse dell’Umbria? Sicuramente il centrosinistra dovrà essere il motore di questa spinta di emancipazione dell’Umbria e di tutto il centro Italia con lungimiranza e senza ombre sui principi di sostenibilità e innovazione. Intanto sarà necessario riallineare le posizioni e le proposte progettuali di Regione, Provincia di Perugia e Comune di Perugia. Ottenere concreti risultati su questo terreno può essere un segnale di controtendenza al degrado e al declino dei nostri splendidi territori in difficoltà. Una responsabilità che abbiamo verso la storia secolare che viviamo nelle nostre città e verso il futuro delle nuove generazioni.