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Con la riunione promossa dalla Provincia, l’assemblea di Ponte San Giovanni per presentare il Progetto delle Rampe, e il presidio anti Nodo si è riaperto il dibattito sul Nodo di Perugia. Questa rivista ha già preso posizione a favore, ma ritiene che un tema tanto importante necessiti di approfondimenti. Per questo pubblichiamo di seguito un articolo a favore e uno contro.

di Sauro Cristofani

Si è svolta nei giorni scorsi un’assemblea pubblica per la presentazione del progetto sul raddoppio delle rampe di accesso alla città di Perugia, più precisamente il collegamento tra la E45 ed il raccordo RAO6. E’ da tempo che si parla di quest’opera, da alcuni ritenuta risolutiva del traffico nel tratto Collestrada-Ponte San Giovanni-Balanzano, ma fino ad oggi non era stato possibile visionarne il progetto. Nessuno, tra amministratori, partiti, associazioni e comitati, ha sentito il bisogno di rendere partecipe i cittadini e le associazioni del territorio di quest’opera salvifica, per tutti questi un’occasione persa ed un plauso quindi al comitato “Chi salverà Ponte San Giovanni” di aver preso l’iniziativa. 

Durante il corso dell’assemblea sono stati rappresentati con dovizia di particolari ogni parte del progetto: dalla modifica del tracciato delle rampe di accesso, sia per la direttrice sud-nord (per chi viene da Roma e sale a Perugia) che per la direttrice nord-sud (per chi viene da Collestrada e sale a Perugia), alla realizzazione di due nuovi viadotti al posto di quelli esistenti, fino alle buone notizie della permanenza dell’uscita di via Adriatica unita e quella della realizzazione di una bretella di collegamento con l’abitato di Balanzano, in compensazione della chiusura di un passaggio a livello.

Pur ribadendo che l’opera deve essere realizzata, i tecnici-relatori dell’assemblea hanno messo in evidenza alcune criticità che destano più di una preoccupazione.

La prima, forse la più macroscopica, è che nella relazione fornita da ANAS non c’è nessun riferimento ad uno studio sui flussi di traffico, né si trova traccia in nessuna pagina. Più precisamente, ad oggi, non c’è nessuna cognizione su quale impatto avrà quest’opera nel traffico esistente, se diminuiranno le file, in che percentuale il traffico verrà snellito o quanto sarà più scorrevole. Realizzare un’opera di questa portata, dal costo di alcune decine di milioni di euro, senza uno studio approfondito sui flussi la si ritiene una grave mancanza. Si ha la percezione che si voglia solo aumentare la capacità di accumulo dei veicoli lungo le rampe. 

La seconda osservazione riguarda l’imbocco dei vari flussi di traffico sul viadotto Volumni, che ovviamente non è oggetto dell’intervento. Precisamente si avranno due corsie provenienti da sud (Roma) e due corsie provenienti da nord (Collestrada) che si andranno a congiungere all’altezza della corsia d’immissione dello svincolo di Via Adriatica determinando così la presenza di cinque corsie che si ridurranno a due nel successivo tratto di circa 200 metri, all’altezza dell’imbocco del viadotto. Un tratto troppo breve per un numero così alto di corsie.

Un terzo punto riguarda la realizzazione dei nuovi tratti di strada che, stante la fisicità dei luoghi, si avvicinano in modo preoccupante ai residenti di Via San Bartolomeo e di Via Severi, impedendone in alcuni casi l’accesso alle proprie abitazioni.

Ultimo punto riguarda la cantierizzazione dell’opera: 17 cantieri si svilupperanno in due anni di lavori con conseguente riduzione da due ad una corsia di transito. Facile immaginarne gli effetti sul traffico di Ponte San Giovanni dove inevitabilmente si andrà a riversare gran parte degli automezzi.

Come già detto, durante l’incontro nessuno ha messo in discussione la realizzazione dell’opera, ma sono stati  confermati  i dubbi in molti dei presenti, che la stessa possa essere la soluzione ai problemi del traffico lungo la E45 nel tratto Collestrada-Ponte San Giovanni-Balanzano, anche in quelli  più ottimisti sulla validità della stessa 

A questo punto alcune considerazioni non possono non essere fatte. Il raddoppio delle rampe di collegamento E45 – RAO6  è stato sempre presentato dai critici del Nodo di Perugia come risolutivo e, di conseguenza, renderebbe inutile la separazione dei flussi di traffico, tra quello locale e quello di attraversamento mediante la realizzazione del Nodo di Perugia, I° stralcio Nodino. Da quanto rappresentato non si comprende l’origine di tale certezza. Al Nodo viene contestato la presenza di un non corretto studio dei flussi di traffico; per il raddoppio delle rampe non esiste alcuno studio che possa far comprendere i benefici futuri. Si è indicato il Nodo-Nodino come deturpatore dell’ambiente e delle essenze naturali, con le nuove infrastrutture che si andranno a realizzare si inciderà pesantemente sulla qualità della vita di molte famiglie. Da ultimo si è parlato in modo allarmistico della cantierizzazione del nodino e dei suoi effetti sul traffico locale. Alla luce del progetto, tutto questo sarà nulla in confronto ai disagi che creeranno al traffico locale i 17 cantieri e le corsie uniche che si avranno durante i lavori. Colpisce il silenzio su questi temi da parte dei sostenitori del raddoppio ed avversi alla realizzazione del Nodo. 

Invece, per poter risolvere in modo deciso l’ingente volume di traffico che è presente intorno a Ponte San Giovanni c’è bisogno di entrambe le opere, sia dell’adeguamento del collegamento E45- RAO6 con il raddoppio delle rampe, che del primo stralcio del Nodo di Perugia, cosiddetto Nodino.

Nella pubblica amministrazione, come in politica, gli eventi e le situazioni o si gestiscono o si subiscono. Per l’annoso problema del traffico in questa parte del Comune di Perugia, la distanza tra gestire e subire si è notevolmente accorciata. Potremmo dire anzi che ne abbiamo le coordinate temporali. Il 10 di questo mese, il Presidente della Provincia di Perugia Massimiliano Presciutti, con una risolutezza di cui si era persa memoria, ha convocato un Tavolo Istituzionale sul Nodo di Perugia invitando Regione Umbria, ANAS Umbria, Comune di Perugia, Corciano e Torgiano, al fine di attivare un accordo di programma per la sottoscrizione di un’intesa  condivisa tra tutti gli enti da presentare al Governo Centrale e in grado di ottenere i finanziamenti indispensabili. Credo che da lì inizieranno a scorrere le lancette. L’inizio dei lavori per il raddoppio delle rampe invece potrebbe rappresentare la fine del tempo a disposizione e il passaggio dal gestire al subire una situazione. Immaginare di chiedere alla Città di Perugia, al territorio di Ponte San Giovanni in particolare, dei sacrifici della portata sopra elencati senza una prospettiva futura che sia risolutiva ed affidarsi invece alla sola realizzazione del raddoppio delle rampe, sa tanto di affidarsi alla fantasiosa scienza del procedere per tentativi alla “speriamo che io me la cavi”.

Che invece questo lasso di tempo venga utilizzato per costruire un percorso unitario coraggioso, al di fuori dei vari ricatti d’interdizione, che permetta alle Istituzioni Umbre di sedersi in modo autorevole al tavolo con il Governo Nazionale e  scombrando così qualsiasi pretesto che ne impedisce l’arrivo dei finanaziamenti.

… Ma il Nodo serve davvero? Riduce, ma di poco il traffico

di Marco Peverini*

Dalle analisi di traffico e dall’esperienza diretta delle persone, è evidente che il problema del traffico intorno a Perugia riguarda principalmente l’immissione sul raccordo Perugia-Bettolle all’altezza di Ponte San Giovanni, tra il “viadotto Volumni” e Pian di Massiano. Ciò è quanto confermato da uno studio di traffico effettuato da Anas, fatto per conto della Regione Umbria, con dati sul traffico medio giornaliero di giugno 2021, ed è evidenziato dal flussogramma (rappresentazione del traffico medio giornaliero sulle singole strade) dello stato attuale, al 2021, rappresentato qui sotto. 

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1 Fonte: flussogramma dello stato attuale al 2021, dallo studio di traffico Anas

Il 7 settembre 2023, il capo dipartimento dell’Anas per l’Umbria, Lamberto Nibbi, davanti alla Terza commissione consiliare del Comune di Perugia ha detto che «è evidente che il Nodino non può alleviare il traffico del Raccordo». Posto che il Nodino è evidentemente inutile a questo problema, e che il traffico tra Roma e Cesena o viceversa è piuttosto basso, da più parti si insiste sul fatto che il Nodo intero (Collestrada-Corciano) sarebbe risolutivo del problema di traffico sulle rampe di accesso alla città in direzione Firenze. Il fatto che il Nodo possa garantire una diminuzione del traffico di passaggio è ragionevole, ma di che diminuzione stiamo parlando? Il gioco vale la candela? 

Il dubbio è lecito. Sempre Nibbi infatti affermo davanti alla commissione che «bisognerebbe concludere tutto il Nodo e pensare che gli abitanti di Perugia lo percorrano, perché c’è pure questo aspetto qua». Cioè, la persona più competente consultata ha messo in dubbio che anche il Nodo nella sua completezza (Collestrada-Corciano) sarebbe davvero risolutivo.

Questo dubbio sollevato dal capo dipartimento dell’Anas per l’Umbria è dovuto a due aspetti problematici del Nodo:

  1. Il primo è che il tratto Madonna del Piano-ospedale – pochi lo sanno perché nessuno lo dice apertamente – sarebbe una strada a una corsia per senso di marcia (cosiddetta “strada tipo C”, con due corsie totali), per la maggior parte in galleria. 
  2. Il secondo è che il percorso del Nodo sarebbe di circa 23 chilometri, mentre con la viabilità attuale la lunghezza del percorso da Collestrada a Corciano è di circa 16 chilometri. Ciò significa che per percorrere il Nodo da Collestrada a Corciano si allungherebbe la percorrenza di oltre il 40%, e per di più in buona parte su una strada a una corsia per senso di marcia e per lo più in galleria. 

Da queste due criticità si capisce meglio l’affermazione dubbiosa di Nibbi secondo cui, una volta che il Nodo dovesse essere completato nella sua interezza «bisognerebbe pensare che gli abitanti di Perugia poi lo percorrano».

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2 I tracciati a confronto

La scarsa utilità del Nodo è confermata dallo studio sul traffico giornaliero nel tratto effettuato da Anas nel giugno 2021. Ipotizzando la realizzazione del Nodo intero fino a Corciano, il traffico sul viadotto Volumni diminuirebbe di appena l’8%. Se addirittura fosse realizzato tutto a quattro corsie (mentre ora sappiamo che il secondo tratto è a due corsie), la diminuzione totale sarebbe dell’11%. Ciò vuol dire che in una ipotetica coda all’immissione del raccordo Perugia-Bettolle, anche con il Nodo completo la riduzione sarebbe di neanche un’automobile ogni dieci, e il risparmio di tempo conseguito da chi sta in coda sarebbe verosimilmente di pochi secondi. Risparmio che è lecito immaginare si otterrà già con il raddoppio delle rampe di immissione, che è già finanziato e sarà avviato a breve. Insomma, nonostante tutto l’impegno, i cantieri, i costi pubblici, ci ritroveremmo ancora in coda e l’ utilità del Nodo, che viene sbandierata a destra e sinistra (è il caso di dire), è clamorosamente smentita dai dati!

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4/5 Simulazione di una situazione all’immisione del raccordo Perugia-Bettolle prima e dopo il Nodo: Stato attuale (a sinistra) e proiezione con il Nodo completo secondo il flussogramma Anas (a destra) in cui c’è una macchina in meno ogni dieci in coda. Immagine ritoccata con software IA.

Ciò che è certo invece è che il Nodo avrebbe una spesa pubblica ingentissima (500 milioni preventivati per il Nodino, circa 2 miliardi per il Nodo completo), un consumo di suolo enorme (92 ettari solo per il Nodino, non ancora quantificabili per il Nodo), grandi emissioni di CO2 e consumo di materiali per il cemento e un gigantesco numero di camion che dovrebbero trasportare terra di scavo intasando le normali strade di Perugia per anni.

Ha senso sostenere un progetto del genere? Con quali ragioni, se non solo con quella di far fluire soldi pubblici nel sistema degli appalti stradali? E anche così, nelle mani di chi finirebbero quei soldi, che sono pubblici e vengono dalle nostre tasse? Oppure, viene il dubbio che i politici umbri continuino a sostenere quest’opera perché non ha altro di meglio da proporre al nostro territorio, anche perché lo studio Anas è pubblico e i numeri sono chiari.

Si tratta insomma di un’opera inutile dal punto di vista della viabilità, dannosa per il territorio e i conti pubblici. Mettiamoci una pietra sopra, smettiamo di parlare del Nodo/Nodino (su cui sono già stati spesi inutilmente fiumi di parole e 10 milioni di euro) e domandiamo ai nostri rappresentanti di chiedere i soldi ai ministeri per le cose che servono davvero. Quante altre cose davvero utili si potrebbero fare con quelle somme? Si potrebbero invece spendere nell’adeguamento della struttura esistente con misure di sicurezza e mitigazione della velocità, pannelli fonoassorbenti a Ponte San Giovanni e la manutenzione delle strade per molti decenni: se pensiamo che per il 2023-24 il comune di Perugia ha destinato 3 milioni di euro alla manutenzione stradale, quanta manutenzione stradale si potrebbe fare con quei 500 milioni/2 miliardi? 

Riportiamo ancora una volta l’esempio della regione tedesca del Brandeburgo, che nel luglio 2023 ha approvato un nuovo piano di mobilità per cui le strade statali esistenti saranno solo mantenute e non ne verranno costruite di nuove. Al loro posto, saranno costruite piste ciclabili e superciclabili sicure, di collegamento tra tutti i centri urbani. Inoltre, secondo il piano ogni città e sobborgo del Brandeburgo sarà servito da autobus o treni a frequenza oraria, indipendentemente dall’utilizzo effettivo. Infine, le principali città – Berlino, Amburgo, Dresda, Lipsia – saranno rese raggiungibili da qualsiasi punto del Paese in un massimo di due ore. Il tutto seguito da un programma dettagliato per riattivare le linee ferroviarie in disuso e stabilire lo standard operativi per i diversi mezzi di trasporto pubblico. Con questo piano l’obiettivo del Brandeburgo è che «nel prossimo futuro il 65% degli spostamenti dovrà avvenire con i mezzi pubblici, in bicicletta o a piedi». Questo si che è “avere un piano”.

Ci sarà qualcuno che metterà in fila questi argomenti al “tavolo istituzionale” indetto dal presidente della provincia di Perugia per il 10 settembre alle 12.00? Sicuramente ci saranno, anche se fuori dal tavolo, le tante persone che si sono informate e che hanno capito che il Nodo è un favore all’industria del cemento e un fardello insostenibile per gli umbri.

Marco Peverini, perugino, è ricercatore in Urbanistica presso il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano