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Fabio Maria Ciuffini racconta la vera storia della Perugia quattrocentesca costruendo questo dialogo-fiction dove però i fatti sono reali, tratti da diverse pubblicazioni come il Bonazzi e il recente libro di Luciano Taborchi su Biordo Michelotti che conferma e approfondisce il buon governo di questi a Perugia. Un modo fantasioso quello di Ciuffini di scrivere una vicenda del tutto reale, che suona come dura critica della figura di Braccio Fortebraccio. Perugia lo festeggia, mentre il vero eroe perugino che governò bene la città e che ne rispettò le libertà comunali fu Biordo Michelotti. Questi venne ucciso da Braccio poi sconfitto da Papa Martino V. E il Cinquecento perugino diventò totalmente papalino.

di Fabio Maria Ciuffini

Un qualche anno dopo il 1416. Guidobaldo scosta la pesante tenda di cuoio della bottega dell’orefice. Dentro c’è un battiloro che sta spianando una verga d’oro sull’incudine  e Vezio, seduto al banco, che sta intagliando un monile.

GUIDOBALDO: Mastro Vezio, buondì. Posso entrare?

VEZIO: Ci mancherebbe, qui entrano solo nobili. Quelli che pagano, però. E non fanno perdere tempo in chiacchere

GUIDOBALDO: Mi dispiace, Vezio, non compro niente. 

E in più voglio parlarvi. In via privata.

VEZIO: Parlate pure allora. Il battiloro non sentirà nulla, ha le orecchie tappate. In bottega non c’è nessun altro.

GUIDOBALDO: Beh, caro Mastro, in passato abbiamo avuto le nostre discussioni …

(E Vezio interrompe)

VEZIO: Sì, dite pure che abbiamo litigato. Di brutto.

GUIDOBALDO: È vero. E dimentichiamolo. Ora mi interessa sapere come la pensate: sulla pace.

VEZIO: Quale pace?

GUIDOBALDO: Quella che annunciò Braccio entrando a Perugia a cavallo: “Vi porto la pace.”

VEZIO: Sì, proprio! Non fu pacificazione ma occupazione! Era il deserto e la chiamarono pace!

GUIDOBALDO: Tacito. Non pensavo sapeste di Tacito.

VEZIO: Se volete ve lo dico anche in latino. Desertum fecerunt et pacem appellaverunt. 

GUIDOBALDO: Grazie del vostro latino. Complimenti! Ma già la vostra risposta in perugino mi pare chiara. E vi dico che corrisponde alla mia. Sì, c’è un deserto e si chiama Braccio Fortebraccio. O no? E per impedirlo l’abbiamo respinto con le armi in pugno tre volte: nel 1403, nel 1406 e nel 1408/1410. 

Lui e i suoi sodali!

(Improvvisamente il martello del battiloro smette di battere sull’incudine. Silenzio …. E Mattiolo il battiloro chiede di parlare. Ma non aveva le orecchie tappate? )

Mattiolo: Nel 1410 c’ero anch’io. Lui aveva assoldato un traditore, un Mario napoletano, per aprirgli di soppiatto le porte. Ma per fortuna un popolano, Tommaso di Giorgio scoperse tutto e ci avvisò. E quando Braccio nonostante tutto riuscì ad entrare in città furono i nostri petti a fare una barriera inespugnabile! Le donne dalle finestre gettavano cenere e acqua bollente sui soldati dell’invasore. Poi ci fu anche un terzo assalto a Porta Sole che fu vano e riuscimmo ancora una volta a cacciare Braccio e i suoi … E ci furono un centinaio di morti nostri, perugini, a testimoniare l’accanimento della battaglia!

(E Mattiolo sottolinea le sue parole con vigorosi colpi di martello)

VEZIO: E noi Raspanti  giù a sassate. E c’erano più sassi dei nostri che vostre nobili frecce. E c’erano donne che gli tiravano i coppi dai tetti.

(Guidobaldo tace. E Mattiolo interviene nuovamente.)

MATTIOLO: E a maggio del 1416? Fu lo stesso. Braccio assaltò Perugia e noi lo respingemmo. E dopo la battaglia di 

S. Egidio il 1416, a luglio, perché gli cedemmo la città? Avremmo potuto resistere entro le mura. E ho sentito allora puzzo di tradimento. E quando, Braccio entrò, fu il giorno della vergogna!

(Guidobaldo e Vezio assentono vigorosamente. Poi riprende la parola Vezio.)

VEZIO: Ricordo che i Magistrati fecero murare le porte ma i perugini, i più bellicosi uomini d’ Italia, quando i soldati di Braccio Fortebraccio venivano a provocarli saltavano armati giù dalle mura. Eh, se non avessero ammazzato Biordo Michelotti! Come un cane!  Adesso non saremmo a questi frangenti. E pensare che Biordo fu così generoso che una volta salvò la vita e la libertà a  Braccio.

GUIDOBALDO: Beh, però anche Biordo era un capitano di ventura come Braccio.

VEZIO: Come “anche Biordo”? Lo abbiamo chiamato noi, perugini, tutti. Anche voi nobili, seppure di malavoglia. 

C’è una bella differenza. Perugia ha preso Biordo e Braccio ha preso Perugia. Me lo ricordo ancora, Biordo. Ero ragazzo quando fu accolto da tutti come una liberazione. Ci furono feste e grandi allegrezze. E invece quando entrò Braccio a Perugia fu solo tristezza … E lui, Biordo,  rispettò le libertà comunali, il Consiglio Grande e le Arti. Mica come Braccio! E si fece chiamare Gonfaloniere del Popolo. Del Popolo, capito? 

E il Popolo lo amò come nessun altro prima di lui! 

GUIDOBALDO: Sì, ammetto che Biordo aveva carisma. Sapeva parlare ai popolani e ai nobili. Però quell’amore smisurato ce l’ebbero solo i raspanti, come voi Vezio! Noi Nobili molto meno … lo ammetto.

VEZIO: E lo sapete che vi dico? Fu l’abate a pugnalarlo, certo. Con un abbraccio mortale, anche se i preti adesso negano. Ma si dice che ci fu una manina. Un mandante. E il giorno dell’assassinio lui, Braccio, era fuori delle porte di Perugia e voleva entrare …

GUIDOBALDO: Non dite niente, Vezio. Attento. C’è pieno di leccaculo oggi. Anzi, di Lecca Braccio. Che poi è la stessa cosa.

VEZIO: No, non dico niente. Ma chi è che voleva il campo libero per prendersi Perugia?

GUIDOBALDO: Qualcuno dice che ce lo siamo meritato. Prima abbiamo lasciato assassinare Biordo Michelotti, poi un continuo alternarsi di fazioni: Raspanti o Becherini, Popolo o Nobili.  Perugia, sempre più divisa, è finita in mano al Papa. 

E lo sapete cosa dicono alcuni? Meglio Braccio che il Papa. Sì: la padella o la brace! Però, Vezio, che facciamo adesso? Credete che possiamo tentare? Pensare a una sollevazione? 

VEZIO: Non so se ne arriverà mai il momento, purtroppo.  Perugia è piena di spie. Ed è occupata militarmente. E c’è lo spettro dell’impiccagione per chi osasse … No, non c’è speranza. Il massimo che possiamo fare e non andare alle sue feste, alle sue celebrazioni della vittoria … E poi disobbedienza civile, non pagare le tasse, andarsene in un’altra città .. Per ora bisogna solo aspettare. E sperare.

GUIDOBALDO: Allora, visto che non possiamo farcela da soli non resta che sperare in un aiuto esterno: Firenze, o il Papa o tutti e due.

(Mattiolo smette ancora di battere e grida …)

MATTIOLO: Il  Papa, forse, o Firenze, ma non gente come i Baglioni o altri nobilucci! Dobbiamo rifare l’Universitas civium Perusii! Come nel secolo d’oro!

GUIDOBALDO:  Bah. Mastro Mattiolo anche Cesare volle restaurare la Repubblica e finì in un impero.  E poi la gloria dei Comuni si è spenta dappertutto. Firenze, Milano … Ma tempo verrà, che qualche forza esterna lo abbatterà .. E Braccio avrà magari perso la vita e noi perugini la dignità, per non aver il avuto il coraggio di farlo da noi …

(La tenda di cuoio della bottega viene scostata rapidamente ed entra un nuovo cliente. È rosso in viso, entusiasta e grida. )

CLIENTE: Braccio ha mosso contro l’Aquila e dicono che conquisterà l’Abruzzo. E Perugia sarà sempre più grande … 

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Biordo Michelotti

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Braccio Fortebraccio

E qui finisce il Fantacolloquio. E come saprete tutti, l’Aquila invece fu fatale per Braccio. Venne sconfitto in battaglia e – gravemente ferito – morì poco dopo. 

Anche sulla sua morte si allunga un’ombra di mistero. 

E fatemi dire ora alcune cose.

Certo Braccio Fortebraccio fu un grande Condottiero e di capacità guerresche pari alle sue ambizioni smisurate. 

Non a caso si parla oggi di uno “stile braccesco” nella condotta delle guerre. 

Ma politicamente fu solo un dittatore militare che conquistò Perugia con la violenza e solo dopo una lunga serie di  tentativi frustrati dal valore dei Perugini. 

Eppure a Perugia da qualche anno si celebra in pompa magna proprio quella giornata che i tre partecipanti al colloquio chiamano la giornata della vergogna..

E lo slogan che accompagna quella  rievocazione si intitola  Perugia, dal Medioevo al Rinascimento”.  

Però associare l’asservimento di Perugia ad un felice passaggio al Rinascimento mi pare un’interpretazione alquanto arbitraria. La grande stagione rinascimentale nasce da cultura, umanesimo, arte. Perugia nel 1416 non entra nel Rinascimento, ne precipita fuori insieme alle sue neglette Arti. Non è un alba è un eclisse. Che senso ha celebrarla? 

E se mi consentite, quella celebrazione mi pare tanto ricalcare una vecchia concezione del Medioevo storicamente sbagliata. Quella che lo vede, anche il tardo Medioevo, come un periodo di cieco oscurantismo. 

Ed invece nei Liberi Comuni italiani ed anche a Perugia il Medioevo fu un tempo di luce, di rinascita e il 1200 perugino fu giustamente chiamato “Il secolo d’oro”. 

Se proprio dobbiamo celebrare qualcosa celebriamo quello.