di Stefano Ragni
Si rinnova dal 27 giugno l’appuntamento con la musica di Angela Hewitt, rinomata pianista canadese che si appresta a traguardare la diciannovesima edizione del suo festival lacustre. Trasimeno, ma non solo, visto che domani sera sarà la grande aula di san Francesco al Prato ad accogliere nel capoluogo un singolare appuntamento che quadruplica la voce del pianoforte. Orchestra da camera di Perugia e altri tre solisti per la concertazione dello smisurato Concerto BWV 1065 di Bach, Con la Hewitt, impegnata anche nella direzione, suoneranno Jaeden Izik-Dzurko, Chiara Biagioli e Jonathan Ferrucci. Naturalmente la nostra Angela non rinuncia al suo Mozart smagliante, con una personale apertura col Concerto K 467. Al centro della serata saranno due pianoforti a dialogare tra loro, con il Brahms delle Variazioni_Haydn e la trascrizione del poema coreografico La valse di Ravel, ultima partitura dove si vaporizza il sogno della Belle-Epoque sui ritmi della scintillante danza.
Venerdì sarà la volta del ritorno in Umbria di Jordi Savall, il rapsode della viola da gamba tante volte apprezzato agli Amici della Musica. Il castello dei Cavalieri di Malta di Magione, simbolo dell’ultimo baluardo che i militi con la croce opposero alla violenza islamica riceverà forse uno scossone al suono di strumenti orientali quali il kanun, il santur, il liuto e la chitarra moresca. Ma tant’è, ormai noi europei siamo abituati a incassare.
Sabato 29 Angela si unirà in trio con Ester Hoppe e Christian Poltera per Bach, Shostakovic e Brahms, lasciando poi la pedana, il 30, al Quartetto Vale che si varrà della chitarra di Petrit Ceku per una pagina rarissima di Szimanowsky, l’op. 17, e per il Quintetto di Castelnuovo Tedesco, maestro italiano fortunosamente sfuggito alla Shoà.
Lunedì primo luglio è prevista una scansione didascalica con il direttore e organista Rudolf Lutz che illustrerà in san Pietro le cantate di Bach che dirigerà alla guida della Bach-Stiftung di san Gallo. Incontro speculare a quello del giorno seguente con sir Simon Schama che converserà col giornalista canadese Eric Friesen nella sala dei Notari del Palazzo dei Priori. Entrambi gli incontri saranno in inglese.
Chiusura il 3 all’Oratorio di san Francesco dei Nobili ancora col pianoforte di Angela, impegnata in due appuntamenti consecutivi, alle 16 e alle 19 e trenta con Bach, il Chiaro di luna di Beethoven e le Variazioni Bramhs-Haendel.
L’anteprima del festival stavolta sarà nella serata del 26 giugno nella piazzetta del borgo di san Savino, Angela con la chitarra di Petrit Ceku e la voce di Anna Bonitantibus. Il luogo speciale della serata vuole essere lo sfondo di un ricordo del Trasimeno Festival della figura di Guglielmo Beneduce, uno dei primi entusiasti sostenitori della manifestazione.
Siamo sempre grati alla Hewitt per la sua generosa sensibilità in merito alla acquisizione del prezioso codice del Transivlano di frate Gerolamo da Diruta.
La nostra rivista si era puntualmente occupata della importante azione messa in atto dal coro di Deruta e dalla associazione S. Anna per venire in possesso dell’antico trattato organistico messo all’asta da un antiquario di New York, Ebbene, in febbraio, nel corso di una memorabile serata. Angela offrì, a titolo assolutamente gratuito un suo grande concerto nel quale eseguì l’integrale delle Variazioni Goldberg. Gesto di grande dedizione alla musica e di palese amore per l’Umbria, una terra che ha accolto sin da subito la grande maestra canadese con affetto e ammirazione.
Certo, amare l’Umbria è facile, soprattutto il suo occhio azzurro, il Trasimeno, quando si presenta nella sua veste migliore. Ci fa dimenticare questa acqua che riverbera i colori del cielo, il nome nefasto che gli avevano attribuito gli Etruschi, Tarsminss, “il luogo che si asciuga”.
Su questa superficie smeraldina si è specchiata anche un’altra grande pianista, la franco-statunitese Helène Grimaud. Classe 1969, una sola, fugace presenza agli Amici della Musica, nativa della città gemellata, Aix en Provence, la stravagante artista si rese famosa per una convivenza con un branco di lupi da lei allevati nella sua casa nello stato di New York nel quadro del Species Survival Plan promosso dal Wolf Center. Una crisi epocale, una caduta di umore e di motivazioni, all’inizio degli anni 2000 spinse la ancor giovane pianista a un viaggio in Italia, quella esperienze di felicità che, codificata da Goethe e da madame de Stael, ha spinto milioni di pellegrini della bellezza a cercare rigenerazione e sollievo spirituale nei paesaggi e nei tesori d’arte del Bel Paese. Sbarcata a Roma, approdata ad Assisi, la città serafica, Helène trovò ospitalità in un convento di Clarisse e da lì mosse i suoi passi per un solitario tour che le facesse ritrovare se stessa. Sulle rive del Trasimeno, come narra in un suo celebre libro, Lezioni private (Bollati Boringhieri) scoprì come rendere grazie a una folgorazione:
<< Ecco cosa mi hanno insegnato le mie passeggiate sul Trasimeno: se gli uomini non credono più nella vita, né in sè stessi e nel loro destino, perché il mondo dovrebbe credere in loro? L’hanno devitalizzato! Hanno messo gli angeli, i fantasmi e tutti i segni del destino che Dio o qualche folletto faceto mandano loro nel reparto delle maschere del carnevale. Gli uomini non hanno più spirito, perché la natura dovrebbe rivelare loro i suoi? Niente più spirito negli uomini, niente più spiriti nella natura. Capisce perché i laghi si prosciugano?>>
E così, nella natura del lago, Helène riscoprì la musica immensa, quella che si cela nella natura.
Analogo percorso verso la terra di san Francesco sembra aver affrontato un’altra grande pianista, Ilana Vered, nata nel 1943 a Tel Aviv, prima della proclamazione dello stato di Israele. Trasferitasi negli Stati Uniti ha colto a New York i suoi primi successi che l’hanno portata a impadronirsi dei grandi concerti con orchestra, imponendosi, appena tredicenne, alla critica internazionale.
Ma come per la Grimaud, qualche tarlo rodeva anche l’anima della prestigiosissima fanciulla ebrea. Dopo anni di serate in mezzo mondo, anche Ilana ha sentito il bisogno di fermarsi dalla ridda delle tensioni concertistiche e di rigenerarsi in qualche luogo appartato e silenzioso. L’Umbria gli ha ancora una volta aperto le sue porte e un provvidenziale corso di pittura a Monte Castello Vibio l’ha immersa nel fascino incantatorio della nostra regione. Da lì la scoperta di Perugia e l’idea di condividere, sin dal 2005, la bellezza della città con la sciame di allievi sparsi nei cinque continenti. Nacque allora il Perugia Music Fest che ogni estate, tra luglio e agosto, inonda di pianisti americani, europei e asiatici alberghi, ristoranti e sale da concerto.
Ma questa è un’altra storia.