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di Giampiero Rasimelli

L’ analisi dei flussi elettorali elaborata con la consueta precisione dai professori Bracalente, Forcina e Falocci, riportata integralmente su Passaggi Magazine, fornisce indicazioni determinanti per leggere l’esito e la dinamica del voto nelle elezioni Comunali 2024 a Perugia e Foligno.
Nel nostro commento non ci soffermiamo sulla tradizionale creatività di una parte ridotta dell’elettorato che fa del voto differenziato tra elezioni politiche (in questo caso Europee) ed elezioni amministrative la sua forma espressiva, comunque utile da indagare, visto che questo fenomeno e’ costato alla candidata Ferdinandi la possibile vittoria al primo turno. Vogliamo rilevare, invece, alcuni dati di particolare significato nella dinamica elettorale e decisivi riguardo all’esito finale.
1) Al ballottaggio di Perugia la candidata Scoccia perde circa 4000 voti rispetto al primo turno, il 20% degli elettori delle liste civiche a suo sostegno e il 12-13% di quelli della Lega e del suo stesso partito FdI. Avevamo anticipato in un articolo pubblicato da Passaggi Magazine tra i 2 turni che non sarebbe stato facile per il centrodestra partito favorito, che ha vissuto il ballottaggio già come fosse quasi una sconfitta, e senza il traino dei candidati, in particolare civici, riportare al voto tutti gli elettori. Questa volta le liste civiche del centrodestra, sempre molto forti al primo turno, hanno pesato al contrario rispetto al 2014 e al 2019, forti sì, ma non sino in fondo.
2) Al contrario le liste civiche del centrosinistra, in una conformazione del tutto inedita, hanno avuto un peso determinante al primo turno e una quasi totale compattezza al secondo.
3) Altri 2 elementi risultano poi determinanti circa 1500 voti sono passati al ballottaggio dal centrodestra alla Ferdinandi e circa il 5% dei non partecipanti al voto nel primo turno (più o meno 2000 voti) hanno deciso di scendere in campo nel secondo a sostegno della Ferdinandi, mentre relativamente basso è stato il passaggio di voti dagli altri candidati del primo turno alla Ferdinandi nel ballottaggio. Anche qui si conferma quanto sostenuto nel precedente articolo: l’onda emotiva suscitata dalla campagna elettorale della Ferdinandi, il cambio di agenda politica imposto dalla candidata e dal centrosinistra nel confronto elettorale hanno trovato un riscontro positivo nell’elettorato che è durato e si è ampliato nei momenti salienti della contesa
4) A Foligno, dove lo scarto di voti a favore del centrodestra è di soli 27 voti, ci preme sottolineare non tanto la più generale analisi dei flussi quanto 2 macroscopiche rilevazioni: una scarsa fedeltà dell’elettorato M5S al progetto della candidatura Masciotti sia al primo che al secondo turno e il fatto che al ballottaggio l’elettorato delle liste civiche escluse ha in gran parte votato Masciotti (il 75% della lista Finamonti e il 40% della lista Presilla, che aveva invece dato indicazione di voto per Zuccarini). Ciò che testimonia le difficoltà di compattezza del centrosinistra folignate e le difficoltà del confronto tra civici che già si erano manifestate nel pre-campagna elettorale. Difficoltà esiziali alla luce dei risultati, esattamente il contrario della dinamica perugina.

Le indicazioni che vengono dal voto sono che il centrosinistra sta recuperando a Perugia, a Foligno e in tutti gli altri comuni al voto in Umbria la sua forza (se si eccettua il caso di Gubbio, che dà comunque i suoi precisi insegnamenti), che il gioco delle liste civiche e dei candidati civici è sempre più determinante a livello locale, che la compattezza degli schieramenti (centrodestra o centrosinistra) è la condizione determinante per costruire un’affermazione elettorale e prima ancora per destare l’interesse dell’elettorato, si veda non solo il dato, citato, del centrosinistra di Foligno, ma anche la parabola elettorale del centrodestra dalla sconfitta di Terni contro Bandecchi a quella di Perugia contro l’outsider Ferdinandi.

Il primo gesto di Vittoria Ferdinandi alla conferenza stampa di insediamento va sottolineato. Ha detto subito e senza esitazione che il bilancio comunale è sano. Così, con classe e corretteza, è stato dato atto all’amministrazione uscente del risultato positivo ed è stata chiusa, speriamo, l’annosa polemica sul “buco di bilancio” agitata dal centrodestra dal lontano 2011/12. La verità è che si trattava solo di una manovra tecnica figlia dei provvedimenti dei Governi Letta e Renzi che dettavano le linee dei nuovi modelli di bilancio per i Comuni e la spalmatura su 30 anni dei debiti comunali, fatta per aiutare i Comuni, come affermato dalla già annunciata assessora al Bilancio della prossima Giunta Comunale di Perugia Alessandra Sartore e come riportato nella relazione di fine mandato a firma Andrea Romizi nel 2019. Il bilancio comunale oggi è sano anche grazie a quei provvedimenti.

Ora la partita delle elezioni regionali nel prossimo autunno è veramente aperta. Aperta e non scontata, né per il centrodestra, né per il centrosinistra.
Per il centrodestra non sarà facile rappezzare una coalizione che ha subito negli ultimi 2 anni numerosi scossoni, sinora coperti dall’ascesa del melonismo che però, ogni giorno che passa, si dimostra una coperta sempre più stretta. E non sarà facile nemmeno ricostruire un profilo programmatico accattivante sulla scorta dei magri e mal percepiti risultati di questi anni del Governo Regionale. Presentarsi come forza del futuro con le parole d’ordine di 5 anni fa e con i risultati di questo quinquennio sarà difficile, come è stato a Perugia in una campagna che non aveva nulla da incassare e che tornava alle polemiche strumentali del 2014 sul buco del bilancio comunale, sulla sicurezza in città, sull’inefficienza e sulla mancanza di innovazione della sinistra, per poi degenerare nell’invocazione di una lotta tra il bene e il male. Sarà ancora così?
D’altra parte per il centrosinistra non sarà automatico e facile proporre una coalizione coesa, un profilo programmatico condiviso, una o più aggregazioni civiche capaci di dare un contributo unitario e importante alla coalizione, un candidato o candidata Presidente capace di rappresentare con forza ed energia queste innovazioni politiche dopo il naufragio del 2019. Non potra’ esserci una dinamica fotocopia dell’esperienza di Perugia, ma in quella direzione bisognerà andare per dare una chance credibile al centrosinistra umbro. E, al di là dei dibattiti più o meno strumentali, sarà decisivo non solo unire con compattezza tutte le componenti fondamentali del centrosinistra, ma anche dare una casa o una prospettiva all’elettorato moderato che risulta e risulterà decisivo, al pari di tutto il resto, per vincere uno scontro stretto anche in Regione.

Il sogno e la realtà. Vittoria ha risvegliato i perugini ripetendo in ogni dove che l’amore per la città è non rassegnarsi ad un eterno presente fatto di crisi, di inconcludenza amministrativa, di riduzione dei servizi, dei diritti, di rassegnazione alla deriva di una delle città più belle d’Italia, ricca di patrimonio storico, culturale, politico, sociale, di cittadinanza. Questa è stata la molla che l’ha portata e ci ha portato al successo, che ha modificato l’agenda politica e messo in difficoltà il centrodestra. Lo stesso sogno il centrosinistra potrà rilanciarlo in Umbria e per l’Umbria, una regione per tanti anni simbolo di innovazione, di sapere, di bellezza, di diritti, di apertura al mondo, oggi sprofondata quasi nella serie C dei territori del nostro paese, nell’oblio della depressione istituzionale, in una crisi di soffocamento della vita regionale che vede non solo crescere la povertà, ma anche tanti giovani andarsene mentre tanti turisti scoprono sempre più la bellezza dei nostri luoghi.
La sfida di Vittoria e di tanti altri sarà avviare a Perugia i nuovi sogni, capaci di alimentare e far crescere la realtà e nel contempo gestire una realtà ferita, ricca di emergenze, disfunzioni, inefficienze, di contenziosi da aprire o sanare, di compatibilità da rispettare o rifiutare, di poche risorse da allocare e di tante da ricercare con abilità e intelligenza, di un confronto più alto e qualificato col Governo Nazionale e con l’Europa. Perugia non potrà vivere e progettarsi senza compiere questo difficile e tortuoso percorso. E i sogni non potranno avviarsi senza partecipazione, unità dei territori, dialogo con le migliori competenze. Amministrare con visione, efficacia, competenza, partecipazione e con la determinazione necessaria a superare ostacoli di ogni genere per il bilancio comunale, nei trasporti, nei servizi sociali, nella sanità, nelle politiche per lo sviluppo economico e l’ambiente è il compito gravoso e insieme entusiasmante che spetta alla nuova Sindaca e al nuovo Consiglio Comunale. Tanto per dare qualche nome e cognome a tutto questo, stiamo parlando di manutenzione urbana e stradale, di apertura di un confronto serio con BusItalia e le altre agenzie sul trasporto pubblico cittadino e sulla sosta, del nodo Ponte San Giovanni, della valorizzazione e riabitazione del centro storico, delle scelte urbanistiche per la riconnessione del tessuto urbano, della ricostruzione di comunità partecipate nei quartieri, della medicina territoriale e delle sue strutture funzionali, della difesa e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano, dello Stadio, delle Università, dell’Alta Formazione, della cultura e delle attività culturali come motore e fattore identitario della vita cittadina e come risorsa economica per le imprese e per il turismo.

La sfida di Perugia parla all’Umbria. Il sogno che Vittoria ha suscitato a Perugia parla anche direttamente al confronto politico ed elettorale regionale, parla ai territori dell’ Umbria e parla alla Regione. Il voto di Perugia ha indicato un’esigenza e una via, ha aperto il confronto politico su una nuova città e su una nuova Regione. Perugia vuole e deve riconquistare a pieno il suo ruolo di capoluogo regionale. Se Perugia non torna ad essere un importante, insostituibile, centrale motore della vita regionale la regione tutta pagherà un prezzo serissimo alla crisi, nel presente e in prospettiva. Per lunghi anni c’è stato un grande equivoco sull’idea della regione policentrica. Questa raffigurazione efficace e suggestiva della ricchezza del nostro territorio è stata interpretata in modo ristretto, legato quasi soltanto alla redistribuzione delle risorse, altro concetto giusto e positivo, ma utilizzato spesso dai territori dell’Umbria contro Perugia, con l’obbiettivo di ridurne o contenerne il peso nel sistema regionale. Ora siamo arrivati al punto limite e se il sistema regionale non torna a respirare in una logica funzionale e solidale andremo incontro ad una prospettiva cieca. La regione policentrica deve essere una rete efficiente, partecipata, ma anche un sistema funzionante e se la rete non ha i suoi nodi, Perugia capoluogo regionale e Terni capoluogo di Provincia e questi non hanno il giusto motore la rete non funziona e le difficoltà colpiscono tutti. L’Umbria è un insieme straordinario di gioielli, ma senza lo scrigno questi gioielli rischiano di perdersi tutti, di essere preda del mercato e svalutati in esso. D’altra parte i territori debbono relazionarsi in modo sempre più nuovo ragionando anche per aree e dando vita a più forti collaborazioni tra loro e nella rete. E’ su questo terreno che deve prodursi l’innovazione politica e istituzionale che può dare una prospettiva all’Umbria tirandola fuori da un provincialismo che è tornato ad ottundere da tempo la vita regionale. Perugia può dare un contributo determinante a questa esigenza e a questa urgenza, anche se non sarà facile, perché la situazione non è facile. Ma c’è una novità, siamo tornati a parlare di sogni e i sogni sono fatti per guardare avanti, per dare coraggio, per forzare la realtà. E noi “siamo fatti della stessa materia dei sogni”, per dirla con Shakespeare.
Perugia ha probabilmente aperto la strada a che l’intera Umbria si appropri del proprio destino.