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di Ilaria Borletti Buitoni
Foto ©FCDO/Kevin Moran

È donna, di origini nigeriane e da pochi giorni leader del partito conservatore inglese, quello che in tempi lontani aveva espresso personalità come Margaret Thatcher e Winston Churchill: Kemi Badenoch è stata chiamata con una larga maggioranza a risollevare le sorti dei Tories umiliati da una cocente sconfitta elettorale e da una serie di primi ministri non degni di un grande paese come è la Gran Bretagna.
La leader dell’AFD in Germania,  Alice Weidel, non ha fatto mistero della propria omosessualità e convive alla luce del sole con un’altra donna e la loro figlia.  In Italia la prima Presidente del  Consiglio donna viene dalla destra: si è definita un “underdog” ed ha portato un partito ad una cifra a governare il paese.
I diritti non dichiarati ma vissuti: esempi che raccontano una mutazione quasi improvvisa nella leadership di molti partiti di destra. E la sinistra? Attorcigliata su se stessa e sedotta dalla cultura woke  si è lasciata sfilare non solo le paure ma anche i cambiamenti della società. Non ha capito che gli slogan politicamente corretti sono meno efficaci  che i comportamenti  esibiti. Sì vota  a destra per insicurezza, votano a destra i ceti più colpiti dalla recessione, dalla globalizzazione, dall’inefficienza del sistema pubblico, dalla paura dell’immigrazione. La destra da messaggi semplici, rassicuranti quasi elementari e seppur spesso scivoli in slogan figli di un’ arcaica e persino razzista cultura  della società , nei fatti ha saputo guardare avanti attraendo in questo modo consensi che forse, in passato, non sarebbero stati suoi.