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di Gabriella Mecucci

In Umbria novembre è il mese del libro. Sia a Perugia che a Terni arrivano autori importanti e anche quest’anno gli incontri sono stati molto affollati. Il nuovo direttore artistico di Umbrialibri è Nicola Lagioia che ha alle spalle la grande esperienza di direzione del Salone del libro di Torino e una ormai lunga carriera da scrittore, ricca di riconoscimenti.

Nicola, qual è il bilancio della sua prima edizione di Umbrialibri? Sul ramo perugino della manifestazione sono piovute  alcune critiche. Si è detto che gli editori locali avevano venduto meno degli anni passati perché la location della Rocca Paolina sarebbe sbagliata. Cosa ne pensa?

Avevamo già detto che l’edizione 2025 sarebbe stato un  numero zero, pensata e organizzata perdipiù in tempi molto ristretti, ma il bilancio complessivo mi sembra positivo. Gli incontri sono stati affollati e interessanti, le case editrici nazionali hanno inviato autori importanti. A Terni è stato tutto più semplice perché l’intera manifestazione si svolgeva nella Biblioteca comunale, una location unica e molto bella. E mi sembra si possa dire che è stato un successo pieno. Fra l’altro abbiamo avuto la fortuna che uno degli scrittori presenti, David Szalay (ndr. romanziere anglo-magiaro) ha, subito dopo, vinto il Booker Prize, uno dei premi internazionali più prestigiosi. Abbiamo dunque fatto conoscere ai ternani un autore che non era ancora famoso, ma che è bravissimo, e che ha ottenuto a stretto giro uno straordinario riconoscimento. L’attenzione ai giovani autori di qualità sarà un asse portante delle edizioni future. E’ in corso un cambio generazionale, vogliamo comprenderlo e dargli spazio”.

Del versante perugino di Umbrialibri e delle critiche che ha ricevuto cosa pensa?

Gli incontro sono stati molto partecipati. Ho parlato già con gli editori locali della Rocca Paolina e mi hanno detto che può essere confermata, a condizione però di portare alcuni eventi nelle sue sale interne per favorire l’afflusso di pubblico e quindi di acquirenti. Quest’anno le location a Perugia erano in tutto una decina. Forse troppe. Valuteremo le indicazioni emerse dal numero zero insieme alle istituzioni, e decideremo se e come mettere in cantiere alcune correzioni. Certamente occorrerà fare una cartellonistica efficace su Corso Vannucci seguendo l’esempio di Mantova e di Pordenone.

Che Umbrialibri ha trovato e come la cambierà?

Ho trovato una manifestazione molto incentrata su autori legati alla televisione. Una scelta, sia chiaro, fra quelle possibili. Io vorrei però riportare Umbrialibri alla sua vocazione iniziale ristabilendo una centralità del libro e dell’editoria. Un percorso forse più difficile e che ha bisogno di più tempo per avere un successo pieno, ma che, se realizzato con impegno e coerenza, alla fine paga. Già ho detto della particolare attenzione alla letteratura e ai giovani scrittori…

E la saggistica?

E’ cresciuta molto la saggistica di buona qualità letteraria. Case editrici come Laterza, Einaudi, Adelphi si stanno impegnando in questa direzione. Del resto anche la decisione del Premio Strega di dar vita ad un’apposita sezione ne è una testimonianza. Ricordo che sono rimasto affascinato da un magnifico libro del Nobel indiano per la chimica Venkatraman Ramakrishnan. C’è uno spazio molto interessante da esplorare e ce ne occuperemo.

Quando partirà il lavoro per la nuova Umbrialibri?

Spero già in gennaio. Come dicevo, quest’anno abbiamo avuto poco tempo. Nella sostanza la macchina si è messa in moto solo in settembre. Nel 2026 sarà diverso. Occorre fortificarci in due direzioni. La prima riguarda l’esterno: i rapporti cioè con le case editrici nazionali, un lavoro di tessitura che spetta a me e nel quale dovrò impegnarmi parecchio. Se la manifestazione crescerà, parallelamente aumenterà  anche l’attenzione e la stima degli editori più importanti.

E la seconda direzione?

Dobbiamo disseminare Umbrialibri sul territorio: tenere rapporti con le biblioteche, i centri di lettura e di attività culturale, le librerie. A Torino c’era una persona, Marco Baudasso, che si dedicava proficuamente proprio a questo lavoro. La manifestazione non deve toccare solo Perugia e Terni, ma anche altri luoghi e deve avere una vita che vada oltre i giorni di ottobre in cui si svolge. La mia idea è di darle una qualche continuità. C’è poi da far crescere il rapporto con l’editoria locale che sarà più intenso e meno sporadico.

E per il premio Severino Cesari avete in serbo qualcosa di nuovo?

Quest’anno lo abbiamo già arricchito organizzando un’iniziativa sul “metodo Cesari”. Abbiamo raccontato come lavorava uno degli editor italiani più bravi e più importanti. Potremmo andare avanti su questo terreno facendo iniziative sui mestieri dell’editoria. Le case editrici sono luoghi affascinanti e ricchi di professionalità diverse. Avvicinare i giovani a questo mondo può essere molto utile, anche per favorirne il ricambio generazionale.