di C.F.
Il congresso della Lega in Umbria è fissato per il 30 settembre, ma quale sarà il profilo della chiamata al voto dei militanti, che risultano in ulteriore significativo calo, lo si capirà nelle prossime settimane. Certo è che il comitato direttivo organizzato online nel giorno del solstizio d’estate ha segnato per la prima volta la possibilità, da capire quanto concreta, di un passo indietro del segretario regionale Virginio Caparvi, alla guida del partito da quasi dieci anni, ovvero dal boom elettorale al crollo di consenso, con l’ultima certificazione arrivata da Terni, dove la Lega non è entrata neanche in consiglio comunale. Dieci anni, questi, durante i quali il partito ha perso nei territori, da Todi a Spoleto fino a Terni, tanti, troppi storici esponenti.
Chi tra i critici di Caparvi ha partecipato alla video call del Carroccio riferisce di «una filippica infinita e priva della benché minima autocritica» da parte del segretario, che avrebbe riservato attacchi durissimi anche alla giunta regionale, mettendo nel mirino soprattutto l’assessore leghista Enrico Melasecche. A lui il segretario avrebbe imputato, nella sostanza, un movimentismo senza risultati concreti, portando in questo senso l’esempio di Terni, dove il candidato del centrodestra, Orlando Masselli (Fd’I), non avrebbe avuto risultati centrati dalla giunta regionale da utilizzare come leve di consenso.
Una ricostruzione, questa, che viene più che confermata, forse perfino rilanciata, dal lungo post sui social pubblicato dopo il direttivo dallo stesso Caparvi, in cui si parla di «capricci di prime donne, che hanno dimostrato più arroganza che talento» e di «componenti autorevoli della giunta regionale che ormai da tempo disquisiscono di come si dovrebbe gestire un partito. Farebbero molto meglio – ha scritto – a concentrarsi su ciò che gli compete. Dovessimo mai riuscire a dire agli umbri, dopo quattro anni, se e dove si costruirà il termovalorizzatore, quando si approverà il nuovo piano sanitario, quando vedremo iniziare il cantiere del nodino, se questi direttori in sanità abbiano o meno risposto agli intendimenti che gli sono stati dati…oppure se non tutti ne sono capaci. Chissà». Veleni a parte, comunque, Caparvi sul suo eventuale futuro ancora alla guida del partito ha detto che «motivi personali e politici, mi impongono una seria riflessione» e ha poi affermato: «Non ho mai voltato le spalle a nessuno e mai lo farò, certo debbono esserci delle condizioni politiche che oggi fatico ad intravedere».
E allora sarà da capire se nei prossimi tre mesi qualcuno lancerà il guanto di sfida a Caparvi, gesto che nel comitato direttivo online del 21 giugno nessuno avrebbe compiuto. Tuttavia, sotto traccia si registrano diversi movimenti per la successione e tre sono le ipotesi principali: la più quotata resta quella del parlamentare Riccardo Augusto Marchetti, l’altra è quella di un ritorno in campo dell’ex senatore “epurato” Luca Briziarelli e, infine, seppur la meno probabile, per alcuni è anche in pista l’ipotesi del consigliere regionale Valerio Mancini, che dopo il disastro di Terni ha apertamente criticato Caparvi.
Se effettivamente qualcuno si farà avanti per il dopo Caparvi occorrerà anche capire che tipo di congresso profilerà. Il segretario di fronte alla disponibilità di un successore uscirebbe davvero di scena oppure si aprirebbe il braccio di ferro, che in sede congressuale diventerebbe la conta dei militanti? Difficile dirsi ora, ma va rilevato che fin qui Salvini sta chiedendo unitari, quindi senza duelli alla luce del sole e quindi con un unico candidato.
Infine, c’è il tema dei militanti. Alla chiamata congressuale del 30 settembre potranno partecipare quelli che rinnoveranno la tessera entro il 30 settembre e al momento c’è chi sostiene che dei 249 della provincia di Perugia contati lo scorso anno finora sarebbero meno di 200 quelli che hanno concluso la pratica. Un rapporto, questo, che con le dovute proporzioni viene confermato anche in provincia di Terni.