di Sud
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Credo che Manzoni, conoscitore del male quale era (e quindi anche un po’ perfido), si sia divertito un mondo a ingannare i suoi lettori. Prendete Lucia e dite chi non pensa a lei come a una pia, ingenua e soave fanciulla, volendo anche un po’ scema, soprattutto se confrontata con gli altri personaggi positivi del romanzo, Renzo, Agnese e Fra Cristoforo (il cardinal Borromeo è un caso a parte, ma anche lui, affidare Lucia a Donna Prassede…).
«Sono furbo anch’io la mia parte», fa il primo; «Il mondo lo conosco un poco», fa la seconda; e il terzo, ce lo dice Don Rodrigo, «ha fatta la sua carovana». Eppure, con tutta la loro furbizia e conoscenza del mondo, a nessuno dei tre, a ben guardare, gliene va bene una. Solo quel malizioso di Don Abbondio ha capito veramente che Lucia, la «santerella», la «madonnina infilzata», è in realtà un’«acqua cheta».
Un esempio classico è il «son qui, m’ammazzi», con cui Lucia si offre apparentemente indifesa all’Innominato, come la volpe fa con i corvi, fingendosi morta per farli avvicinare e catturarli. Un esempio meno classico ma ancora più pregnante è nell’episodio di Fra Galdino. Lucia, in un anno di carestia, riempie di noci la bisaccia del frate, e si mostra, al lettore e ad Agnese (che infatti la rimprovera), come una beghina sprovveduta.
Invece Lucia l’ha pensata fina. Fra Galdino, riempita la bisaccia, tornerà subito al convento senza distrarsi in chiacchiere con altri elargitori, e non scorderà di fare l’imbasciata a Fra Cristoforo. Al nord le noci si colgono a ottobre (ce lo conferma anche l’episodio ambientato ai primi di novembre). E con le noci appena raccolte (al posto dei costosissimi pinoli), l’ultimo basilico e un po’ di formaggio, emulsionati con olio d’oliva, si fa un ottimo pesto.