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di Gabriella Mecucci
Foto ©Fabrizio Troccoli

Modì il Maledetto in mostra alla Galleria Nazionale. I perugini e I turisti potranno ammirare Nu couché, proveniente dalla Pinacoteca Agnelli di Torino. Si tratta di un capolavoro dove risulta evidente una delle caratteristiche fondanti  dell’arte del pittore livornese: la rielaborazione cioè di antichità e forme primitive in chiave moderna che sostanzia la sua rivoluzione. L’intera mostra insiste su questo rapporto ed è arricchita da sei disegni di Modigliani in prestito dal Fai, di maschere africane, di due sculture classiche e di un ritratto di Monsieur Chéron proveniente da Palazzo Maffei (Fondazione Carlon, Verona). Le Nu couchè evoca I nudi femminili di Tiziano e Giorgione. Questi purtroppo non sono in mostra, ma c’è però una “Venere dormiente” di Giuliano Bugiardini – sedicesimo secolo – proveniente dalla Ca’ d’Oro,  

L’iniziativa  della Galleria fa parte della serie “Un capolavoro a Perugia” che l’anno scorso aveva portato “Le tre età di Klimt”, riscuotendo un grande successo con oltre 40mila visitatori. Attraverso l’analisi di un quadro e dei rapporti che ha con altre opere si cerca di comprendere meglio l’artista. Un’operazione questa non nuova, adottata anzi da diversi musei anche perchè capace di destare grande interesse. Alla Galleria Nazionale hanno Imparato a farla bene e sperano di ripetere anche nel 2025 l’exploit raggiunto con Klimt.

Quest’anno tocca al fascino complesso di Modì: il pittore maledetto, così chiamato per assonanza con l’aggettivo francese maudit che significa appunto maledetto. E non c’è dubbio che Modigliani è circondato dalla fascinosa fama che promana dalla sua sofferta vita, fatta di isolamento, di scarsi riconoscimenti, di alcol, di droghe, di malattie.

Se la la mostra estiva fa parte di una serie, quella che si va preparando e che costituirà il piatto forte del 2026 è un’iniziativa davvero straordinaria. Riguarderà Giotto, forse il più grande, sicuramente colui che ha innovato nel modo più profondo la pittura. Se vuoi capire tutta l’arte successiva devi partire da lui. L’Umbria ha la fortuna di avere ad Assisi I suoi straordinari affreschi. E’ lì che, circondato dai suoi allievi, Giotto fondò il giottismo, la rivoluzione che poi si estenderà ovunque. Fu quello – fine Duecento primi Trecento – un momento magico. Il Vaticano aveva deciso di fare di Francesco l’architrave su cui poggiava il rilancio della Chiesa e la Basilica del santo diventò il più grande cantiere d’arte europeo.

La mostra in Galleria cercherà di stabilire un rapporto fra quei capolavori e  le tavole di Giotto e di altri grandi del Trecento, che arriveranno dai prestiti dei più importanti musei del mondo. E’ in corso un delicato lavoro diplomatico per ottenerli e già sono stati raggiunti buoni risultati. Dovrebbero esserci quattro tavole di Giotto, tre di Simone Martini e quattro di Pietro Lorenzetti. E non solo, ci sarà molto altro. I lavori sono in corso e in Galleria sono particolarmente abbottonati. E’ sicuro però che esistono tutte le premesse per realizzare un appuntamento culturale di straordinaria rilevanza.