di Gabriella Mecucci
Foto ©Fabrizio Troccoli
Perugia ha molti eventi di grande rilevanza ai quali non fanno seguito però investimenti fissi che diano continuità al target turistico che questi attirano. L’obiettivo dovrebbe essere quello di “destagionalizzare” e di spalmare su tutto l’anno i visitatori, senza nulla togliere ovviamente alle “punte” che raggiungono gli appuntamenti più gettonati, ma anche senza che si diffonda una sorta di “eventomania”.
Cosa vuol dire? Prendiamo Umbria Jazz, la manifestazione culturale perugina di maggior successo si esaurisce quasi completamente nei 15 giorni di luglio, con l’eccezione delle clinics e della scadenza invernale. E il Festival del Giornalismo – kermesse di notevole qualità e impatto – dura una settimana in aprile e se ne riparla l’anno successivo. Guai a non riconoscere l’importanza di tali iniziative dalle quali però ne potrebbero nascere di ulteriori a esse collegate.
Guarducci sta cercando di dare continuità al “turismo da evento” e ha creato il Museo del Cioccolato che è figlio di Eurochocolate: questo sicuramente è un merito. La prima visita al Mercato Coperto, da lui guidata, è stata un successo: c’era una tale folla da rendere evidente quanto i perugini avessero compreso e apprezzato la novità. E la vendita dei biglietti va a gonfie vele: tutto esaurito per i primi giorni. Un boom d’interesse che si verifica proprio mentre la Nestlè ha annunciato di voler tagliare 16mila posti di lavoro, e non è infondato nutrire qualche timore per il futuro di San Sisto .
La nuova iniziativa, targata Guarducci, racconta in modo godibile ma non indiscutibile la storia del cioccolato. Il museo è ospitato su due piani del Mercato Coperto e occupa ben 2.800 metri quadrati. Un lungo cammino storico che parte dalle radici latinoamericane del cacao, schivando però il dramma della schiavitù. Seguono l’arrivo in Europa e il racconto della storia italiana di questo importante ramo dell’industria alimentare: dalla gianduia piemontese alla chocolate valley toscana, dalle squisitezze di Modica a quelle della Perugina. Non manca una più che giusta celebrazione di Luisa Spagnoli, imprenditrice straordinaria, fantasiosa creatrice di cioccolatini e tavolette, nonché donna emancipata, a cui è dedicato un apposito spazio con tanto di statua a dimensioni naturali che la ritrae col marito Annibale. Per ricordare in modo degno l’illustre schiatta cittadina si va un po’ fuori tema passando dal cioccolato alla moda: al termine del percorso museale infatti campeggia uno splendido abito da sera, appositamente disegnato da Nicoletta Spagnoli.
Un’ interessante testimonianza di storia del costume viene dai cartigli dei baci. Chissà se l’Università di Perugia avrà già dato qualche tesi sull’argomento? Infine c’è la parte “esotica” col ciclo del cacao e quella più giocosa e “interattiva” dove si impara a fare il cioccolato. E naturalmente il negozio.
Il museo valorizza il ruolo degli Spagnoli, mentre viene messo in poca evidenza quello dei Buitoni e in particolare di Giovanni Buitoni: la ricostruzione storica non restituisce la centralità né di lui né della famiglia. Sia chiaro, se ne parla, ma a questi non è dedicato un apposito spazio, mentre l’attenzione viene concentrata, ad esempio, su Federico Seneca, grande grafico pubblicitario. La ricostruzione della nascita della Perugina verrà completata dal restauro dei locali del primo laboratorio: sono vicinissimi al Mercato Coperto, difronte all’ingresso del parcheggio nei pressi di via Alessi.
Senza nulla togliere alla creatività di Luisa Spagnoli, sono stati i Buitoni i dominus della Perugina – fondata da loro, da Annibale e Luisa, dagli Andreani e da Leone Ascoli. Già nel 1923 ne possedevano la maggioranza del pacchetto azionario. Fu un giovanissimo Giovanni a salvare nel 1909 l’azienda, quando ebbe una seria difficoltà finanziaria. Fu lui l’artefice di alcune trovate pubblicitarie come le celeberrime figurine del feroce Saladino e dei Moschettieri che piazzarono i prodotti Perugina sui mercati di mezzo mondo. Fu lui a conquistare gli Usa. E fu sempre lui a battezzare “Bacio” il sempiterno cioccolatino inventato da Luisa.
Nelle fortune e nelle difficoltà, sono stati i Buitoni i più grandi protagonisti della storia imprenditoriale del capoluogo. E Giovanni è stato un vero capo dell’industria dolciaria italiana. Questo riconoscimento farebbe piacere anche a Luisa Spagnoli: i due vissero una grande storia d’amore. Il vecchio Mercato Coperto, inoltre, dove corrono i 2800 metri quadrati del museo del cioccolato, fu costruito per volontà di Giovanni Buitoni che, a partire dal 1930, fu podestà di Perugia.
La visita alla parte del museo che racconta la storia del cioccolato nel capoluogo umbro lascia un sapore di parzialità. Non si tratta di una dimenticanza, ma di una seria inesattezza storica. Speriamo che venga corretta.
E già che ci siamo, sia consentito di ricordare anche uno svarione contenuto nella fiction su Luisa Spagnoli che fa apparire la Perugina avversa al fascismo, mentre Riccardo Gualino, capo del cartello dei cioccolatai piemontesi, viene rappresentato come un collaboratore del regime. Le cose non andarono per nulla così: era Gualino il critico del fascismo tanto è vero che venne condannato al confino e fu attaccato da Mussolini in persona.
Aldilà di queste imprescindibili puntualizzazioni quello del nuovo Mercato Coperto è un investimento importante e coraggioso. I primi risultati sono entusiasmanti e Eurochocolate, che inizierà il 14, segnerà un ulteriore iperbole per il turismo di questo magnifico novembre perugino. Solo il futuro dirà se e quanto il museo funzionerà da attrattore di visitatori “fuori stagione”. E se, accanto a questo, non sarebbe stato utile aggiungere una seconda iniziativa cultural-promozionale. Dar vita cioè ad un progetto per il Mercato Coperto che non fosse fondato esclusivamente sulla monocultura del cioccolato. Ma ora gustiamoci il cacao meravigliao versione Guarducci.



