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di Guido Perosino

Nel cuore verde dell’Umbria, nel comune di Bevagna, famoso per le sue colline a vigna e olivi, è sorto un controverso progetto per la realizzazione dell’impianto agrivoltaico “SSG Bevagna”. Questo impianto, progettato per coprire un’area di oltre 30 ettari, ha scatenato un dibattito acceso sulla sostenibilità e l’integrazione ambientale di tali iniziative.

Il Progetto e il Territorio

“SSG Bevagna” prevede l’installazione di moduli fotovoltaici su un’area estesa, situata in un luogo simbolo della biodiversità e del patrimonio agricolo umbro. Nonostante l’obiettivo di produrre energia rinnovabile, il progetto ha suscitato preoccupazioni per le possibili ripercussioni sul paesaggio e sull’ecosistema locale. La zona, infatti, è riconosciuta per il suo valore paesaggistico e per le colture di alta qualità che potrebbero essere compromesse.

Le Preoccupazioni Ambientali e Comunitarie

La comunità di Bevagna, insieme a gruppi ambientalisti, teme che l’impianto possa alterare irreparabilmente l’armonia e la bellezza della regione, minacciando la biodiversità e l’integrità del paesaggio. Inoltre, il rischio di “cannibalizzazione” del suolo agricolo per la produzione energetica solleva questioni importanti sul futuro delle pratiche agricole sostenibili e sulla conservazione del patrimonio naturale.

Preoccupazioni significative relative ai vincoli paesaggistici e ambientali che caratterizzano l’area, sottolineando come il sito proposto ricada in zone di alta esposizione panoramica e di interesse agricolo, elementi che potrebbero essere compromessi dall’impianto proposto.

Le aree interessate dall’intervento presentano vincoli severi per la conservazione delle caratteristiche paesaggistiche e storiche. Tra i principali punti di interesse vi sono siti archeologici, come la località Madonna delle Grazie e Montarone, e paesaggi naturalistici sotto la tutela di Natura 2000. L’incidenza del progetto su questi siti è vista come potenzialmente lesiva per l’integrità visiva e storica del territorio, con una possibile alterazione delle vedute panoramiche valorizzate dalle normative locali.

Il Parere della Provincia di Perugia e la posizione del Comune di Bevagna

Dopo un’attenta valutazione, la Provincia di Perugia ha espresso un parere decisamente negativo sul progetto. La relazione sottolinea che l’installazione dell’impianto non solo contravviene ai principi di protezione paesaggistica stabiliti dalle normative locali, ma deturperebbe visivamente un’area di notevole interesse pubblico e storico. L’entità e la visibilità dell’impianto, in una zona di alta esposizione panoramica, rappresentano una trasformazione inaccettabile che non rispetta le direttive di tutela del paesaggio e dell’identità culturale della regione.

Le preoccupazioni del Comune di Bevagna riguardo l’impianto agrivoltaico proposto, denominato “SSG Bevagna”, che avrebbe coperto un’area di 30,1 ettari con un forte impatto sul paesaggio e sull’economia locale. La Sindaca Annarita Falsacappa ha evidenziato come tale progetto, nonostante il potenziale beneficio in termini di produzione energetica, avrebbe compromesso l’agricoltura di pregio, il turismo enogastronomico e il patrimonio storico-paesaggistico di un territorio famoso per i suoi vini DOCG e l’olio DOP.

Le argomentazioni del Comune si concentrano sulla disarmonia che l’impianto avrebbe creato nel paesaggio di un borgo medievale apprezzato per la sua bellezza e l’offerta culturale e turistica. Bevagna, infatti, è insignita di numerosi riconoscimenti che attestano la sua eccellenza nel mantenere un ambiente qualitativamente elevato, che contribuisce direttamente alla qualità della vita dei suoi cittadini e all’attrattiva turistica del luogo.

La reazione del Consiglio Comunale, che ha respinto all’unanimità il progetto, riflette un principio fondamentale nella gestione del territorio: le energie rinnovabili devono essere integrate con attenzione per non danneggiare le peculiarità dei luoghi che le ospitano. Inoltre, la sindaca ha sottolineato la necessità di una normativa chiara che regolamenti l’inserimento degli agrivoltaici, per proteggere il territorio da speculazioni e per gestire in modo sostenibile le risorse paesaggistiche.

Perfino i sostenitori dei progetti agrivoltaici raccomandano una visione d’insieme che tenga vicine le diverse esigenze dei territori ponendo limiti e analizzandole in un bilancio che possa liberarsi da automatismi e rigidità. Alessandro Marangoni, leader del team di ricerca di Althesys, sottolinea che “non esiste una contraddizione intrinseca tra transizione energetica e tutela del paesaggio”. Secondo Marangoni, la vera sfida è armonizzare le energie rinnovabili con il territorio, privilegiando zone a basso impatto come tetti, cave abbandonate e parcheggi, attraverso una pianificazione mirata e un’ampia partecipazione delle comunità. Questo approccio consente non solo di accelerare la decarbonizzazione ma anche di migliorare la qualità della vita, rendendo la transizione energetica un’opportunità per i territori.

Infine, il parere dell’agronomo Moreno Moraldi suggerisce che nella zona bevanate, sotto gli impianti fotovoltaici, forse solo colture come l’asparago bianco potrebbero trovare un terreno più o meno fertile, anche se questo tipo di coltivazione non è in linea con il pregio delle culture tradizionali locali, che invece non potrebbero essere sfruttate. Questo pone un ulteriore quesito sull’opportunità e sull’ubicazione degli impianti agrivoltaici, sollevando la necessità di un’analisi approfondita per trovare soluzioni che rispettino tanto le esigenze produttive quanto quelle ambientali e paesaggistiche.

Conflitti e Preoccupazioni: Il Dibattito sull’Agrivoltaico a Bevagna si Intensifica

Il dibattito sull’installazione dell’impianto agrivoltaico a Bevagna è divenuto un caso emblematico della tensione tra lo sviluppo delle energie rinnovabili e la tutela del paesaggio, elemento distintivo e di valore inestimabile per la regione Umbria. La mancanza di un piano paesaggistico regionale aggiornato e adeguato sta lasciando spazio a singoli speculatori che, sfruttando lacune legislative e i ritardi burocratici, potrebbero realizzare progetti di dubbia utilità e di impatto devastante sul paesaggio. La preoccupazione è che questi impianti possano trasformarsi in veri e propri “ecomostri”, paragonabili per impatto visivo a scarsità di integrazione paesaggistica nelle aree di rilevante bellezza naturale. Ci si chiede se un tale disegno sarebbe stato possibile realizzarlo in territori  come le Langhe o la Val d’Orcia, entrambe patrimonio dell’umanità UNESCO.

L’ubicazione proposta per l’impianto agrivoltaico offre una visuale potenzialmente dannosa, con una portata visiva che, estendendosi quasi a 360 gradi, potrebbe alterare significativamente la percezione panoramica della regione, soprattutto da località storiche come Assisi. Questa prospettiva ha suscitato una risposta critica non solo dalle amministrazioni locali, la cui opposizione non sembra sufficiente a fermare il decreto nazionale che autorizza tali costruzioni, ma anche dai principali attori economici e culturali della regione.

Operatori del calibro di Roberto Dionigi delle Cantine Dionigi, Alessandro Lunelli di Tenuta di Castelbuono (il Carapace), e altre figure prominenti nell’agricoltura e nel turismo enogastronomico umbro hanno espresso netta contrarietà. Questi protagonisti, insieme a consorzi e associazioni come il Consorzio Vini di Montefalco e La Strada del Sagrantino, vedono nel progetto una minaccia al tessuto economico e culturale che sostiene l’Umbria, regione conosciuta per la sua bellezza naturale e il suo patrimonio storico. Molti operatori agricoli locali sono in attesa di una netta e unitaria presa di posizione delle organizzazioni agricole.

Le comunità locali, sostenute da figure imprenditoriali influenti, stanno mobilitando risorse e strategie per contrastare l’avanzata di progetti percepiti come inappropriati. Le attività agrituristiche, le cantine rinomate e persino esperienze turistiche uniche come i voli in mongolfiera di Balloon Adventures, che decollano nelle vicinanze dell’area proposta per l’impianto, potrebbero subire danni irreparabili.

In questo contesto critico, l’attenzione si concentra sulla necessità di una gestione più attenta e sostenibile delle risorse naturali e paesaggistiche, con un impegno rinnovato da parte delle autorità regionali per creare un quadro normativo che possa realmente guidare la transizione ecologica senza sacrificare l’identità e il valore intrinseco dei territori coinvolti.