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di Gabriella Mecucci
Foto di ©Fabrizio Troccoli

Finalmente Perugia ha un vero centro d’arte contemporanea e finalmente, dopo un decennio di totale appannamento, Palazzo della Penna rinasce. La mostra Afro Burri Capogrossi, Alfabeto senza parole, aperta a partire dal 18 aprile, annuncia la buona novella. Si tratta di ben 105 opere dei tre grandi maestri, realizzate in un periodo drammatico della storia italiana: dagli anni Trenta sino alla fine dei Cinquanta. Quindi, dalla dittatura, alla distruzione della guerra, sino alla ricostruzione. Sino alla Roma postbellica – dove Afro, Burri e Capogrossi vivono e operano –  che  in quel periodo è una capitale anche della ricerca e della  cultura.  E’ allora che, attraverso il dialogo con i modelli francesi e americani, questi tre grandi abbandonano la figurazione e intraprendono la strada dell’informale. L’esposizione segue e intreccia i loro percorsi con maestria e restituisce anche il racconto di un’Italia che si va trasformando rapidamente. Si tratta indubitabilmente della più bella mostra di arte contemporanea che Perugia abbia mai ospitato.

Marco Pierini, subito dopo la sua nomina ad assessore alla Cultura della giunta Ferdinandi, aveva annunciato proprio a Passaggi Magazine il progetto di ridare vita a Palazzo della Penna, facendone un centro di arte e cultura contemporanea. Già nei mesi scorsi, la splendida mostra fotografica su Veronica Lange, coronata da un record di presenze (7.800 biglietti, 400 cataloghi venduti), aveva rappresentato un primo segnale dell’impegno del Comune in questa direzione. Oggi, la conferma che Perugia non avrà solo una ricca Galleria Nazionale, ma che potrà ammirare anche le opere  del grande Novecento. In Umbria non mancavano centri importanti di arte contemporanea: basti citare i musei Burri di Città di Castello e il Ciac di Foligno. Il capoluogo però ne era privo, anche se non sono mancate buone mostre su quel periodo. Oggi però si avverte nettamente la volontà di dare continuità e qualità a questo impegno.

La storia di Palazzo della Penna riprende così il proprio iniziale percorso, aggiornato e fortificato. Quel progetto, nato sotto l’assessorato di Andrea Cernicchi, aveva fatto nei primi anni dei significativi passi avanti: mostre, appuntamenti con grandi scrittori, circolo dei lettori, festival della letteratura di lingua spagnola. Poi, dopo aver esposto l’interessante Collezione Panza di Biumo – titolare della Cultura era allora Teresa Severini – seguì un periodo di oscuramento, sino ad una crisi quasi totale. L’intero decennio di governo del centrodestra è stato segnato da un abbandono di quel progetto: una scelta davvero poco comprensibile. La mostra Afro Burri Capogrossi segna una svolta ed un punto a favore dell’assessore Pierini che in questi mesi è stato oggetto di una continua polemica che lo dava in partenza un giorno sì e un giorno no da Perugia per altri lidi. Per fortuna non era così. L’artefice del rilancio della Galleria Nazionale, è diventato anche il “rigeneratore” di Palazzo della Penna. 

La mostra Abc (Afro Burri Capogrossi) è stata curata da Luca Pietro Nicoletti e Moira Chiavarini, con il coordinamento scientifico di Alessandro Sarteanesi. Prodotta e organizzata dal Comune di Perugia e Magonza, con la partecipazione della Fondazione Afro, della Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri e della Fondazione Capogrossi. Le opere provengono dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, dall’Accademia di Belle Arti di Perugia, dalle Fondazioni e dagli Archivi degli artisti e da numerosi privati. Finanziata grazie alla decisiva partecipazione della Fondazione Perugia, la mostra, aperta dal 18 aprile, chiuderà il 6 luglio.