di Gabriella Mecucci
Dopo quattro anni è ora di fare un primo bilancio. Passaggi Magazine ha iniziato la sua nuova vita nel web a metà del 2020. Aveva le sue radici in un passato ormai lontano in cui aveva fatto la scelta di mettere al centro la cultura e la riflessione politica. Dietro le nostre spalle c’erano esperienze di qualità a partire da Diomede sino a Passaggi cartaceo. Poi l’avventura in rete. Le prime due fasi hanno avuto al centro la Fondazione Ranieri di Sorbello, la terza è partita grazie a Ilaria Borletti Buitoni che è stata ed è tuttora animatrice e sostenitrice sia sul piano culturale che su quello economico.
A partire da 2005 e cioè da Diomede – fatta eccezione per i primi quattro numeri – l’intera vicenda editoriale è stata diretta da me, aiutata per una lunga fase da Ruggero Ranieri che non ha mai smesso nemmeno in tempi recenti di collaborare. (proprio qui accanto pubblichiamo un suo pezzo). Un’avventura editoriale dunque che sotto forme diverse dura da 20 anni.
Abbiamo occupato uno spazio di inchiesta, di commento, di racconto, di analisi storica e politica: abbiamo dato vita nel tempo ad un periodico unico nel panorama umbro. Quotidiani online e/o su carta stampata ce n’è più d’uno che fa bene il suo mestiere: tutte le mattine in edicola e sul nostro smartphone troviamo notizie puntualmente aggiornate che riguardano la regione. Il compito che ci eravamo prefissi non è mai stato questo, ma quello di andare in profondità. Di guardare cosa c’è dietro e oltre la notizia. E soprattutto di rafforzare il discorso pubblico, la riflessione sul futuro dell’Umbria legato a quello dell’Italia e dell’Europa. Questo impegno ha pagato e oggi con Passaggi Magazine abbiamo raggiunto un notevole successo per una rivista di questa natura. Nei primi sette mesi del 2024 abbiamo già raggiunto le 150mila visualizzazioni. E a fine anno andremo ben oltre le 200mila. Nel 2023 c’eravamo fermati a 170mila, mentre eravamo partiti nel 2021 da quota 60mila. Per arrivare poi a 100mila, riuscendo a più che raddoppiare negli ultimi due anni. Mese dopo mese siamo cresciuti senza interruzioni sia quantitativamente che qualitativamente. Ha continuato ad allargarsi il numero dei nostri collaboratori – tutto lavoro volontario – e la rivista ha un peso sempre più rilevante nel dibattito politico e culturale. Un risultato che ci sembra giusto comunicare a tutti coloro che ci leggono e che ci sostengono.
La nostra linea editoriale non è contro il Palazzo, ma è quella di indagarlo criticamente standone fuori. Raccontare il potere senza farsene condizionare quando si scrive di storia o di politica o di economia o di cultura e della sua organizzazione. Affrontiamo spesso temi che altri non affrontano, e lo facciamo con una totale autonomia di giudizio. Ci sembra che per una rivista che un tempo si sarebbe definita “impegnata”, stiamo ottenendo buoni successi. La nostra scelta di aiutare a crescere in questa regione il discorso pubblico sta ottenendo risultati che noi stessi non speravamo di raggiungere. E l’Umbria di questo aveva e ha molto bisogno.