di Sud
Il 17 giugno 1935 Cesare Pavese scrive alla sorella Maria dal carcere di Regina Coeli: «Oggi sono malinconico, ma speriamo che passi. La giornata passa discretamente, soltanto è molto difficile avere libri». E continua: «Ogni tanto mi metto il cappello in testa e passeggio per la cella immaginandomi di essere in Piazza Castello o in Via Roma o in Corso Vittorio. È quasi lo stesso. Mi sono interrotto per mangiare pasta e piselli. Buona».
Su questa lettera ci sarebbe tanto da dire. Sulle modalità dell’incarcerazione di Pavese; sul suo antifascismo; sulle sue letture e sulle sue poesie. Ma siccome qui si parla di cibo e stagionalità, mi soffermerò sulla pasta e piselli e sulla data del 17 giugno. I piselli maturano in primavera e, man mano che la stagione va avanti, crescono in grandezza, diventano meno dolci e più farinosi. E quindi più adatti alle paste asciutte.
La pasta e piselli alla napoletana (la migliore), si inizia soffriggendo in un tegame di coccio un paio di cipolline fresche (a giugno si trovano ancora) nel lardo o nel grasso di prosciutto (se la preferite vegetariana sostituiteli con l’olio d’oliva). Si stufano per qualche minuto i piselli e vi si aggiunge qualche mestolo di brodo vegetale già salato. Quando i piselli si iniziano a disfare si “cala” la pasta (nello stesso tegame!).
“Tubetti” o “ditalini”, “minuzzaglia” (pasta mista), quadrucci o maltagliati (meglio se fatti in casa e senza uova). In mancanza di meglio vanno bene anche gli spaghetti spezzati. Una volta calata la pasta, “risottàtela”, aggiungendo poco a poco brodo caldo. Quando la pasta e cotta e c’è ancora un po’ di liquido, aggiungete pepe e un po’ di grana, spegnete il fuoco, mescolate e lasciatela riposare (è buona tiepida).