di Gabriella Mecucci
Che brindisi quelli di fine anno a Solomeo! Poco importa che molti grandi gruppi del lusso battano il paåsso, da quelle parti il 2024 è stato un anno d’oro. Eravamo a metà di ottobre quando Brunello Cucinelli annunciava che in Borsa un’azione della sua azienda valeva 95,5 euri e il 23 dicembre ha raggiunto il tetto dei 104,5. Nel 2012, quando esordì a Piazza Affari, era partita dagli iniziali 7,75 euri. Da l’anno 2023 fa parte poi del Ftse Mib, l’indice che comprende i 40 titoli più capitalizzati. Un’ escalation prodigiosa.
Il business di Solomeo non ha numeri d’eccezione solo in Borsa, ma anche nei bilanci. Chiuderà infatti con un fatturato oscillante fra un miliardo e 264 milioni e un miliardo e 275 milioni. Il che vuol dire una crescita dell’11-12 per cento. E questo in un periodo dove colossi come LVMH (comprende fra gli altri Fendi, Dior, Kenzo), Gucci, Saint Laurent sono in netto calo. Brunello Cucinelli invece resta nel gruppo di testa che fa utili a profusione: insieme a Hermès, Prada, Moncler.
L’anno che sta per finire ha portato anche un forte irrobustimento del gruppo tramite l’acquisizione di nuove imprese. Solomeo ha comprato in marzo la Sartoria Eugubina. Un’azienda che nel 2015 stava per chiudere e che fu salvata da trenta eccellenti sarte, espressione di quell’artigianato di qualità tanto apprezzato da Cucinelli. Oggi ha settanta dipendenti che lavorano in un opificio con vista sulla città medievale. Questo intervento seguiva quello di Penne (2023) per il quale è previsto un rapido sviluppo: nel 2025 i lavoratori si trasferiranno in una nuova fabbrica con architettura d’autore e l’organico a pieno regime raggiungerà i 350 dipendenti. Sia in Abruzzo che a Gubbio regnerà il Solomeo style: puntare sulla qualità del prodotto e dei luoghi dove questo viene realizzato.
Ma il colpo più grosso che ha fatto quest’anno Brunello Cucinelli è l’ingresso nell’Isa, l’azienda di Bastia che produce arredamenti per negozi, bar e altro, che ha 640 dipendenti, 109milioni di fatturato (2023) e opera sul mercato internazionale.
La notizia è stata ufficializzata a settembre e il re del cachmire l’ha definito “un intervento di supporto ad un amico” che la sua famiglia ha finanziato. Non si conoscono le cifre ma ambienti bancari sostengono che alla fine Solomeo potrebbe prendersi il 60 per cento di Isa. Cucinelli però preferisce parlare di rapporti di stima e di vicinanza con Carlo Giulietti e non usa il termine acquisizione. Solo il tempo darà risposte definitive. L’ingresso nell’azienda di Bastia potrebbe rappresentare una prima forma di diversificazione produttiva.
Dulcis in fundo, c’è l’intricatissima vicenda Colacem di cui se ne saprà di più probabilmente nel 2025. Tutto è iniziato nei primi mesi del 2024 quando Eques – la società che ha come soci il Foro delle Arti di Brunello Cucinelli, Gianluca Vacchi (finanziere e influencer) Gbd di Gabriela Domenichini (edilizia), Gvd di Giovanni Domenichini (edilizia) e Natura di Gianluca Sghedoni – ha prestato 140milioni a Giuseppe Colaiacovo per pagare tutti i suoi debiti e riuscire a tenersi il 25 per cento della Financo – la finanziaria che detiene la Colacem.
In estate il fondo americano, On Equlty Partners, dietro al quale ci sarebbero anche Cucinelli e Vacchi, ha avanzato una proposta di acquisto del colosso cementiero eugubino per la fantasmagorica cifra di 1miliardo e 680milioni di dollari.
La famiglia Colaiacovo davanti a tale proposta si è divisa in due tronconi contrapposti. Il 50%, che fa capo a Giuseppe, a Francesca e a Paola Colaiacovo, si è espresso per il sì, ma l’operazione è stata bloccata dall’altro 50% in mano agli eredi di Giovanni e a Carlo Colaiacovo. Quest’ultimo è il grande vecchio che ha sempre regnato sulla Colacem. L’ottantenne imprenditore è ancora molto attivo e di vendere non ne vuole sapere, ma il nipote ha deciso di dare battaglia, spalleggiato dai potenti amici. La contesa fra le due cordate ha portato all’impossibilità di approvare il bilancio 2023 e Giuseppe ha presentato un ricorso alla magistratura di Perugia perché ritiene che ci sia un rischio di paralisi per l’azienda. Sulla base di questa motivazione ha chiesto la liquidazione, cioè la vendita di Colacem. La giudice Teresa Giardino ha sentenziato che per il momento con c’è nessun pericolo visto che il gruppo sta andando bene e fa parecchi profitti. Tutto a posto per Carlo Colaiacovo? Ormai ha la vittoria in tasca? Niente affatto perchè nella medesima sentenza si legge che, se per la seconda volta non verrà votato il bilancio, allora si potrebbe porre il tema della liquidazione. Quindi tutto è rinviato a giugno. Se il tribunale arrivasse alla decisione di mettere in vendita Colacem, sul mercato ci sarebbe già la proposta d’acquisto di On Equlty Partners. La famiglia Colaiacovo ha il diritto di prelazione, ma Carlo and company per prendersi il 50 per cento dei nipoti dovrebbero spendere 840milioni di dollari – la metà cioè del miliardo e 680milioni messo in campo dal fondo americano. E non sono bruscolini. In quali mani finirà Colacem è per il momento un mistero che nel 2025 potrebbe però essere svelato. E non si può escludere che finisca in quelle del On Equlty Partners, che ha dietro Vacchi e Cucinelli. Un vero e proprio thrilling che si dipanerà fra la City di Londra, il tribunale di Perugia e Gubbio. A Solomeo, così come agli altri soci, non resta che attendere e alla fine potrebbero assestare il colpo decisivo.