Salta al contenuto principale

di Gabriella Mecucci

Durante la campagna elettorale per il primo turno il clima era stato decisamente buono. E le due candidate arrivate al ballottagio, Vittoria Ferninandi e Margherita Scoccia, hanno conservato anche in quest’ultima fase toni civili anche se un po’ più surriscaldati. Ma le tifoserie sono state più indisciplinate e il clima è decisamente peggiorato tantochè qualcuno lo definisce irrespirabile. La materia principale del contendere è diventata il voto cattolico. Come se i cattolici fossero una specie strana che valuta programmi
e persone con categorie a parte che regnano in “un mondo a parte”. Il loro. Ma le cose non stanno così e per fortuna. Di cattolici ce ne sono tanti e di tutti i tipi: quelli che frequentano le chiese e quelli che ci vanno al massimo un paio di volte all’anno, quelli che interpretano il Cristianesimo prima di tutto come vicinanza agli ultimi, agli emarginati, ai reietti; e quelli che mettono al centro del loro impegno la difesa della famiglia tradizionale e della vita. In mezzo ci sono una miriade di variegate posizioni, di sfumature di pensiero e di fede. Sono tutte scelte legittime: le une peraltro non cancellano le altre istanze. Perché tentare di trasformare in fazioni politiche contrapposte queste inclinazioni? La Chiesa non lo vuole e non lo consente. Il vescovo di Perugia
Ivan Maffeis nell’omelia del Corpus Domini ha ricordato i valori fondanti dell’etica cristiana: “la ricerca del bene comune, i diritti delle persone e dei gruppi primari, la difesa della vita, l’attenzione ai più poveri”. Più avanti monsignor Maffeis è tornato sull’argomento, quando il clima elettorale ha iniziato a mostrarsi particolarmente surriscaldato, invitando ad andare a
votare e auspicando che chi amministrerà Perugia lo faccia con “onestà intellettuale, saggezza e lungimiranza”. Un messaggio il suo pacato e saggio che punta alla concordia e non alla divisione in squadre contrapposte. Cristo è nella storia, ma non come fomentatore di risse.
C’è stato però, al termine di questa lunga campagna elettorale, chi ha voluto proclamare una candidata più cattolica di un’altra. Una sorta di concorso a punti a cui per la verità e per fortuna né Margherita Scoccia né Vittoria Ferdinandi si sono iscritte. Nonostante la loro prudenza ed educazione intellettuale sono partiti i soliti smanettoni del web. E allora ne abbiamo lette
di ogni tipo. E’ uscito addirittura una sorta di manifesto che termina così: “Chi vota Pd non è cattolico”. Vi vengono enumerate con insopportabile faziosità, che non ha nulla a che vedere con la colta prudenza dell’arcivescovo, le ragioni di questa scomunica. L’autoproclamatosi Sant’Uffizio elenca i peccati mortali del Pd: eutanasia (anche infantile), eugenetica, fecondazione eterologa, aborto libero, gender nelle scuole, liberalizzazione delle droghe, adozioni gay, finanziamenti ai centri sociali, utero in affitto, eliminazione dell’obiezione di coscienza, matrimoni gay, eliminazioni incentivi alle famiglie numerose, divorzio lampo. Un documento incommentabile per strumentalità e rozzezza. La decisione più saggia sarebbe stata quella di non rispondere anche perché i cittadini sono più intelligenti di questa tifoseria impazzita, la Chiesa ha una linea ben diversa e il Cristianesimo è una religione ferma ma mite, inclusiva e non escludente. Si può obiettare che non è sempre stato così, ma essere in grado di autoriformarsi è un pregio.
Francamente stride però anche il documento di alcuni cattolici, più vicini alla sinistra, che risponde alle accuse mosse al Pd e a Vittoria Ferdinandi. I toni e gli argomenti sono del tutto diversi, ma anche in questo caso c’è una forzatura quando si vuole indicare nella candidata del centrosinistra colei che è più vicina ai valori cristiani perché si prodiga per gli ultimi. Perché: “Avevo
fame e mi hai dato da mangiare, ero ignudo e mi hai rivestito”.
La campagna elettorale è arrivata alla fine. Domenica si aprono i seggi del ballottaggio. I cattolici come tutti gli altri cittadini – lo ripeto, non sono un mondo a parte – voteranno con discernimento guardando ai valori della loro fede. E voteranno in modo diverso, come ormai fanno in Italia da decine di anni. Ciascuna persona rifletterà e deciderà. La Chiesa continuerà a portare il
suo messaggio che è parte costitutiva non solo della religione cristiana, ma dell’intera cultura occidentale.