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Città meno manifatturiera e sempre più centro di cultura, di turismo, di commercio. Molti gli investimenti pubblici e privati in questa direzione. Una Torino in micro?

di Gabriella Mecucci

Il centro storico di Perugia sta cambiando volto grazie a un’inedita vitalità imprenditoriale. E’ un mix di investimenti privati e di interventi pubblici, iniziati 15-20 anni fa, a ridisegnare un’identità che punta in modo crescente sulla natura di città d’arte, turistica e del commercio, mentre si sta rimpicciolendo la dimensione manifatturiera. Non che non ci sia un tessuto fatto di piccole aziende, ma, a partire dalla fine ormai lontana della IBP, l’industria sta diventando meno rilevante. Si tratta di un working in progress non ancora compiuto, ma in atto. Ne fa parte anche il recentissimo acquisto del Lilli da parte della moglie del calciatore Materazzi che userà la grande architettura, chiusa da venti anni, come centro culturale, che ospiterà eventi e anche esposizioni di cimeli del football. Il processo in corso avvicina in micro Perugia alla trasformazione di Torino dopo la crisi della Fiat. Non lontano dal capoluogo è rispuntata anche la grande impresa guidata da Brunello Cucinelli, ma il suo baricentro si trova nel Comune di Corciano.

Il più recente passaggio del cammino verso una nuova acropoli è stato quello di pochissimi giorni fa: la nascita cioè della Città del cioccolato. Dell’intervento al Mercato Coperto – un investimento di diversi milioni di euro – questa rivista ha già scritto. E oltre a coglierne l’importanza non ha taciuto le critiche (leggi articolo allegato). L’ultimo pezzo del mega investimento di Guarducci and company, inaugurato con qualche giorno di ritardo, è certamente il migliore. Si tratta del restauro del laboratorio dove mosse i primi passi la Perugina che resterà in quella sede dal 1907 al 1915.

Il recupero, che riguarda circa 700 metri quadrati di superficie, consente di scoprire come si produceva un secolo fa: mostra i macchinari usati e svela le difficili condizioni in cui si lavorava. Da lì – dalla fatica e dalle difficoltà – nacque l’impresa che ha segnato per un secolo la storia di Perugia. Era guidata da Giovanni Buitoni, che nel tempo si dimostrerà un geniale capitano d’industria, e da Luisa Spagnoli, imprenditrice dotata di una effervescente creatività. Il laboratorio restaurato ha le caratteristiche di un buon intervento di archeologia industriale. Certamente è un contributo alla ricostruzione della storia e dell’identità cittadina e potrebbe avere un impatto positivo sul turismo. La prima prova si avrà con Eurochocolate che inizia il 14 novembre. Tutto questo non è solo opera dei privati, ma anche di un importante finanziamento pubblico. Regione e Comune infatti hanno speso 6,7 milioni di euro per restaurare il Mercato Coperto che hanno poi concesso per 30 anni a Guarducci. Quanto al Laboratorio, i locali sono di proprietà della famiglia Ansidei che li ha messi a disposizione in cambio di un affitto di favore.

L’intera operazione viene da lontano: gli albori durante la giunta Maddoli (centrosinistra). Poi l’impegno sia dell’amministrazione Boccali (centrosinistra) sia di quella di Romizi (centrodestra). Per arrivare a compimento in questi giorni – sindaca Vittoria Ferdinandi. Meriti e responsabilità sono dunque divisi fra i diversi colori politici. E per la verità nessuno ha tentato di fissare una primazia, tutti hanno fatto esercizio di bon ton.

Il secondo importante impegno per rivitalizzare il centro storico di Perugia è quello portato avanti dalla Curia di Perugia. E’stato risistemato e rilanciato il museo del Capitolo che proprio in questi giorni (sino all’8 gennaio) ospita – con grande successo di biglietteria – la magnifica “Incoronazione della Vergine” di Raffaello. In precedenza era stata aperta la Perugia sotterranea. Due interventi che hanno moltiplicato i visitatori. Quest’anno si arriverà a quota 50mila, mentre ante Covid oscillavano intorno ai 7-8mila. Genesi, la srl benefit, guidata da Giuseppe Capaccioni che gestisce i beni della Curia, ha raggiunto i 18 dipendenti. Il percorso è ancora breve, ma i risultati più che confortanti. Sempre in materia di ruolo dei privati, molto significativo è stato anche quello della Fondazione Uguccione Ranieri di Sorbello. Il pozzo etrusco, restaurato e rilanciato, è infatti il secondo bene culturale per numero di visitatori: con i suoi circa 80mila biglietti all’anno segue la Galleria Nazionale dell’Umbria che oscilla intorno ai 140mila. Accanto a questo, ci sono le visite alla “casa museo” e un’intensa attività di mostre e di incontri culturali di alta qualità. E, seppur di dimensioni più ridotte, è una vera “chicca” il restauro di Palazzo Marini-Clarelli. La Fondazione, presieduta da Caterina Bon Valsassina, ha realizzato un prezioso recupero che riguarda in particolare i pavimenti di rara bellezza.

La Fondazione Perugia ha dato vita negli anni alla Collezione di Palazzo Baldeschi che espone capolavori di Perugino, Pinturicchio, Signorelli nonché opere che abbracciano ben quattro secoli: dal Cinquecento al Novecento. Nello spazio che le ospita si sono svolte e si svolgono importanti mostre. Fra queste la più suggestiva è stata probabilmente quella che metteva a confronto opere di Pietro Vannucci con quelle di Alberto Burri attraverso il comune denominatore del colore nero. E non casualmente l’iniziativa si intitolava “Nero Perugino”.

C’è poi il restauro del Teatro Pavone, di proprietà privata, ma interamente  risistemato  con danaro pubblico. Il recupero ha richiesto tempi lunghi, ma  ora il Comune ha preparato un ricco programma. Resta però da compiere la ristrutturazione del Turreno, acquistato e regalato a Perugia dalla Fondazione Cassa di Risparmio, ristrutturazione già finanziata con uno ”stralcio” di oltre 4 milioni. Una volta terminata, per le grandi dimensioni della struttura, potrebbe attrarre il turismo legato ai mega congressi a cui Perugia – con un centro storico bellissimo e con distanze percorribili a piedi – sembrerebbe essere particolarmente adatta.

Se dai beni culturali, ci spostiamo verso l’accoglienza, c’è il recentissimo rilancio di uno degli alberghi storici del centro: la Rosetta che, dopo un lungo restauro, riapre targata Hilton. I cambiamenti sono notevoli: 70 camere dal costo oscillante fra i 250 e i 700 euro per notte, ristorante, Suchi bar, centro fitness, area jazz, terrazza su via Bonazzi e il delizioso – quello per la verità è stato sempre così – cortile interno. I titolari dell’impresa sono Simone Fittuccia e Rodolfo Mencarelli, storico ristoratore di Gubbio. Una scommessa la loro sull’aumento del turismo più ricco che, dati recenti, segnalano in aumento.

Infine non si può dimenticare che Perugia è stata una delle città che ha utilizzato con maggior frequenza ed efficienza l’art bonus. Su tutti la pioggia di interventi di Brunello Cucinelli che, usando questo strumento, ha restaurato l’arco etrusco, il teatro Morlacchi, il Duomo (insieme ad altri) e sta per terminare il restauro della parte cittadina dell’acquedotto medievale. Di recente l’Università ha concluso la sistemazione della Facoltà di Lettere rendendo quella zona, un tempo sommersa dalle auto e con architetture fatiscenti, una deliziosa scoperta anche per i perugini. Importanti anche i lavori sugli Sciri: torre, convento e servizi, finanziati con milioni di euro dal danaro pubblico.

Sin qui i grandi cambiamenti in cui i privati hanno avuto un’importanza decisiva, senza dimenticare però la presenza della mano statale, regionale e comunale. Ci sono poi investimenti interamente pubblici. Su tutti il magnifico recupero di San Francesco al Prato, il cui restauro è costato intorno ai tre milioni di euro e che sta diventando una struttura sempre più usata: in parte come auditorium e/o come luogo per convegni e manifestazioni. Il cammino di questo recupero era iniziato con la sindacatura di Renato Locchi, ma l’uso più frequente del bene si è affermato in anni recenti e recentissimi.

Fondamentali i lavori di riallestimento della Galleria Nazionale dell’Umbria, un bellissimo museo che aveva bisogno però di una modernizzazione e di una messa in  sicurezza dopo gli sperimentati rischi da terremoto. Il progetto di nuova Galleria, costato  un milione di euro, è stato concretamente realizzato dal direttore Marco Pierini, oggi vicesindaco di Perugia. Subito dopo è partito il centenario di Perugino che ha consentito di investire un altro milione per una grande mostra e decine di altre iniziative che hanno mutato profondamente l’immagine del grande pittore. Gli studi realizzati sotto la guida di Pierini e la rete di investimenti, distribuiti da un comitato presieduto da Ilaria Borletti Buitoni, hanno rimesso Pietro Vannucci al posto che merita, e cioè quello di uno dei più grandi artisti del Rinascimento. L’insieme di suddette attività ha dato nuovo slancio alla Galleria che – come si diceva – ha raggiunto i 140mila visitatori con un netto aumento rispetto al passato e consolidati  dal nuovo direttore Costantino D’Orazio.

Dulcis in fundo, ma non certo da ultima per importanza, è la nuova Biblioteca degli Arconi che ha richiesto un finanziamento di oltre 4 milioni:  è stata messa in cantiere dall’amministrazione Boccali  e aperta da quella Romizi. Sulla sua realizzazione finale non mancano critiche, e tuttavia si tratta di un intervento importante anche per l’ambiente esterno e per lo splendido panorama che da lì si ammira. La Biblioteca è molto frequentata da giovani e giovanissimi e si trova nei pressi dell’ingresso del Museo della Cioccolata, all’uscita dalla stazione più importante del Minimterò. Si sta così formando un importante punto di aggregazione. Un altro luogo di incontro, soprattutto giovanile, è Palazzo della Penna, fortemente voluto in passato dall’assessore Cernicchi, dove l’amministrazione Ferdinandi sta realizzando un centro di arti contemporanee.

Un quadro questo non esaustivo di quanto è accaduto che attesta però l’importanza dei lavori realizzati negli ultimi 15 – 20 anni. Perugia non è stata immobile, ma ha silenziosamente cambiato pelle. C’è ancora molto da fare nel centro storico, e moltissimo in due zone limitrofe: Monteluce e Fontivegge che restano due grandi incompiute, dove non sono mancati errori e insufficienze di diverso tipo. La situazione risulta oggi particolarmente difficile per quella che fu la zona dell’ex ospedale regionale.

L’acropoli fra qualche giorno sarà animata dalle luminarie natalizie d’autore, firmate da Domenico Paladino, di cui la Galleria Nazionale ospita in contemporanea una mostra. Sarà un modo anche questo per sottolineare la bellezza del centro storico di Perugia e la sua nuova vivacità. Ce n’è consapevolezza? Se davvero c’è stata questa sorta di “rivoluzione strisciante”, se Perugia sta diventando sempre più una città a vocazione culturale e turistica, allora diventa indispensabile la sua raggiungibilità. E le infrastrutture insopportabilmente carenti rappresentano una palla al piede del possibile sviluppo prossimo venturo. Così come diventa urgente che la nuova Perugia, “città d’arte” sappia invertire il suo impoverimento demografico, in modo da dare radici nuove a questo nuovo volto. Oggi gli abitanti del centro storico sono ridotti intorno alle 5000 unità, è strategico porsi l’obbiettivo di un incremento della popolazione residente che si integri pienamente con queste nuove tendenze.