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Per 5 volte i pontefici vennero scelti qui: da Onorio III a Celestino V, dopo 26 mesi di riunioni.
I cardinali furono “affamati”.

di Gabriella Mecucci
Foto ©Wikipedia

Il rapporto di Perugia col papato è di quelli che hanno segnato la storia e non solo per la lunga dominazione, terminata solo col Risorgimento, ma anche perché è stata una delle città dove si sono tenuti nei secoli appuntamenti di grande rilevanza. Prima di tutto c’è il numero dei conclavi, parola che deriva da cum clave, cioè chiusi a chiave.

Mentre i cardinali si stanno preparando a Roma per eleggere il successore di Francesco, non possono non tornare alla mente tutte le volte in cui fu Perugia il teatro di questi appuntamenti. Qui si svolsero ben cinque conclavi e alcuni di questi portarono al soglio pontificio figure davvero molto rilevanti.

La prima elezione fu quella del 1216 quando il prescelto fu Onorio III (1216-1226), il papa che incoronò quattro anni dopo a San Pietro Federico II, grandissimo imperatore a ragione definito splendor mundi. Tommaso da Celano e persino Giotto, nella Basilica superiore di Assisi, indicano in Innocenzo III – predecessore di Onorio, morto a Perugia e sepolto in Cattedrale – come il Pontefice che accolse nella Chiesa l’Ordine francescano, ma in realtà fu proprio Onorio III con la bolla “Solet annuere” a confermarne la “Regola” (1223), una “formalizzazione” che cambiò in profondità la storia del Cristianesimo. E in seguito numerosi furono gli atti con cui Roma dialogò col “poverello”. C’è dunque un intreccio molto stretto fra Papa Francesco, Assisi e Perugia.

Il secondo e il terzo conclave che si svolsero in città furono quelli che scelsero Clemente IV, il papa francese (1265) che regnò solo tre anni, e Onorio IV (1286), pronipote di Onorio III, che morì due anni dopo e che lasciò un segno per la sua grande apertura culturale: fra l’altro introdusse lo studio delle lingue orientali a Parigi.

Il quarto conclave che si svolse a Perugia è particolarmente rilevante perché elesse Celestino V: il Papa del gran rifiuto, reso famosissimo dalla condanna all’Inferno di Dante proprio perché abdicò. Per arrivare ad un accordo i cardinali impiegarono ben 26 mesi e alla fine la scelta cadde sull’eremita Pietro da Marrone che però rinunciò al ministero petrino perché non sentiva di avere “sifficiente scentia” e perché subì le pressioni di alcuni cardinali. Dopo di lui arrivò Bonifacio VIII. I perugini, visto il lungo periodo che i cardinali impiegavano per scegliere il Pontefice decisero di “affamarli” mettendoli sotto chiave, e sperando che il digiuno affrettasse i tempi.

Il quinto e ultimo conclave fu quello del 1304 che indicò Papa Clemente V (1305). Questi non scese mai in  Italia e spostò la sede pontificia da Roma ad Avignone.

Tanti altri furono gli episodi importanti che contrassegnano il rapporto di Perugia con la cattedra di Pietro. Dal 1555 si insediò in città il governo pontificio che durò sino al 1860. Alcuni pontefici ne hanno segnato in profondità la vita. Indimenticabile, tanto per fare qualche esempio, la battaglia in cui Martino V sconfisse Braccio Fortebraccio (1424) e il suo disegno di arrivare ad uno stato unitario del Centro Italia. Importante il segno lasciato da Paolo III, il Papa della Controriforma che decise la costruzione della Rocca Paolina (1540-43). E, dulcis in fundo, forse l’episodio più importante: il governo ultratrentennale della diocesi da parte di Leone XIII (1846 -.1877), l’autore della Rerum Novarum che rappresenta l’atto fondativo della dottrina sociale della Chiesa.