Ci sarà il dimezzamento: entro aprile 37mila prestazioni. Al telefono coi cittadini.
Crisi delle scuole di specializzazione
di Giuseppe Vittori
Che Stefania Proietti ed il centro sinistra abbiano vinto le elezioni regionali in Umbria lo scorso mese di novembre, “affondando” soprattutto sul tema sanità e sul suo stato comatoso, è un dato acquisito. E che proprio la sanità, e soprattutto l’abbattimento delle infinite “liste d’attesa”, sarà il primo e vero banco di prova della neo presidente Proietti e della maggioranza che la sostiene, è l’altro fatto assolutamente certo. I primi tre atti assunti dalla presidente lo dimostrano ampiamente. Innanzitutto Proietti ha tenuto per sé la delega alla sanità; poi ha subito nominato Daniela Donetti, apprezzata ed autorevole manager della sanità, già direttore generale dell’Azienda ospedaliero-universitaria Sant’Andrea di Roma, affidandole il ruolo di direttore regionale alla sanità; infine, non più tardi di due settimane fa, ha annunciato – spiazzando tutti – una vera e propria “terapia d’urto” , immettendo nel sistema sanitario regionale oltre 30 mila prestazioni da erogare entro il mese di aprile, al fine di abbattere drasticamente le famigerate liste d’attesa, consentendo agli umbri che da tempo attendono una prestazione sanitaria, di vedere finalmente rispettato il proprio diritto alla salute. Dunque un cambio di passo radicale, come più volte annunciato in campagna elettorale.
Ma come sta procedendo questa operazione? Se lo chiedono in molti. All’indomani dell’annuncio del programma di abbattimento liste d’attesa della presidente Proietti le attuali forze politiche di opposizione, che hanno governato l’Umbria negli ultimi cinque anni ed alle quali gli umbri hanno voltato le spalle rimproverando loro proprio una gestione fallimentare della sanità regionale, per bocca della ex presidente Donatella Tesei, sconfitta alle elezioni, hanno chiesto precise informazioni sull’operazione, facendo circolare anche voci che miravano ad aumentare ad oltre 80 mila il montante del complesso delle prestazioni in attesa. Richiesta avanzata nel corso della riunione dell’Assemblea legislativa, ed alla quale la stessa Proietti ha risposto rassicurando tutti sul fatto che la Giunta regionale ha definito una strategia chiara ed incisiva che presto darà i suoi positivi risultati.
Quello annunciato dalla presidente della Regione potremmo definirlo il “piano Proietti”, sul quale ha lavorato con particolare lena la neo direttrice Donetti e tutta la struttura della Direzione salute e welfare. Un modello che ha alla sua base un obiettivo molto chiaro: aumentare in maniera considerevole l’offerta delle prestazioni, capovolgendo però l’impostazione generale, che da “dirigistica” è stata mutata in “condivisa”. Insomma, se prima gli obiettivi venivano imposti dal vertice alle diverse aziende e strutture sanitarie, ora il “piano Proietti” privilegia l’ascolto preventivo di tutti gli attori in campo, dai medici di base, a quelli ospedalieri e della sanità territoriale, il personale infermieristico, le organizzazioni sindacali e professionali, per definire insieme gli obiettivi e le modalità per il loro raggiungimento. Con accanto un rigoroso sistema di verifica e controllo, affidato a quella figura che la precedente Giunta non aveva mai attivato: il RUAS. Vale a dire il responsabile unico dell’assistenza sanitaria regionale e della gestione delle liste d’attesa. Questa figura, nella persona della dottoressa Enrica Ricci, opera di concerto con i RUAS delle quattro aziende sanitarie umbre. Si tratta di una vera e propria task force che ogni sera fa il punto della situazione, verifica l’andamento dell’operazione abbattimento liste d’attesa, evidenzia eventuali criticità ed agisce di conseguenza. C’è poi una “cabina di regia” che ha un carattere più politico, presieduta dalla stessa presidente della Regione, e che settimanalmente tiene sotto costante monitoraggio lo sviluppo e l’andamento del programma.
Poter dare con certezza cifre esatte non è semplice, ma il montante complessivo ad oggi delle prestazioni da erogare potrebbe essere attorno a 75 mila. Sarebbe invece maggiore il numero delle prestazioni che al termine dei due mesi potrebbe essere stato immesso, e cioè 37 mila nuove prestazioni rispetto alle 30 mila annunciate. Assolutamente decisivo per il raggiungimento di questi obiettivi è l’enorme lavoro che sta effettuando la società pubblica regionale “Punto zero”, cui è stato affidato un compito assai impegnativo, ma che alla fine potrebbe rivelarsi decisivo: contattare telefonicamente tutti i cittadini umbri che attendono l’indicazione precisa della data di effettuazione della prestazione richiesta. Una campagna telefonica massiva. Ogni cittadino in attesa viene chiamato per ben tre volte e se non contattato riceve un SMS con un numero da richiamare. Questa operazione ha una duplice importanza: mette in contatto diretto il cittadino con il sistema sanitario con una modalità più empatica, facendo sentire il sistema più vicino a lui, e lo mette anche in condizione di poter scegliere l’opzione per lui migliore.
Al tempo stesso, però, consente alla sanità regionale una operazione importantissima: la “ripulitura” delle agende. Vale a dire, grazie a questo sistema possono essere eliminate dal montante delle liste, tutte quelle prestazioni non più effettuabili per una qualsiasi ragione. Ciò che è confortante è che sulle 1500 chiamate che vengono effettuate ogni giorno la percentuale di risposta è pari al 70 per cento. Segno che gli umbri apprezzano molto questa modalità. E’ già attivo da alcuni giorni il numero unico regionale del CUP Umbria destinato dal sistema a queste chiamate: 0744.366622. Sempre grazie a questo lavoro anche la cosiddetta “presa in carico” del cittadino diviene reale, e non un semplice inserimento del nominativo in una lista d’attesa della lista d’attesa, cosa divenuta una prassi negli anni passati, e che illudeva l’utente circa la possibilità di essere richiamato. Telefonata che nella stragrande maggioranza dei casi non arrivava mai. Ora, dunque, il percorso di tutela viene attivato e seguito nel tempo dall’altra figura sulla quale si sta puntando: il CUP manager, che torna ad essere una figura centrale nella gestione delle agende.
Insomma, è chiaro che quello che abbiamo definito il “piano Proietti” chiede al sistema sanitario pubblico lo sforzo maggiore e chiama tutti gli operatori ad un impegno quasi al limite delle reali capacità. Ma anche il sistema sanitario privato che opera in regime di convenzione con quello pubblico, è stato chiamato a fare la propria parte. Con una novità, anche questa particolarmente significativa e che segna anche una differente visione politica del rapporto tra sanità pubblica e privata. Se il modello adottato dalla Giunta della ex presidente Tesei vedeva una sanità privata beneficiare di notevoli risorse, erogate un po’ “a pioggia”, per contribuire ad abbattere le liste d’attesa (ben tre le campagne lanciate dalla gestione Tesei), il “piano Proietti” prevede che sia il sistema pubblico a chiedere a quello privato di intervenire in precise aree delle prestazioni, soprattutto di diagnostica. Grazie, infatti, al monitoraggio costante che viene effettuato dalla task force guidata dal RUAS e dai CUP manager il sistema pubblico è in grado di conoscere in tempo reale le proprie zone critiche e a fronte di questa conoscenza indica al sistema privato quali prestazioni effettuare. Una indicazione quindi mirata e non una generica richiesta di prestazioni. Un modello che risponde quindi al criterio di una sanità privata che sia “integrativa” e non “sostitutiva” della sanità pubblica.
Un’altra novità assoluta messa a regime dalla Giunta Proietti è quella delle “reti cliniche regionali”. Mettere a sistema tutti i professionisti delle varie discipline mediche, di tutte le aziende regionali per rendere più efficace ed equo l’accesso alle prestazioni e garantire la massima appropriatezza. Primo esempio assoluto di questo nuovo modello è la recente inaugurazione a Terni della rete regionale di gastroenterologia ed endoscopia. A giudizio di Proietti proprio questa rete consentirà un miglioramento dell’efficienza del sistema regionale, contribuendo ad un notevole abbattimento delle liste d’attesa. Il nuovo sistema (Proietti ha però ricordato che la precedente amministrazione regionale aveva avviato il progetto) si basa sul modello “Hub&Spoke” che prevede una rete articolata su tre livelli di assistenza: gli ambulatori territoriali, i servizi ospedalieri e gli hub ospedalieri di Perugia e Terni, dove saranno erogate prestazioni di alta specialistica. Al paziente, dunque, verrà garantito un percorso di cura definito, evitando così sia il pendolarismo sanitario sia la frammentazione delle prestazioni, individuando a monte – rispetto ad una prestazione diagnostica complessa – chi fa cosa.
Resta sullo sfondo, comunque, la complessità della capacità del sistema sanitario pubblico regionale di tornare ad essere effettivamente in grado di garantire al cittadino il diritto alla salute ed a prestazioni sanitarie adeguate ed efficienti. Un tema che – soprattutto all’indomani della tragedia del COVID – deve fare i conti con risorse statali che non sono assolutamente sufficienti, e che nel caso specifico dell’Umbria potrebbe esplodere se, come da più parti evidenziato, dovesse emergere un debito “monster” della sanità regionale. Ma per questo dovremo attendere il lavoro di “due diligence” che la Proietti ha affidato ad una società specializzata che sta spulciando i bilanci delle quattro aziende sanitarie umbre e che dovrà dirci se questo debito c’è ed a quanto ammonta. Da ciò, ovviamente, dipenderà molto rispetto alla possibilità di una strutturale operazione di abbattimento delle liste di attesa, ma anche dell’efficientamento dell’intero servizio sanitario regionale.
Va inoltre considerato che in questa straordinaria fase di riorganizzazione del sistema la Regione non è certo la sola protagonista; c’è, infatti, un altro attore assolutamente importante: l’Università degli Studi, che ha un ruolo di enorme importanza e che opera in regime di convenzione nella gestione dei due presidi ospedalieri di Perugia e Terni. E a giudizio di molti ad amplificare le problematicità e lo scadimento della qualità della sanità regionale c’è anche la perdita di prestigio, negli ultimi anni, dei due presidi ospedaliero-universitari. Prova di ciò sta nella ormai endemica perdita di scuole di specializzazione medica, a causa dell’assenza di iscritti. In alcuni casi ci sono state aree di specializzazione medica che non hanno avuto nemmeno un iscritto. Ed è di alcuni giorni fa la notizia della non attivazione di ben tre scuole di specializzazione presso il Dipartimento di medicina dell’Università degli Studi di Perugia. Scuole di notevole importanza, come quelle di otorinolaringoiatria, anestesiologia e cardiologia.
Tornando al “piano Proietti”, un punto irrinunciabile della loro strategia resta il tema dell’”appropriatezza” delle prestazioni sanitarie di ogni genere. E’ certamente noto che una parte non insignificante del monte complessivo delle liste d’attesa sia collegato ad un “eccesso” di richieste che in molti casi risultano essere ingiustificate o inutili, ma che vengono comunque prescritte sulla base di svariate ragioni. Secondo recenti studi in Italia l’ammontare delle risorse spese per “prestazioni inappropriate” si aggirerebbe attorno ai 30 miliardi di euro, pari quasi al 22 per cento della spesa sanitaria globale, sia pubblica che privata. Ecco perché, anche per una realtà come l’Umbria, la questione dell’appropriatezza delle prestazioni, ma anche quella “organizzativa” del sistema sanitario, diviene decisiva per un miglioramento generale della sanità. Di ciò la Proietti, ma soprattutto la direttrice regionale Donetti, ne sono assolutamente consapevoli e sanno bene che più riusciranno a rendere davvero efficiente il sistema, maggiore sarà la qualità della sanità umbra. A vantaggio dei cittadini