di Sud
Ugo Pirro è stato uno dei più interessanti sceneggiatori del cinema italiano. Dopo un esordio fulminante nel 1951 con Achtung! Banditi! di Carlo Lizzani, ha proseguito la carriera negli anni ’50 e ’60 con film, non memorabili, ma di pregevole fattura, con registi come Pietrangeli, Emmer, De Santis, Matarazzo, Corbucci. Ma il meglio di sé Ugo Pirro lo ha dato quando, a partire dal 1967, ha iniziato a scrivere per un regista come Elio Petri.
La loro prima collaborazione fu per la versione cinematografica di A ciascuno il suo di Sciascia. Per Petri scrisse poi la sceneggiatura (candidata all’Oscar, come quella del Giardino dei Finzi-Contini di De Sica) di un capolavoro come Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970). La coppia Pirro/Petri realizzò poi La classe operaia va in paradiso (1971) e La proprietà non è più un furto (1973).
Ricca, ma meno nota è la produzione letteraria di Pirro. Due libri meritano però di essere ricordati: il primo è Celluloide, pubblicato da Rizzoli nel 1983, poi da Einaudi nel 1995. Il libro racconta, con mille aneddoti su Amidei e Rossellini, Fabrizi e la Magnani, l’avventurosa nascita di Roma città aperta, il film che mostrò la rottura di ogni legge morale, con uno stile che rompeva ogni regola di “buon gusto”. Il secondo libro da ricordare è Le soldatesse.
Il suo primo romanzo fu pubblicato da Feltrinelli nel 1956, poi ristampato da Sellerio con una nota di Camilleri. Nella storia, cruda senza moralismi, del tenente Martino incaricato di trasportare dodici prostitute presso i comandi dell’Esercito italiano in Grecia, compare spesso la Retsina, un vino da tavola aromatizzato. A Martino piaceva, col suo gusto acre e resinoso, ma «per il maggiore fu come bere acqua ragia, sputò e bestemmiò, quasi temeva di essere stato avvelenato».