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di Gabriella Mecucci

La partenza è buona e sta dissipando i dubbi e gli interrogativi della vigilia elettorale. Se tre indizi fanno una prova, allora Vittoria Ferdinandi sarà un buon sindaco. Il primo indizio è quello, ormai dato per certo, della presenza in giunta di Marco Pierini nel ruolo di vicesindaco e di assessore alla Cultura. La scelta è eccellente e fortemente voluta dalla prima cittadina che è riuscita a superare le difficoltà e a piazzare un gran colpo.
L’ex direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria ha infatti molte frecce al proprio arco. E’ innanzitutto un gran conoscitore di Perugia, dei suoi beni culturali e di ciò che in questo ambito si muove nel capoluogo, anche perché vi ha lavorato per ben otto anni favorendo scambi e collaborazioni. Ha risistemato poi il museo più importante della regione nel modo migliore, rendendolo più sicuro per le opere che ospita e più fruibile per i visitatori. Ha promosso una ricerca che ha rimesso nel posto che meritava Perugino – spesso declassato a pittore un po’ ripetitivo e noioso, ricordato perlopiù solo come maestro di Raffaello – e lo ha ricollocato nel pantheon dei grandi del Rinascimento. Ha organizzato su di lui una mostra che ha segnato la vita culturale italiana del 2023 con un notevole successo di critica e di pubblico.
Dopo tutto ciò, Marco Pierini era stato maltrattato da un ministro, campione di imbarazzanti gaffe culturali, e per fortuna Vittoria Ferdinandi lo ha restituito a Perugia dandogli un ruolo prestigioso. Accanto a questa scelta ce n’è un’altra di gran qualità: Alessandra Sartore, già sottosegretaria nel governo Draghi, è stata chiamata a fare l’assessore al Bilancio. Due colpi maestri dunque quelli della neo sindaca, a cui si aggiungono altri orientamenti azzeccati che rendono la giunta, composta da 9 assessori, fortemente caratterizzata da “presenze esterne”, provenienti dalla società civile.
Il secondo indizio a favore di Ferdinandi riguarda il suo stile. Il primo gesto che ha fatto è stato quello di riconoscere al precedente esecutivo di aver lasciato “un bilancio sano”. Un comportamento esemplare che rompe con lo stucchevole costume di sparare a vista sui predecessori, dicendo di loro tutto il male possibile, per dare la colpa delle proprie eventuali inadempienze ed inefficienze ad altri. Un modo per deresponsabilizzare se stessi e la propria squadra di amministratori. Il Ferdinandi style si è manifestato anche quando ha deciso di andare ad ascoltare il bellissimo concerto finale del Trasimeno Festival. E’ arrivata da un’entrata laterale, ha fatto del tutto per non farsi notare, ha ascoltato e applaudito la meraviglia che usciva dal pianoforte di Angela Hewitt. Ha detto due sobrie parole di ringraziamento solo dopo che la grande pianista canadese l’ha salutata e l’ha chiamata vicino a lei, dichiarando di essere “felice che a Perugia ci fosse un sindaco donna”.
Il terzo indizio riguarda il modo in cui Ferdinandi ha formato la sua giunta: l’ha fatto in tempi brevi e in un clima riservato. Trattando con i partiti e perseguendo però i propri obiettivi. Sfuggendo alle trappole del sottopotere che in questi casi sono piazzate nei palazzi che contano. Anche se non ha portato a termine tutto ciò che voleva, ha dimostrato fermezza e abilità.
Ce n’è abbastanza per promuovere la prima cittadina per quanto ha fatto sin qui e per sperare in un buon futuro per Perugia anche da parte di chi non le ha risparmiato critiche nel recente passato. E di critiche continuerà a farne perché – come sentenziò la Suprema Corte americana – “l’informazione non deve difendere i palazzi del potere ma i cittadini”. E quindi: tutte le volte che le sembrerà di vedere qualcosa che non va, chi scrive non tacerà per opportunismo o per ossequio. Naturalmente potrà sbagliare, come tutti.