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di Maurizio Tarantino

Chi si interessa di letteratura e critica letteraria avrà notato nelle ultime settimane l’infittirsi di una polemica sul tema della “trama” dei romanzi. È una vecchia polemica che ogni tanto risorge, tra chi crede (schematizzando un po’) che un romanzo con una trama ben definita non possa elevarsi al rango di “letteratura”, ma sia destinato a essere confinato nella “narrativa di consumo”, e chi, al contrario, non sopporta i romanzi senza trama e crede che sia ancora possibile raccontare storie, che so, “alla Dickens”.

Essendo, e non da oggi, nella schiera di questi ultimi, ho letto con piacere Uisciueriar, che una trama ce l’ha, eccome. Il romanzo di Claudia Fofi, pubblicato da Ex Cogita, parla di una ragazzina sui dieci anni che entra in contatto con la depressione della madre; come può farlo una ragazzina che nel frattempo vive la sua vita, scopre sé stessa e il resto del mondo attraverso gioie e vicissitudini. Come è d’obbligo fare quando si recensisce un romanzo “con la trama”, non svelerò il finale, incentrato sulla più dura di quelle vicissitudini.

Uisciueriar non ha ambizioni da Grande Romanzo Definitivo (anche per le sue dimensioni, 150 pagine), e anche il suo contesto (gli anni ’70) non incombe sul racconto con i grandi fatti della storia, solo intravisti attraverso lo sguardo caleidoscopico di una bambina di provincia (Gubbio). Per Beatrice il «piccì», gli hippies, la religione, contano come il morso di una vipera, Pippi Calzelunghe, le prime mestruazioni. C’è però un elemento del contesto che emerge sugli altri, non intralciando il racconto ma accompagnandolo come un baso continuo: le canzoni.

Canzoni tristi, come Angeli negri o Casa bianca, che escono dal mangiadischi della madre; cantate a scuola come Carissimo Pinocchio o Samarcanda; sentite canticchiare in casa come Il cuore è uno zingaro, e poi La gatta, Il valzer del moscerino, La canzone del sole, La guerra di Piero, e altre che probabilmente mi saranno sfuggite. E soprattutto c’è la canzone dei Pink Floyd che dà il titolo al romanzo e ne fornisce, forse, una chiave di lettura. Perché Claudia Fofi, che è al suo primo romanzo, ha costruito intorno alle canzoni una brillante carriera di cantautrice e performer teatrale, e conosce bene il potere salvifico della musica.