di Walter Patalocco
Latini sì, Latini no. E se questo è il dubbio del centrodestra ternano (ed umbro) è subito facile capire quale sia la situazione a Terni in vista delle comunali di maggio. È in discussione infatti la riconferma di un sindaco eletto cinque anni fa con una maggioranza bulgara. La regola – ma esistono regole in politica? – sarebbe la ricandidatura perché un’altra scelta equivarrebbe a confessare: “Scusate, ci siamo sbagliati”.
Lui, Lallo, come lo chiamano “affettuosamente”, tira avanti con la sua espressione da sfinge. Senza strafare: una inaugurazione qui e una là; tweet con foto di propaganda di trasmissioni televisive che si occupano di questo o quel pezzo del territorio ternano; foto di cuori rossi luminosi messi su per la festa di San Valentino; di mezzi meccanici otturatori di buche sulle strade. Intanto l’ufficio stampa e propaganda del Comune martella illustrando realizzazioni che al momento sono ancora sulla carta, ma che prima o poi arriveranno a compimento restando nella storia come “Giunta Latini fecit”.Un po’ di ottimismo, si sa, non guasta mai.
È la Lega, il suo partito, il primo nemico di Latini. Perché c’è sempre chi è pronto a dire che “se l’ha fatto lui, il sindaco, perché non posso farlo io?” a ciò spinto anche dal desiderio di esorcizzare la paura di dover andare a casa, visto _ direbbe il conte Mascetti – “lo scappellamento a destra” dei votanti che l’altra volta, nel 2018, scelsero la Lega. E vuoi che non ci sia il lavoro, costante e sotterraneo, di segamento delle gambe della sedia da parte di chi, baciato in passato da insperata fortuna e poi costretto per mancata rielezione nel dimenticatoio, vorrebbe tornare a respirare aria di montagna: le consulenze ministeriali, per quanto sbandierate, sono solo uno zuccherino (ogni riferimento all’ex senatrice Alessandrini non è casuale).
A segnali negativi già visti – le astensioni strategiche di alcuni consiglieri leghisti – se ne aggiungono altri: tipo l’uscita dei “Lallo Boys”, quattro fedelissimi assessori comunali (Benedetta Salvati, Federico Cini, Giovanna Scarcia e Cristiano Ceccotti) firmatari di un endorsement per il sindaco: che bisogno ce ne sarebbe se tutto filasse liscio come l’olio?
I Fratelli d’Italia, consci del peso elettorale acquisito e dei consiglieri comunali eletti nel ’18 con la Lega recuperati per strada, fremono. Cè stata una fuga in avanti della consigliera regionale Eleonora Pace che ha indicato in Orlando Masselli il candidato sindaco del centrodestra, la quale nel chiuso di una stanza ha forse dovuto subire una frustatina sulla lingua troppo lunga. Non perché abbia detto una bugia, ma per il rischio di bruciare un candidato in pectore. Anche perché bruciato Masselli poi che si fa? Gira e rigira dove stanno gli attori per portare a compimento la commedia? Chi altro c’è di papabile? interessato?
Intanto Forza Italia, zitta zitta, chiotta chiotta, si è assegnata il ruolo di componente equilibrata ed equilibrista della coalizione e si è pronunciata da un pezzo: riconferma per Latini
Una piccola notazione va aggiunta ai “movimenti” del centro destra: la scheggia Bandecchi. Lo prenderanno in coalizione? Sarà difficile specie dopo le ultime performance, però mai dire mai perché si sa che “suffragium non olet”. Farà da quarto incomodo? Si presenterà davvero? E chi lo voterà? Quelli che credono alla storia dei “regali” alla città o quelli che “prima di tutto la Ternana”? Nel caso dovesse andare tutto secondo i programmi di “Finesse”, una lista Bandecchi potrebbe limare qualche posto alle opposizioni.
Confusione ed incertezza, come di prassi in queste fasi. Anche sull’altro fronte, quello delle opposizioni. Sicuro è che stanno lavorando molto perché – non sono poi così sprovveduti – fiutano l’occasione e sanno che una coalizione forte ed ampia potrebbe avere qualche chance. Ma nessuno o quasi si sente disposto a rinunciare ad un posto alla finestra. Comunque sia si parte da un punto fermo: le opposizioni hanno preso spessissimo posizioni unitarie in consiglio comunale nel corso di questi cinque anni. Ma sarebbe troppo comodo se la strada tracciata fosse così agevole da percorrere. Il Pd sta terminando il congresso. A Terni ha vinto Elly Schlein alle primarie, mentre Gianni Cuperlo ha stabilito un record col 42% dei consensi tra gli iscritti. Il che significa che in un modo o nell’altro si chiede un superamento deciso della situazione pregressa. Cosa che a Terni, per la verità, è già in atto da qualche mese, seppure le modalità siano state affidate a un gruppo dirigente di “mai visti” o quasi, i quali hanno cercato di aprire le finestre della federazione di via Mazzini. Un Pd che si è presentato agli incontri con le altre forze politiche mettendo sul tavolo un programma-canovaccio, per completarlo e rifinirlo insieme agli altri. Massima apertura possibile e nessun nome di candidato sindaco che sarà deciso sulla base di un gradimento comune e di adesione ai principi programmatici. Nessuno ha risposto ufficialmente sì e nessuno ha risposto ufficialmente no. Si va avanti col confronto, con posizioni che si vanno – però – delineando, pur se con circospezione. I Cinquestelle sono comunque decisi ad andare da soli (ad esser pignoli ci sarebbe anche Rifondazione, ma insomma…). Sinistra Italiana, Verdi, Senso civico, ancora tentennanti. I Civici di Cittadini Liberi, idem. Ed infine c’è il terzo polo, Azione-Italia Viva. È tutto un tentennare, ma molto presto sarà il caso di tirare i fili, di decidere.
I candidati sindaco? Beh, si sa già che i 5S sono orientati su Claudio Fiorelli. Gli altri ne stanno parlando. Nel frattempo chi va sempre a caccia di nomi ne ha tirati fuori una quindicina, qualcuno davvero improbabile, da Sauro Pellerucci, editore di Pagine sì che ha smentito pubblicamente, ad un lungo elenco di esponenti – come si dice – della società civile, fino ad Andrea Cavicchioli, che il candidato sindaco di Terni rifiutò di farlo già negli anni Novanta. E quelli erano davvero altri tempi.