di Giampiero Rasimelli
Foto ©Fabrizio Troccoli
Due fatti in questi giorni hanno riproposto all’attenzione dell’opinione pubblica la precarietà di Perugia e dell’Umbria su una questione fondamentale: mobilità e trasporti. Una è la decisione di “Autostrade per l’Italia” di attivare il divieto di sorpasso ai mezzi pesanti sulla tratta dell’Autostrada del Sole tra Incisa e Chiusi, con il rischio che una parte consistente di mezzi pesanti si riversino sulla E45 umbro-toscano romagnola rendendola più congestionata, intasata e pericolosa, affaticandone il manto stradale e le infrastrutture di sostegno la cui manutenzione, non ancora terminata, dura da decenni. L’altro fatto riguarda l’incontro avuto nei giorni scorsi dalle Regioni Umbria, Toscana e Lazio a Roma con Trenitalia. Da quanto sappiamo, l’incontro ha confermato che solo poco più della metà dei treni in esercizio (che raggiungono 160 km ora) potranno accedere alla direttissima Roma-Firenze (in attesa della messa in esercizio dei treni da 200 km ora prevista nel 2027) secondo quanto previsto dall’Autorità Nazionale dei Trasporti. Una proroga a metà della situazione di fatto e una risposta negativa a tutte le altre istanze proposte dalla Regione Umbria per alleviare i disagi e i costi, soprattutto dei pendolari, già patiti con le manutenzioni ferroviarie tra Roma e Orte e ora messe a regime almeno fino al 2027. Anche se poi, leggiamo, di fronte alle rimostranze dell’Assessore De Rebotti, che ha abbandonato la riunione, Trenitalia ha fatto sapere che resta aperta a verificare le questioni sollevate dall’Umbria.
A tutto questo si aggiungerà a breve a Perugia l’operatività dell’avvio della manutenzione delle gallerie di Piscille del raccordo Perugia-Bettolle e del completo rifacimento dello svincolo di Ponte San Giovanni, che è molto più dell’ampliamento delle rampe di accesso e uscita dal raccordo cui si era pensato fino a pochi mesi fa. L’ANAS ha presentato solo in estate un progetto ben più grande e impegnativo che metterà per lungo tempo (3 anni?) in difficoltà la già precaria circolazione dei mezzi a Ponte San Giovanni. Se a questo dovessero aggiungersi gli effetti derivanti dal congestionamento della E45 prima descritti la situazione potrebbe diventare drammaticamente critica.
Da tutto ciò, a nostro avviso, derivano una serie di urgenti considerazioni.
- Vi sono alcune Agenzie nazionali statali e private che stanno prendendo nel settore trasportistico decisioni che mettono a rischio la qualità del vivere e del produrre in Umbria al di fuori di un indirizzo di governo nazionale e regionale. Una situazione intollerabile di cui si deve quanto prima chiedere conto al Parlamento e al Governo Nazionale, perché si determini un passo indietro o interventi che possano ristorare gli effetti di queste decisioni e soprattutto avviare un negoziato e un’azione strutturale volti a risolvere problemi strategici del trasporto e della mobilità in Umbria e nel Centro Italia aperti da anni e mai risolti
Questi problemi, ormai è chiaro, si potranno affrontare, anche parzialmente nel medio termine, solo con una grande mobilitazione istituzionale e sociale in Umbria e nelle regioni del Centro Italia per superare la sottovalutazione e le resistenze di Governo e della tecnocrazia trasportistica rispetto ai problemi dei nostri territori, penalizzati fortemente dalle scelte condotte sinora e per decenni. Senza mettere in campo una vertenza nazionale trasporti per l’Umbria e il Centro Italia non sarà possibile ottenere nulla di significativo rispetto alle urgenze che abbiamo e che riguardano davvero il futuro dei nostri territori dal punto di vista economico, sociale, ambientale e della qualità di vita. Da troppo tempo si guarda agli investimenti per le infrastrutture solo a Nord e recentemente anche a Sud del paese e il Centro Italia paga il prezzo di questa dicotomia assurda che fa arretrare territori che hanno conquistato nel tempo la loro qualità produttiva e sociale e che oggi sono in grande difficoltà, in arretramento … l’Umbria è il cuore di questa crisi e non c’è ZES che tenga (la Zona Economica Speciale rivolta al Sud Italia in cui sono state inserite dal Governo in periodo elettorale Umbria e Marche)
La questione trasporti e mobilità non è l’unica emergenza cui guardare in Umbria e nel Centro Italia, ma è certamente una questione base di ogni prospettiva di sviluppo. E’una questione emblematica della crisi culturale dei modelli trasportistici seguiti sinora e di quelli relativi alle politiche di implementazione dello sviluppo e dell’innovazione nei territori e nelle zone interne. Se vendiamo i nuovi treni Frecciarossa alla Germania (una cosa sicuramente positiva) e non riusciamo a collegare il Centro Italia producendo l’arretramento e l’impoverimento di territori avanzati fino a pochi anni fa, c’è qualcosa che non funziona nel governo del paese e del trasporto nazionale.
Le questioni aperte sono molte e importantissime, lo abbiamo già scritto più volte. L’accesso all’alta velocità ferroviaria verso nord e verso sud dall’Umbria e l’adeguamento/rafforzamento della Foligno-Terontola, il completamento della Orte Falconara a doppio binario con la nuova galleria di Baiano di Spoleto, l’asse stradale o ferroviario tra Terni e Civitavecchia, un piano generale e innovativo per la mobilità con conseguente adeguamento della viabilità a Perugia e in Umbria, il nodo di Perugia ombelico e imbuto del trasporto stradale del Centro Italia. Se tali questioni non diventeranno un vero progetto regionale e interregionale organico e condiviso non potranno mai essere oggetto di una grande mobilitazione e dare luogo ad una vertenza nazionale i cui interlocutori siano il Governo e il Parlamento.
Perugia, in gran parte, e anche Terni sono i nodi di questo progetto. Terni pensa ad altro col Sindaco/Presidente della Provincia Bandecchi. Se non fosse per l’attività dell’Assessore Regionale De Rebotti le istituzioni ternane forse non si sarebbero nemmeno accorte del problema pendolari. A Perugia abbiamo la nuova Amministrazione Comunale impegnata, con l’ottimo Assessore Zuccherini, a far fronte all’eredità della vecchia giunta Romizi di centrodestra con l’operazione BRT, il metrobus ingombrante di dubbia utilità per la mobilità cittadina che la Giunta Ferdinandi ha dovuto subire e alla già citata manutenzione delle gallerie e al rifacimento dell’intero svincolo di Ponte San Giovanni. Opere che metteranno a dura prova la città e il traffico cittadino. Portare a realizzazione al meglio le opere, ridurre il danno che verrà prodotto al traffico e ai cittadini, sfruttare ogni opportunità per migliorare i progetti discutibili che sono stati messi in campo è l’impegno che con determinazione il Comune sta portando avanti. Ma queste opere non sono risolutive e non sono di questa giunta.
E’ urgente mettere in campo anche una visione nuova dell’Amministrazione Comunale sui problemi della mobilità e delle infrastrutture viarie del capoluogo dell’Umbria. Il progetto organico e interregionale richiederà anni per essere conquistato e reso operativo, nel frattempo bisogna cercare e trovare anche soluzioni più brevi capaci di dare segnali concreti alla popolazione e alle forze produttive. La discussione sul nodo di Perugia rischia di diventare un alibi che ci porta a fare poco o nulla. Vedremo quali dati ci fornirà lo studio sui flussi di traffico commissionato dal Comune di Perugia. Ma, se siamo tutti d’accordo che bisogna portare via una parte consistente di auto dall’area di Ponte San Giovanni ci sono un gran numero di ipotesi da vagliare e tentare di rendere operative. Il trasporto su ferro a fini urbani a Perugia, uno o più parcheggi di scambio soprattutto a est e nord dell’accesso alla città, il miglioramento/rafforzamento della viabilità ordinaria tra Pierantonio e Taverne di Corciano, il passaggio da Colonnetta verso San Sisto e verso Ovest, l’idea di un sistema di trasporto via fune che da nord garantisca un accesso diretto al centro storico, un sistema di mobilità capillare fortemente innovativo che ridia, almeno in parte, credibilità ad un trasporto pubblico urbano oggi ridotto ai minimi storici (tra le peggiori performance a livello italiano ed europeo nella città della mobilità alternativa piu’ avanzata solo fino a pochi anni fa). La svolta politica nel Comune di Perugia ha messo al centro lo sforzo per ridare un’anima alla città, poi lo stesso è accaduto in Regione.
Le Amministrazioni locali in tutta Europa oggi sono schiave della crisi finanziaria e della necessità di sostenere l’iniziativa privata immobiliare o nei servizi. Ora si tratta di ridare centralità all’interesse pubblico. Le idee, la creatività, i progetti sono il veicolo più importante per rimettere al centro questa esigenza. Non ci si può dividere oggi solo sul “nodo di Perugia”, un progetto di cui esiste solo un preliminare, che non ha finanziamento e non lo avrà, da quel che si vede, per ancora molto tempo, è discutere quasi sul nulla, è fare il gioco di quelle millanterie che ha diffuso a piene mani per anni l’ex Assessore Regionale Melasecche. Quando sarà il momento se ne discuterà e la città deciderà. Oggi c’è molto da fare, è urgente misurarsi su progetti di lungo e di breve periodo che parlino della città, dei suoi problemi concreti e di quelli della nostra regione. Ad esempio la mobilità e il trasporto pubblico sono una vera emergenza di Perugia. Anche il neo Sindaco di New York Mamdani ha vinto il suo mandato ponendo tra i 5 punti del suo programma quello di compiere una rivoluzione del trasporto pubblico in quella immensa metropoli. Credo che possiamo provare a farlo, con la storia che abbiamo, anche a Perugia. Questa è una stagione in cui bisogna immaginare il futuro, come ce ne sono state altre, importanti, in passato. Così si può dare credibilità al governo cittadino e regionale e stabilire una connessione con le aspettative delle persone, dei lavoratori, dei giovani, anche se il percorso da compiere sarà lungo e si dovranno attraversare insieme trasformazioni non facili. Risollevare la bandiera della creatività a Perugia, dell’identità in Umbria, alzare il vessillo strapazzato del Centro Italia, credo che sia questo il compito dei progressisti oggi nei nostri territori.



