di Gabriella Mecucci
In Umbria nell’ultimo biennio si sta consumando una vera e propria rivoluzione interna alle élite. Di che si tratta? Le cose stanno più o meno così. Le classi dirigenti dell’intera regione sono rimaste politicamente e culturalmente bloccate per decenni: il potere è stato – come lo definì Galli della Loggia – “rosso per sempre”. Una forma di “stabilità” all’interno della quale era fortemente rallentato persino il ricambio generazionale, per non dire di quello politico e culturale. Era tutto in mano alle giunte rosse? No, questa è una esagerazione su cui molti hanno speculato. In realtà c’era una sorta di tripartizione del potere: la quota di maggioranza era del Pci (col Psi socio di minoranza), quota ereditata poi dai suoi discendenti (Pds, Ds, Pd), un’ altra parte era in dotazione alla Dc e alla Chiesa (Casse di Risparmio, Università e altri enti e istituzioni le cui nomine dipendevano direttamente da Roma), mentre la terza componente di questa trinità era la Massoneria che aveva un forte ascendente su tutto.
Finito questo assetto, se ne sta configurando un altro meno geometrico e più confuso, all’interno del quale tutto cambia molto rapidamente. I partiti in questione sono scomparsi, quanto alla Massoneria ha vissuto e vive una crisi, anche se conserva una presenza non irrilevante. La Chiesa infine conta meno come gerarchia ma ha un peso diverso: una parte importante delle classi dirigenti si dichiara infatti oggi cattolica e praticante, cosa che in passato non era mai avvenuto. Alla stabilità o – se preferite – all’immobilismo, si va sostituendo un cambiamento rapido e spesso improvvisato. La rivoluzione nelle élite è fatta inoltre di mutamenti di natura non solo politica, ma anche culturale, burocratico-organizzativa e soprattutto generazionale.
A Perugia, dove hanno “regnato” Pci e Psi, non c’è nessuno al governo della città che abbia abitato in quei partiti, pochi anche quelli provenienti dal Pd. La sindaca Vittoria Ferdinandi – 38 anni – è una brillante intellettuale di sinistra, cresciuta però fuori dalla dimensione partitica. E persino il vicesindaco Marco Pierini, che avrebbe l’età per aver militato in qualche forza politica, ha una formazione più vicina a Pannella che a Berlinguer. A Terni c’è stata la rivoluzione Bandecchi che ha colpito duramente tutti i partiti con relative classi dirigenti del passato. Quanto alla Regione, la neo presidente Stefania Proietti si è sempre proclamata civica. E’ cattolicissima e praticante, ma con la Dc non ha avuto nulla a che spartire. Il vice presidente Tommaso Bori e la Presidente del Consiglio regionale Sarah Bistocchi – entrambi intorno ai quaranta e provenienti dal Pd – per ragioni anagrafiche non hanno avuto rapporti con Pci e Psi: quando quei partiti sono scomparsi erano bambini. Insomma l’attuale centrosinistra è “del tutto nuovo” e sta rinnovando profondamente anche gli apparati burocratici: basti vedere le scelte dei dirigenti regionali. Ad aprile ci sarà una nuova mandata di nomine, saranno sorprendenti come quelle di febbraio? Se la logica sarà la stessa già usata, la “rottura” col passato potrebbe essere totale. Si può osservare che un simile processo è avvenuto anche a livello nazionale, ma questo non sarebbe del tutto vero: basti guardare a Fratelli d’Italia che ha piazzato in istituzioni molto importanti figure provenienti dal Msi, partito in cui ha militato da giovanissima anche la Presidente del Consiglio.
La rivoluzione nelle élite umbre è in corso e non finisce qui. A giugno sapremo chi sarà il nuovo rettore dell’Università. Al momento la lotta sembrerebbe restringersi a due nomi: Gammaitoni e Porena. Il primo è un docente di fisica, un cattolico che in passato era vicino al Pd, il secondo ha avuto rapporti con Forza Italia. Ma tutto questo sembra non contare più niente. Né l’uno né l’altro dei due contendenti punta sull’appartenenza politica. In passato questa aveva avuto un peso importante, basti pensare a figure come Giuseppe Ermini (Dc), ma anche a Bistoni (Dc) e persino a Maurizio Oliviero (sinistra). D’altro canto i partiti erano soliti presentare le loro idee e i loro progetti per il futuro dell’Università di Perugia, istituzione molto importante nella vita cittadina, oggi invece tutto tace e ormai l’elezione è abbastanza prossima. Il dibattito si è dunque completamente “spoliticizzato”. Anche dell’altro ateneo perugino, quello per Stranieri si parla troppo poco. L’ha fatto il centrodestra solo per attaccare il discorso del Rettore all’inaugurazione dell’anno accademico: lamentazioni inconsistenti quando non del tutto inesatte. Grave errore questo perché Valerio De Cesaris sta lavorando bene e sta risollevando Palazzo Gallenga dallo sprofondo in cui lo ha trovato.
Anche all’interno del mondo imprenditoriale la geografia dei potentati sta cambiando rapidamente, ma questo meriterebbe un articolo a parte. In provincia di Perugia è emersa su tutte la figura di Brunello Cucinelli, mentre si è appannato l’astro dei Colaiacovo a causa dei contrasti interni alla famiglia. Colacem è un gruppo forte e fa profitti, ma potrebbe addirittura passare di mano se non si arriverà ad una qualche mediazione che favorisca il voto sul bilancio. Se per una seconda volta infatti non venisse approvato, allora la questione finirebbe di nuovo nelle mani della Magistratura che dovrebbe decidere di mettere in vendita il colosso eugubino del cemento. C’è un fondo americano che ha già fatto una proposta d’acquisto e dietro a questo ci sarebbero Gianluca Vacchi e Brunello Cucinelli.
Quanto all’industria ternana, il 2025 dovrebbe fornire risposte sul futuro dell’Ast, questione che Passaggi Magazine ha approfonditamente affrontato grazie agli articoli di Ruggero Ranieri, pubblicati qui accanto. All’interno dei giganti industriali dell’Umbria l’anno in corso potrebbe portare grandi cambiamenti con importanti ricadute sull’intero sistema economico regionale.