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di Gabriella Mecucci

Sono tre le ragioni della vittoria del centrosinistra a Perugia e in Umbria. La prima sono i numerosi autogol della destra che ce l’ha messa tutta per perdere. Partiamo dal capoluogo. Tutto è iniziato con la grande illusione del buongoverno di Romizi a cui si sarebbe aggiunto il traino del consenso di Meloni e dell’esecutivo nazionale. Non era vero. Nell’ultimo quinquennio Palazzo dei Priori aveva combinato ben poco. Un’amministrazione sonnolenta che aveva ripetuto promesse mai realizzate: molti annunci ma di fatti quasi niente. Il centrodestra aveva sperato di galleggiare in virtù delle buone maniera e dei suoi primi cinque anni in cui aveva sistemato il bilancio comunale. Romizi inizialmente era riuscito inoltre a costruire un rapporto politico ben strutturato con le forze moderate sia laiche che cattoliche di cui lui era espressione. Col passare del tempo però proprio questo legame si era andato logorando. Progetto Perugia si era allontanato dalla coalizione e, nell’ultimo periodo, l’aveva criticata apertamente in almeno due momenti: il caso dello stadio a Pian di Massiano e quello della scelta del candidato sindaco con la liquidazione in malo modo di Edi Cicchi. Il duo Romizi-Prisco ha sbagliato dunque sia sul piano della qualità amministrativa sia su quello delle alleanze politiche. Ha messo le basi della propria sconfitta marginalizzando la componente più centrista della coalizione che aveva contribuito, e non poco, alle vittorie del 2014 e del 2019. O meglio: ha ritenuto che a coprire questo spazio bastassero i sorrisi educati del sindaco uscente e il trasloco di Andrea Fora dal centrosinistra al centrodestra. I primi – cioè i sorrisi – non potevano riuscire a occultare la paralisi amministrativa e progettuale della città, mentre le capriole politiche del secondo – cioè Fora – hanno causato la sua scarsa credibilità con conseguente crollo dell’appeal elettorale. Le cause della sconfitta del centrodestra sono queste e non Margherita Scoccia che è stata in vistosa difficoltà in tutta la campagna elettorale nel tentativo di rimontare i due errori capitali. La perdita di Perugia ha più di un padre, ma lei è incolpevole.

Il centrosinistra ha vinto malgrado il suo iniziale e ingiustificato pessimismo. A Perugia, dopo la debacle del 2019, era andato lentamente aumentando il consenso verso questa coalizione. Tantoché – come Passaggi Magazine ha sin dall’inizio più volte fatto notare – già nelle politiche del 2022 si era coagulata nel capoluogo una maggioranza di centrosinistra che sfiorava il 54 per cento. Bastava fare le somme delle percentuali dei partiti che appartenevano al campo largo. La seconda ragione del successo perugino viene dunque da lontano. Lo spostamento di consensi verso il centrosinistra si era del resto manifestato anche nelle elezioni europee. Il capoluogo era tornato contendibile e la vittoria dunque possibile. E di questo ne è ulteriore testimonianza il cambiamento degli equilibri elettorali che ha investito l’intera regione con la sola eccezione di Gubbio: dal pareggio di Foligno (Zuccherini vince per 27 voti) alla riconquista di Bastia e di Marsciano, alla sconfitta di misura ad Orvieto dove la sindaca uscente ce la fa per il rotto della cuffia. Tutto questo va inserito in una parziale svolta che si è verificata anche a livello nazionale: il centrosinistra infatti è andato bene in tutte le grandi città che anticipano in genere i trend generali. Ha suonato il primo conseguente campanello d’allarme per Giorgia Meloni in difficoltà ormai anche a livello europeo.

La terza ragione del successo del centrosinistra va rintracciata nella personalità dei candidati sindaci. A Perugia ha avuto un ruolo importante quella di Vittoria Ferdinandi che ha saputo con una campagna elettorale martellante ed azzeccata risvegliare passione politica e partecipazione. Dopo qualche iniziale passo falso (vedi pugno chiuso e non solo) è riuscita a tenere insieme l’intero campo largo, lo ha guidato, motivato, entusiasmato. E, nella fase che ha anticipato il ballottaggio, ha avuto anche il consenso – pur senza fare apparentamenti – degli antri candidati. Quei voti sono serviti ad arrotondare un successo e potrebbero essere utili anche nel consolidamento di un progetto politico che il centrosinistra dovrà portare avanti per le regionali prossime venture. Ma non sono trascurabili gli altri autori dell’exploit del centrosinistra. Basti pensare alla capacità e alla coerenza con cui è stata condotta una quindicennale opposizione a Bastia e al ruolo del neosindaco Erigo Pecci. E che dire di Mauto Masciotti – privato del successo a Foligno da soli 27 voti – che è riuscito fra l’altro ad allearsi almeno con una parte delle forze centriste? Suonano dolenti note per Donatella Tesei. La Presidente uscente si troverà infatti a gestire un passaggio molto complicato. Probabilmente ha preso un colpo la possibilità di essere sostituita come candidata da Andrea Romizi che è azzoppato dall’insuccesso perugino.

Tesei però è messa in suprema difficoltà da almeno due fatti: il primo è lo scarso appeal del suo governo che non gode di molti apprezzamenti da parte dei cittadini umbri. Il secondo è rappresentato dalla debolezza del suo partito: la Lega infatti ha preso poco più del 3 per cento a Perugia e circa il 4 a Terni. In prospettiva appare sempre più nitido il profilo di un’altra possibile candidata: Paola Agabiti, sicuramente l’assessore regionale che ha mostrato una maggiore efficacia amministrativa e che ha alle spalle Fratelli d’Italia. Ma, qualora Tesei la spuntasse, dovrebbe fare i conti con le molteplici sconfitte della destra a cui restano in mano solo le città di Foligno, di Gubbio, di Umbertide, di Todi e di Orvieto. Poca cosa rispetto alle debacle subite nei due capoluoghi di Provincia – Terni e Perugia – a Spoleto, a Città di Castello, ad Assisi, a Bastia, nonché al forte consolidamento della sinistra in tutta la zona del Trasimeno. E quest’ultima coalizione sta finalmente trovando una nuova generazione di dirigenti di cui Vittoria Ferdinandi e la sindaca di Assisi Stefania Proietti potrebbero essere le punte di diamante. Centrale il ruolo di queste due figure femminili nella sfida regionale.