Salta al contenuto principale

Approvata una manovra pagata molto da pochi. Quello che non va e l’inutile rissosità dell’opposizione.

di Gabriella Mecucci

E ’stato uno spettacolo deprimente quello dato dalle forze politiche dell’Umbria in materia di sanità e nuove tasse. Tanti errori su quasi tutto. E di tutti.

SANITà, LA SFIDA VERA è PUNTARE SULLA QUALITà DEL SERVIZIO 
SANITà, MEGA SCONTRO TESEI-PROIETTI. COSA C’è DIETRO
SANITà, IL BUCO C’è. QUANDO LA POLITICA DIVENTA RISSA
TESEI LANCIA IL FILIBUSTERING. COSA C’è DIETRO LA MOZIONE DI SFIDUCIA

A tarda notte il Consiglio regionale ha varato la manovra, dopo una giornata di grida e di proteste in piazza e all’interno dell’aula. Sgombriamo subito il terreno da equivoci: una quota di nuova imposizione fiscale era indispensabile, le obiezioni non riguardano questo, ma  il merito e il metodo del provvedimento. Nonché i comportamenti scomposti dell’opposizione.

E partiamo dalle responsabilità della maggioranza. Di errori ne ha fatti parecchi. Ha iniziato sbagliando i conti perché ha affermato che il “buco” sanitario – che c’era ed era stato fatto dal centrodestra – ammontava a 90milioni, mentre in realtà era di soli 73milioni, dato certificato dal Mef. I 39 mancanti dal fondo di dotazione, che dovevano essere ripianti, erano inoltre rateizzabili. In sostanza la manovra poteva essere di 52 milioni e di durata triennale. La giunta invece, all’inizio, ne aveva preadottata una che prelevava per lo stesso periodo oltre 100milioni all’anno, e l’ha dimezzata solo dopo l’incontro al Ministero delle Finanze.

Il prelievo, così ridotto, pesa tutto sulle spalle di circa il 30 per cento dei cittadini. Gli altri non dovrebbero accorgersene. E chi sarebbero questi super ricchi che pagano tutto il “buco”? Si tratta di gente che ha un reddito oscillante fra i 28mila euri all’anno e i 60-70 mila, cioè stipendi mensili fra 1500-1800 e i 3.500. Caspita, dei veri magnati!

In buona sostanza sono lavoratori dipendenti e pensionati, quelli cioè che le tasse le pagano sempre. E comunque questi super tartassati percepiscono un reddito ridicolo rispetto a quello dei consiglieri regionale (11mila al mese). La manovra è di stampo populista e, se populismo deve essere, allora si permetta anche la “battuta” sui guadagni dei politici. Visto che bisognava tagliare, non si poteva cominciare da lì? Non si poteva poi cercare di recuperare qualche milione dall’evasione? E comunque, pur essendo giusto applicare aliquote progressive (più alte all’aumentare del reddito), perché non spalmare le tasse su una parte più vasta di popolazione, escludendo ovviamente quelli al di sotto dei 15mila euro? Si sarebbe così ridotto l’impatto sui “ricconi” a 1800 euro al mese. Il vero capolavoro è che, nonostante il prelievo sugli “abbienti”, la manovra si è tirata contro anche i sindacati che hanno mostrato la loro contrarietà con tanto di manifestazione davanti al Consiglio regionale.

Agli errori di merito si sono sommati quelli di metodo. Non si poteva prima di presentare la manovra, aprire un minimo di discussione sull’entità del “buco” con le forze sociali, l’opinione pubblica, la stessa opposizione? E non si poteva attendere, prima di stabilire la quantità del prelievo, i risultati dell’incontro al Mef?

A fronte di un comportamento del centrosinistra non privo di errori, ce n’è stato uno inaccettabile del centrodestra. Tesei, a mo’ di novello Masaniello, è diventata leader di una sorta di rivolta antitasse, quando è noto che nelle Regioni guidate dal centrodestra – da ultimo l’Abruzzo – si stanno facendo scelte analoghe. Ha negato l’esistenza del “buco” e ha continuato a farlo anche dopo che era stato certificato dal Ministero del suo collega di partito, il leghista Giorgetti. Ha occupato il Consiglio regionale, è scesa in piazza e ha minacciato denunce alla magistratura contro la giunta per “procurato allarme”. Ha infine organizzato una sorta di filibustering (ostruzionismo consigliare) per bloccare l’approvazione della manovra. Non sarebbe stato meglio, invece di fare tanto rumore, suggerire migliorie al provvedimento e presentarle sin da subito all’ opinione pubblica e alle forze sociali? Ne avrebbe tratto giovamento la qualità del dibattito, la credibilità del centrodestra, e forse il risultato finale a tutto vantaggio dei cittadini.

Purtroppo non è andata così. Nessuno ha fatto bene il proprio mestiere. E questa legislatura parte sotto le insegne del populismo targato Bori- Barcaioli – De Luca, a cui Stefania Proietti non è riuscita a resistere. Il vice presidente della Regione, dopo aver combinato guai insieme ai suoi due alleati di ferro, si fa bello con una dichiarazione rilasciata all’Ansa in cui sostiene di aver “creato in Umbria una no tax area”- cosa peraltro non vera. Vuole apparire una sorta di Robin Hood, ma in realtà – per tutte le cose sopra elencate – finisce col somigliare più allo sceriffo di Nottingham.

Una manovra comunque andava fatta perché il “buco” c’era, e qualcuno avrebbe dovuto mettere mano al portafoglio con buona pace di Tesei. Adesso il 30 per cento dei cittadini pagherà quello che deve pagare, e la giunta regionale avrà un dovere politico altrettanto cogente: migliorare il funzionamento della sanità senza attendere tempi biblici. A Proietti l’obbligo di farlo e a Tesei quello di vigilare.