di Matteo Burico*
Quando un’azienda così importante come Coop Centro Italia conclude la propria storia, anche se per iniziarne un’altra, è inevitabile che si generino paura, incertezza e sfiducia.
È inevitabile tra i dipendenti, che in quella cooperativa hanno trovato lavoro, dignità e identità; è inevitabile nella mia comunità, che con quella storia si è intrecciata per decenni.
Non posso nasconderlo: quello a cui stiamo assistendo assomiglia al finale di un copione scritto da tempo e noi, amministratori, lavoratori, soci, siamo diventati attori che salgono sul palco a recitare un epilogo non scelto, ma già deciso altrove.
Rispondere a domande precise sui conti economici, sulle strategie industriali, sui piani di fusione, a oggi sarebbe fuori luogo. Non perché manchino elementi, ma perché il ruolo di un sindaco non è fare il revisore dei conti, né ripercorrere gli anni in cui scelte aziendali e politiche hanno progressivamente portato al declino della cooperativa.
Il mio compito è raccontare come questa transizione è stata vissuta e gestita sul territorio.
Partiamo da una verità che deve essere detta con chiarezza: la consapevolezza che Coop Centro Italia avesse bisogno di un salvataggio era evidente a tutti. Cooperatori, sindacati, politica, nessuno ha ostacolato il processo di fusione per incorporazione con Unicoop Tirreno. Era l’unica strada per salvare il salvabile.
Il rammarico, lo dico senza indugi, è un altro: nonostante la gravità del momento, il piano industriale non fu condiviso con la base della cooperativa, una base che non era contraria al percorso, ma chiedeva di poter gestire insieme gli effetti della trasformazione.
Castiglione del Lago con Coop ha un rapporto profondo. Il magazzino e la sede amministrativa non sono solo luoghi di lavoro: sono un pezzo della storia economica e sociale della nostra comunità. I dipendenti hanno una matrice di appartenenza forte, costruita negli anni, alimentata da una cultura cooperativa che dovrebbe mettere al centro partecipazione, condivisione e, soprattutto, le persone.
Eppure, nei primi giorni in cui le voci sono diventate realtà, le discussioni e le scelte sono rimaste chiuse nei tavoli romani e, pur non essendo obbligatorio coinvolgere i territori, lasciamelo dire: la storia della cooperazione, nel suo spirito più autentico, è stata tradita.
Ma torniamo ai fatti.
Era evidente che l’incorporazione con Unicoop Tirreno avrebbe avuto ricadute sulla direzione di Castiglione del Lago. In una situazione nebulosa per natura, ci sono state prime rassicurazioni che parlavano di un magazzino “strategico”, di salvaguardia occupazionale, di investimenti necessari a rafforzare il ruolo della nostra sede logistica.
Poi sono arrivati gli stati di agitazione dell’inverno e della primavera scorsi. Una stagione difficile, durante la quale la politica, troppo spesso, è rimasta distante, timorosa di toccare un equilibrio fragile. Io invece ho scelto di esserci, di stare accanto ai dipendenti e alle loro famiglie, perché un sindaco deve farlo. Questo l’abbiamo ribadito anche in un Consiglio Comunale aperto.
Perché la lontananza, in quei momenti, diventa complicità.
Oggi siamo davanti a una nuova realtà: una delle più grandi aziende umbre, non ha più sede nel nostro Comune, nella nostra Regione. Unicoop Etruria, ha sede a Vignale, in Toscana. L’Umbria ha perso una realtà economica tra le più importanti della nostra regione per fatturato e dipendenti. Per quanto la scelta sia stata obbligata e necessaria, rimane una sconfitta e una responsabilità che pesa su di noi e sul nostro territorio.
Gli ultimi comunicati raccontano di ridimensionamenti, di chiusure di punti vendita in perdita, di una struttura che cerca un equilibrio nuovo.
Nel frattempo, a Castiglione del Lago noi facciamo quello che abbiamo sempre fatto: tuteliamo il territorio e chiediamo certezze alla nuova cooperativa e alla politica.
La nuova cooperativa ha ribadito la strategicità del nostro magazzino, ma non della sede, il cui destino era già scritto nell’atto di fusione.
Mentre aspettiamo che alle parole seguano atti concreti, dobbiamo concentrarci sul salvare il salvabile e sulla salvaguardia dei posti di lavoro.
Come comunità, come istituzioni, come lavoratori.
*sindaco di Castiglion del Lago



